Riceviamo e pubblichiamo il testo della lettera aperta inviata al Sindaco De Ruggieri del presidente di Confapi Matera, Enzo Acito.
E’ trascorso ormai un anno da quando, il 17 ottobre 2014, Matera ha ottenuto il riconoscimento di Capitale Europea della Cultura per il 2019. Un traguardo agognato, che nell’immaginario collettivo avrebbe dovuto aprire scenari nuovi per una realtà piccola ma comunque attiva, come quella di Matera. Scenari che lasciavano e nonostante tutto lasciano intravedere un futuro migliore per i nostri figli, per le nostre aziende e perché no, anche per noi che da anni, sul territorio rappresentiamo le istanze di un tessuto produttivo che tanto ha dato in termini di crescita, di benessere e di pace sociale. Un tessuto imprenditoriale fatto di piccole e medie realtà, oltre 500 dicono i dati del 2014, che non si è mai arreso nemmeno di fronte alle peggiori difficoltà che la crisi economica di questi anni ha fatto pesare come macigni. Tessuto che a un certo punto di quel cammino verso la gloria, ha creduto di poter vedere riconosciuto il lavoro fatto in questi anni, perché proprio dal basso è partita quella spinta propulsiva che avrebbe dovuto e potuto cambiare uomini, modi e metodi di una classe politica ormai avvitata su se stessa, attenta alle esigenze di pochi e lontana dalla vita reale. Preoccupata solo di non perdere l’opportunità di occupare postazioni su postazioni perdendo di vista il significato autentico della parola “Politica” – ovvero l’arte di amministrare la cosa pubblica. Anche noi, Egregio Signor Sindaco, avevamo creduto in quella spinta, avevamo creduto in quel cambiamento, facendo leva sulla grande generosità delle tante anime che da anni vivono l’esperienza associativa, ma anche e soprattutto sull’entusiasmo che Lei era riuscito a trasmettere a una Città che da tempo ormai, vive ai “margini”. Avevamo creduto, appunto, Signor Sindaco. Illusione durata il tempo di un’estate. Una stagione caratterizzata dall’assoluto immobilismo, dall’incapacità di incidere e di scegliere in merito a questioni fondamentali per la vita pubblica: l’emergenza rifiuti, l’urbanistica, i lavori pubblici, la trasparenza e l’innovazione, il turismo ma soprattutto il rispetto di un cammino, quello segnato dal Dossier di candidatura a Capitale Europea della Cultura, che a distanza di soli dodici mesi da quel 17 ottobre 2014, appare già segnato sulla via di una ripidissima salita. Che fine hanno fatto i grandi progetti di cui abbiamo sentito parlare solo nella scorsa primavera. Che fine ha fatto quel cambiamento tanto sbandierato e oggi nascosto, per convenienza, sotto la mastodontica macchina della burocrazia che affoga la gestione del quotidiano. Ci dispiace, da protagonisti di alcune scelte, dover ammettere che la nostra è una città che sta attraversando un momento di difficoltà e opacità economica, sociale e culturale a cui, continuando sulla strada dell’isolamento, diventa difficile dare risposte che sappiano guardare con speranza al futuro.
Caro Sindaco De Ruggieri,
la sua vittoria elettorale e la sua investitura a Primo Cittadino di Matera Capitale, lo ribadiamo con forza, avevano suscitato molte aspettative. Ha asserito, nei giorni della competizione, che sarebbe stato il sindaco di tutti e che avrebbe dovuto segnare una distinzione netta dal modo di fare politica dei partiti di destra, centro e sinistra che, secondo Lei, hanno manifestato il peggio della politica. Propositi di cui, purtroppo abbiamo perso ogni traccia.
Oggi Le scriviamo in qualità di rappresentanti di un’Associazione molto attiva a Matera come nel resto della regione, che si è caratterizzata per avere costruito percorsi e attività che hanno avuto sempre come focus la città, il suo tessuto sociale e il bene comune, sia in senso materiale che simbolico.
Le scriviamo non per rivendicare particolari meriti ma per sottolineare quanto la cultura sia importante per una comunità che ha bisogno di esprimere se stessa per manifestarsi agli altri. E quanto questa cultura sia fatta di partecipazione e di condivisione di modi, metodi e scelte in ogni settore della vita pubblica.
Le scriviamo non per chiedere conto di incarichi, affidamenti, poltrone, poltroncine e strapuntini, ma nell’esclusivo interesse del bene comune, per non perdere quell’occasione, che il lavoro degli ultimi anni ha messo a disposizione di questa comunità dalla storia millenaria. Occasione unica e forse ultima.
Abbiamo dato la nostra disponibilità per partecipare all’indirizzo della città, per contribuire all’azione propulsiva che abbiamo condiviso come scelta strategica di quest’amministrazione e il mancato coinvolgimento non condiziona assolutamente questa nostra azione di supporto che non faremo mancare, anche solo dall’esterno, se solo ci fosse richiesto.
