Visto il grande interesse suscitato e il numero crescente di visitatori, è stata prorogata fino al 29 novembre 2015“¡Mira! Ortega a Matera”, la mostra che racconta il periodo materano dell’artista spagnolo José Ortega (Arroba de Los Montes, 1921 – Parigi, 1990).
Dal 19 aprile, giorno dell’inaugurazione, ad oggi, sono stati, infatti, 7232 i visitatori che si sono lasciati affascinare dalla magnetica figura dell’artista manchego.
Cinquanta opere, tra pannelli preparatori, studi, bassorilievi, terrecotte, ceramiche, disegni e manifesti, allestite nelle evocativeSale della Caccia di Palazzo Pomarici, ripercorrono gli anni che vanno dall’arrivo dell’artista nella città dei Sassi, nell’aprile del 1972, costretto a lasciare la sua Spagna a causa dell’avvento al potere di Francisco Franco, alla sua partenza nel 1975. In mezzo ci sono le amicizie, l’organizzazione di eventi per diffondere la conoscenza della cultura spagnola a Matera, e soprattutto c’è la scoperta della cartapesta, il materiale usato dagli artigiani materani per il carro della festa della Madonna della Bruna, un materiale elevato da Ortega a materia prima per la creazione di straordinarie opere d’arte. I due cicli, Passione e Morte e Nascita degli innocenti, pensati e realizzati da Ortega in cartapesta, con i maestri cartapestai materani, raccontano la guerra civile spagnola e la dittatura di Franco, unendo in questo modo un materiale della tradizione con un tema universale qual è quello dell’oppressione dell’uomo sull’uomo.
Il percorso espositivo si connota per la spiccata valenza pedagogica, sia perché permette al pubblico di conoscere da vicino i componenti e le tecniche per la produzione della cartapesta sia perché la sezione documentaria con le foto, provenienti da archivi privati, le lettere e i cataloghi donati dall’archivio Alfredo Paglione e i video realizzati in collaborazione con la Rai Basilicata, dà la possibilitàdi approfondire l’universo artistico e umano di Ortega.
Come spesso accade, sono stati i bambini, tanto delle gite scolastiche, quanto dei numerosi laboratori didattici, i più attenti osservatori del percorso espositivo, anche grazie alla presenza della sezione tattile, allestita con la collaborazione del Museo tattile statale Omerodi Ancona, per dare la possibilità di conoscere le opere in mostra a un numero di persone più allargato possibile.
La piacevole sorpresa, in un assolato pomeriggio di agosto, che tanto ricordava il clima della Mancha, la terra natale di Ortega, della visita della moglie e del figlio di José Ortega, ha arricchito ulteriormente i mesi dell’esposizione. Gli sguardi e le commosse parole di Dina e Xuan Ortega hanno reso ancora più potente il messaggio universale lasciatoci in eredità dal grande artista.
La proroga di due mesi consentirà ai visitatori di continuare ad ammirare opere che si pongono a metà tra classicità e avanguardia, con tratti talora fortemente aderenti al realismo, talaltra alle correnti astratte che proprio negli anni in cui Ortega lavora conoscono il loro massimo sviluppo. Ci sarà, quindi, ancora tempo per muoversi tra lo sguardo terribile del dittatore, i pugni dei manifestanti che chiedono giustizia, tra l’espressione interrogativa del bambino che guarda verso il cielo e i protagonisti di una Storia attraversata da dolori e speranze, in una natura colorata da mandorli, cardi e spighe di grano.
I lavori dell’artista spagnolo avranno, così, ancora spazio per trasmetterci la loro imponente carica di umanesimo e di umanità.
Set 19