Riportiamo di seguito una sintesi della relazione presentata in mattinata dal segretario regionale del Pd di Basilicata, Antonio Luogno nel corso di una conferenza stampa.
“Del proposito espresso dal Presidente della Regione di portare a rapida definizione e conclusione tutte le questioni politiche aperte nel Pd e sul territorio non posso che prendere atto con soddisfazione. Eguale soddisfazione esprimo a proposito della sua affermazione circa il superamento delle divisioni congressuali, ritenendo che insieme ad esse non abbia ragione di sopravvivere la logica delle pregiudiziali e dei veti personali che ha impedito il raggiungimento di ogni intesa ed avvelenato non poco il clima delle relazioni interne al Pd.
Penso davvero che l’obiettivo di voltare pagina entro tre settimane sia effettivamente perseguibile soprattutto se finalmente ciascuno si deciderà a fare la sua parte, a cominciare dallo stesso Presidente che sino ad oggi ha preferito affrontare e risolvere la maggior parte delle questioni, ivi compresa la formazione del governo regionale, con la forza delle sue prerogative piuttosto che con la ricerca della mediazione e della condivisione. Non posso invece condividere l’eco di quel processo politico sommario che da più parti si cerca di intentare ai danni del Pd intestandogli tutti i malesseri della vita politica regionale. Il Pd è un partito plurale, dalla dialettica libera e trasparente, che non ha mai nascosto contrasti e tensioni. Ma onestà intellettuale imporrebbe di riconoscere che esso non ha mai dato spazio al disfattismo e non è mai venuto meno alle sue responsabilità nel garantire il massimo della governabilità delle istituzioni regionali e di ricordare che si è impedito il suo funzionamento non garantendo la conclusione dell’iter congressuale, ad iniziare dall’elezione della Direzione Regionale. Le condizioni per pervenire a nuove e più avanzate sintesi politiche sono mature, il Presidente Pittella non avrà bisogno né di attendere 20 giorni né di rivolgersi alla segreteria nazionale del partito: il Pd lucano è pronto a discuterle e a praticarle.”
Di seguito i punto salienti relativi alla relazione del segretario regionale del Pd Antonio Luongo
1. Io comprendo che il Pd sia al centro di tutte le attenzioni e di tutte le discussioni. E’ praticamente il solo partito degno di questo nome: partito popolare di massa, casa delle principali culture riformiste, con una struttura plurale, con una dialettica libera e trasparente, che non nasconde tensioni e contrasti. Comprendo che esso sia l’oggetto preferito della cronaca e persino del gossip politico. Altro che “grande assente” della politica regionale! Se non ci fosse il Pd cosa scrivereste tutti i giorni? Ma respingo fermamente la vulgata qualunquistica che tende ad intestargli tutti i malesseri della vita politica regionale. Un minimo di onestà imporrebbe di riconoscere che esso non è mai venuto meno alle sue responsabilità nel garantire la stabilità e governabilità delle istituzioni, non ha mai dato corda al disfattismo. Anche quando non sta in maggioranza, come nel caso del Comune di Potenza.
2. Viviamo un tempo di convulsa transizione oltre la crisi della cosiddetta Seconda Repubblica ed è chiaro che le incognite e le tensioni di questa stagione si riverberano anche nel Pd e nella sua dialettica interna. Io ne sono perfettamente consapevole, come sono consapevole del surplus di equilibrio e di pazienza che è richiesto per tenere insieme il Pd in questa transizione complicata. Del resto, se guardiamo un po’ in giro per l’Italia, non mi pare che il governo del partito fornisca esempi più confortanti. Il mio giudizio su Matteo Renzi è equilibrato. Egli mostra una politica, una cultura, un linguaggio ed uno stile ben diversi dai miei, ma gli va riconosciuto di aver impresso un sommovimento in un Paese storicamente lento. Ma la leadership renziana si è finora esercitata sui temi del governo del Paese, ma la vita del Partito sul territorio è sostanzialmente anarchica. Non è un caso che la segreteria nazionale stia lavorando proprio in queste settimane alla ridefinizione delle regole della vita interna per dare una nuova disciplina alla crescita organizzativa del partito.