Le chiediamo sensibilità e uno sforzo perché si possano creare spazi e opportunità sopratutto per i tanti giovani che si avviano sulla strada di un futuro incerto e che oggi hanno bisogno del rispetto di regole certe e di trasparenza assoluta. Non sempre nel passato ciò è stato possibile e si avverte forte la necessità di affrontare questi temi in modo innovativo cogliendo i segni delle trasformazioni dell’attuale società e delle modalità espressive e organizzative.
Si avverte, insomma, la necessità di quel cambiamento di rotta che Lei, Signor Sindaco con dovizia di particolari ha descritto nei mesi scorsi durante la campagna elettorale.
Ecco, noi speriamo che Lei concordi sulla necessità di non considerare la cultura come decorazione o propaganda, ma al contrario un investimento in termini di civiltà, economia e benessere sociale per la nostra Città.
Perciò crediamo che con un’azione partecipata tra istituzioni, imprese e operatori del settore della cultura, e della società si possano determinare norme, strutture, comportamenti fuori dalle relazioni corte in grado di premiare competenze, capacità e lungimiranza, evitando atteggiamenti iconoclastici per mettere in atto un grande sforzo collettivo.
Le auguriamo buon lavoro e restiamo a sua disposizione per avviare quel percorso di cambiamento del quale non abbiamo, lo ribadiamo, ancora individuato le tracce.
Enzo Acito, Presidente Confapi Matera
Mi associo e condivido totalmente l’appello che il Presidente della Confapi di Matera rivolge al Sindaco. Sono considerazioni che cercano di spronare l’Amministrazione a “FARE”. Effettivamente, sono quattro mesi che tra consiglieri, Assessori, componenti lo STAFF del Sindaco, nomine e consulenze varie percepiscono quanto di norma previsto e pattuito, senza riscontrare alcun risultato o idea di come poterne concretizzare qualcuno. Fatta eccezione dell’Assessore De Licio Valeriano che sta impegnandosi al perseguimento di un progetto concreto, il resto è ancora assorto nel “pensare sul da farsi”. E’ come se un’azienda inizia una attività con tanti dipendenti che percepiscono uno stipendio, senza produrre nulla. Il Presidente di Confapi-Matera, da buon imprenditore, vedendo l’inerzia “dell’Azienda Matera” e l’incapacità degli amministratori di dare risposte a partire dalle denunce fatte dagli abitanti di Via Ridola per la sporcizia in cui sono “costretti” a vivere, a finire all’assenza di un minimo di programmazione economica e finanziaria. La città di Matera mi sembra una nave che sta per prendere il “largo” ma al timone non c’è nessuno. Perciò bene fa l’ing. Acito a scuotere le “acque” per cercare di dare una rotta a questa nave che sta perdendosi in un mare che tranquillo non è. Ora siamo affidati alle preghiere che il Sindaco sta facendo a Lourdes, sperando che venga ascoltato e che qualche “miracolo” si avveri.
nino silecchia
È’ la dimostrazione che le parole rimangono tali quando a pronunciarle sono in tanti e le hanno ripetute come una poesia imparata a memoria. Nella realtà tutto rimane fermo e sinceramente non si riesce a comprenderne i motivi. Forse perché i galli sono tanti, mentre il gallo principale rimane silenzioso. Infatti assistiamo solo a dichiarazioni che spesso fanno intravvedere solo sete di potere, nel senso che ci sono personaggi che vorrebbero far vedere che prevalgono su altri, così leggiamo quasi giornalmente dichiarazioni di tizio che vorrebbe mettere alla porta qualcuno, pur non avendo alcun potere. Che peccato. È bastata una campagna elettorale per gettare veleno su questa città che avrebbe meritato ben altro. Un veleno che ha fatto dimenticare La folla, la popolazione intera, unita, che esultava ad un risultato unico e irripetibile, una immagine che ora rimane solo nelle fotografie. Basta farsi un giro tra la gente per comprendere la delusione che regna. Questo siete riusciti ad ottenere, non lo si può negare. Complimenti! E, purtroppo per quello che mi riguarda, sono costretto a pentirmi di un voto che ora sembra del tutto inutile, l’unico risultato che ha portato è tanta litigiosità nei confronti di chi invece un risultato l’aveva ottenuto. E credo di non essere l’unico a trovarsi a pentirsi e ad essere deluso. Abbiamo combinato un bel guaio.
Lavoro, lavoro, lavoro, si diceva in campagna elettorale, come anche dimezzeremo le tasse comunali. Invece tasse aumentate, lavoro manco a parlarne, organizzazione zero, incarichi a iosa, lavori di sistemazione della città fermi. Cambierà qualcosa? Chissà. Intanto un anno è volato via.