Domenica 4 ottobre 2015 dalle ore 10 alle ore 20 a Matera in Piazza Vittorio Veneto si celebrerà in Basilicata la Giornata Nazionale dell’Agriturismo, intitolata “Agriturismo… luogo di cultura e tradizione”.
La manifestazione, giunta alla nona edizione, è organizzata da Turismo Verde-Cia nelle piazze capoluogo di regione o capoluogo di provincia e si svolge quest’anno in occasione dei trent’anni della legge quadro sull’agriturismo, una normativa approvata nel 1985 che ha cambiato il volto dell’agricoltura italiana.
In Basilicata l’appuntamento è a Matera, in Piazza Vittorio Veneto, dove oltre alla Promozione delle aziende Agrituristiche si svolgerà il “mercato agricolo” per la promozione dei prodotti agricoli locali e della vendita diretta “La Spesa in Campagna”.
Nel corso della giornata, dalle 10 alle 20.00, gli agriturismi associati a Turismo verde Basilicata si presenteranno al pubblico e i visitatori potranno acquistare le produzioni agricole di qualità prodotti freschi e trasformati, sia biologici che tradizionali.
Nella festa del trentennale dell’agriturismo non potevamo scegliere “location” più adatta di Matera – spiega Paolo Carbone della Cia – per identificare un luogo di cultura e di tradizione contadina perché nella nomina di Capitale della Cultura Europea 2019 c’è tutto l’orgoglio della storia delle famiglie che hanno abitato i Sassi e che adesso sono impegnate a far conoscere ai turisti l’ospitalità rurale con i piatti della gastronomia contadina. Del resto l’agriturismo nasce grazie a un nucleo di agricoltori “pionieri” che hanno avuto il merito di creare una nuova forma di ospitalità in campagna sulla base dei contenuti della tradizione contadina italiana. La loro passione, il loro ardore, la loro tenacia hanno spinto lo Stato a promulgare almeno tre leggi (la prima disciplina sull’agriturismo è la 730 del 1985, a cui sono seguiti il Dlgs 228/01 -la legge di orientamento- e la nuova legge quadro 96/06) che sono ben più di un quadro normativo per un settore. “Rileggendo con attenzione queste leggi -spiega il presidente nazionale di Turismo Verde, Giulio Sparascio- ci rendiamo conto che al loro interno è contenuto un vero e proprio ‘manifesto’ dello sviluppo rurale: obiettivi che investono tutto il territorio, il paesaggio, il lavoro, i valori del mondo agricolo”.
“È solo merito dei nostri operatori agrituristici l’aver recuperato e riqualificato le vecchie cascine, le masserie -dice- cioè molto del patrimonio edilizio rurale tutelando le peculiarità paesaggistiche. L’aver sostenuto le produzioni tipiche, di qualità, la biodiversità con il recupero di varietà antiche e le connesse tradizioni enogastronomiche, riscoprendo le vecchie ricette che in campagna si sono tramandate di generazione in generazione. Il bravo imprenditore, e la sua famiglia, i collaboratori, hanno la capacità e la professionalità per rendere più piacevole il soggiorno in agriturismo, nella sua accezione più classica, mettono subito a proprio agio gli ospiti: li aiutano nella scelta del piatto, descrivendo ogni singolo particolare degli ingredienti fin dalla loro produzione in azienda e nel territorio locale. L’operatore agrituristico è felice di raccontare (nella sua semplicità e alcune volte anche nel suo dialetto) la storia della sua azienda, della sua famiglia, delle camere che accoglieranno l’ospite; il tutto in una atmosfera familiare, calda e accogliente, ma allo stesso tempo discreta, che invoglia alla conversazione anche tra commensali e ospiti in generale”.
In questi lunghi 30 anni “è riuscito a riprendere tutti i valori della cellula familiare, dando l’opportunità ai propri figli di restare in azienda, in campagna, contrastando il fenomeno della dismissione dell’agricoltura e contribuendo così allo sviluppo socio-economico delle comunità rurali -osserva Sparascio-. Abbiamo recuperato e creato capitale sociale, non dobbiamo essere timidi ma andare in piazza a raccontarci, dobbiamo essere orgogliosi di comunicare tutto questo ai nostri cittadini. È giunto il momento che la collettività ci riconosca anche questi altri contributi per la collettività: dall’agricoltura sociale (con l’inclusione di disabili, ex detenuti, ex tossicodipendenti), alle fattorie didattiche per i ‘bambini dai zero ai cento anni’, alla tutela ambientale (gestione e manutenzione del paesaggio, conservazione della biodiversità, difesa dei suoli, prevenzione degli incendi)”.