3. Conoscete tutti come e perché sono diventato segretario regionale del Pd. Se si fosse voluto dare proiezione alla spaccatura verticale cristallizzata dal Congresso il Pd sarebbe diventato il fattore primario della instabilità e ingovernabilità regionale. Ma il superamento delle divisioni congressuali si è dimostrato meno facile del previsto e dell’auspicato, tanto che abbiamo una giunta regionale esternalizzata ed abbiamo più volte rinviato il completamento degli organi esecutivi del partito. La verità è che, soprattutto sul territorio, in tanti continuano ad alimentare logiche di tipo congressuale.Una situazione che il Presidente Pittella conosce bene. Quando ho consegnato ad alcuni segretari di circolo il regio decreto borbonico del ‘faciteammuin’, ho inteso appunto alleggerire con un paradosso ironico una situazione che invece è preoccupante, ma che non è rettificabile per via burocratica.
4. In questo senso la richiesta e la volontà espresse dal Presidente della Regione perché vengano portate a rapida definizione e conclusione tutte le questioni politiche aperte nel Pd e sul territorio non possono che trovarmi pienamente consenziente. Anzi trovo che l’obiettivo di voltar pagina potrebbe essere conseguito anche in meno di 10 giorni, se davvero -come egli dice- gli schieramenti congressuali sono superati e, di conseguenza, possano essere accantonati i veti e le pregiudiziali che hanno avvelenato il clima delle relazioni interne e impedito sino ad oggi il raggiungimento di ogni intesa. Se davvero finalmente tutti e ciascuno si decidano a fare la propria parte, a cominciare dallo stesso Presidente che fino ad oggi ha preferito affrontare e risolvere le questioni più controverse, ivi compresa la formazione del governo regionale, con la forza delle sue prerogative piuttosto che con la ricerca della mediazione e della condivisione.
5. La mia parte io penso di averla fatta sin dall’inizio ricercando soprattutto la legittimazione politica condivisa della realtà scaturita dalle primarie. E, se ho accettato il più scomodo dei mandati politici che mi sia stato mai affidato, l’ho fatto perché inguaribilmente legato ad una scuola di vita e di pensiero di cui, ahimè, si è persa traccia. Ho ascoltato ed annotato tanti giudizi più o meno generosi, più o meno intelligenti, sul modo in cui sto esercitando il mio ruolo. A Salvatore Margiotta ed a quelli come lui che invocano una mia maggiore terzietà politica rispondo con le recriminazioni di segno contrario che mi vengono dalla area congressuale che mi ha sostenuto, a partire da quella sacrosanta voglia di confronto di idee, di politiche e programmi che da troppo tempo non trova un luogo dove potersi esprimere e concretizzarsi in un orientamento politico chiaro. Al mio amico Erminio Restaino, che vede nel Luongo di oggi la controfigura del Luongo di ieri, faccio osservare che il partito di oggi è neppure la controfigura del partito di ieri. Al fratello Vincenzo Folino, che ironizza su di me via twitter, perdono tutto. Ho molto apprezzato il fatto che lui continui a dichiararsi interessato ai destini del Pd e lo invito, però, conseguentemente ad abbandonare quel limbo politico nel quale ha trovato momentaneo asilo.
6. Io penso che su Marcello Pittella pesi un compito straordinariamente oneroso in una fase molto difficile della vita della Regione, ed egli lo sta svolgendo con generosità, senza risparmio di energie. Ma questa regione non è stata mai governata da un uomo solo al comando, meno che mai può esserlo oggi che spira un così forte vento antiregionalista. Senza dire che un Presidente senza un partito coeso a suo sostegno è obiettivamente più debole anche nelle sue relazioni sovraregionali. Non mi faccio né trascinare né condizionare da toni e stili comunicativi. Il rischio di fare volare gli stracci nel Pd, soprattutto tra il suo gruppo dirigente più ristretto, sarebbe un regalo troppo generoso ai fautori del qualunquismo disfattista. Lo ripeto come un mantra: la coesione del Pd à la coesione politica, sociale, economica, culturale, oggi anche istituzionale, della Basilicata e dei lucani. Per questi motivi, voglio leggere nelle affermazioni del Presidente la richiesta di non essere lasciato solo. Non credo francamente che possa sentirsi meno solo con un partito commissariato dall’alto! Dunque, se anche il Presidente,come me, ha la sensazione che, ad un anno e oltre dal congresso regionale, siano mature le condizioni per pervenire a nuove e più avanzate sintesi politiche, per ritrovarsi tutti assieme, coinvolgendo in modo più autentico e responsabile l’intera coalizione di governo in Regione, nella costruzione di una visione condivisa del presente e del futuro della Basilicata, l’assemblea regionalee, mi auguro, anche la direzione regionale del partito sono pronte a discuterle e praticarle.