Negli ultimi dieci anni, in Italia, è sparita un’edicola su quattro e in Basilicata la media è superiore sino a sfiorare il 40%. La recessione, le politiche di inasprimento fiscale sui prodotti editoriali e la crisi dell’informazione tradizionale hanno infatti colpito duramente la rete di vendita della carta stampata: dal 2004 al 2014 hanno chiuso senza essere sostituite circa 10mila rivendite tra edicole e negozi di giornali e riviste. Complessivamente la rete è passata da un totale di 40mila punti vendita a poco meno di 30mila, per una riduzione complessiva del 25%. A lanciare l’allarme è Fenagi, l’associazione di categoria della Confesercenti che riunisce gli esercenti dell’informazione.
La crisi delle edicole è una conseguenza diretta di quella della carta stampata, in crisi di vendite e pubblicità. “Il calo di vendite è un fenomeno cui assistiamo da diversi anni. Ma durante la crisi il numero di copie venduto si è dimezzato.”, spiega laFenagi-Confesercenti. “Oggi siamo sui 3,3 milioni di giornali al giorno, 2,1 milioni di copie in meno del 2007. Calano anche gli investimenti pubblicitari, ridottisi di 1,4 miliardi di euro rispetto al periodo precedente alla crisi. E il futuro non lascia ben sperare: nei primi 8 mesi del 2015 le vendite sono diminuite di oltre il 13% sullo scorso anno. Mentre il numero delle edicole, nello stesso periodo, ha fatto registrare 449 nuove iscrizioni e 948 cancellazioni, con un saldo negativo di 499 unita’, in ulteriore peggioramento rispetto al saldo (-355) registrato nell’agosto 2014. Di questo passo la rete delle edicole morirà prima della carta stampata”.
“La scomparsa delle edicole – aggiunge la nota – è un segno negativo dei nostri tempi: scompaiono capitoli di storia cittadina, luoghi di incontro, discussione ed abitudini consolidate. A rischio è un servizio di vicinato essenziale soprattutto in un Paese come l’Italia, dove il digital divide è ancora ampio, soprattutto per alcune fasce d’età. Ma a rischio è anche il pluralismo dell’informazione e la promozione culturale garantiti da giornali e riviste tradizionali, che offrono un ‘secondo tempo’ di approfondimento di qualità, ancora non eguagliato dall’informazione di rapido consumo disponibile online. Eppure, constatiamo che nella legge di stabilità mancano completamente misure a sostegno della rete tradizionale”.
“Non si può considerare il fenomeno solo un problema che riguarda il comparto commerciale, quanto piuttosto – commenta Prospero Cassino, presidente di Confesercenti – per ogni edicola che chiude è una perdita di un pezzo di cultura. Si pensi a cosa rappresenta nei nostri piccoli comuni un esercizio di vendita di giornali: un autentico presidio di informazione, con la tradizione consolidata da noi di un luogo dove si discute magari anche solo della vittoria o sconfitta della propria squadra di calcio ma comunque si legge . Ormai – continua – è imprescindibile una riorganizzazione e riqualificazione di tutta la filiera della distribuzione e vendita. Occorre puntare sulla qualità del prodotto e sulla commercializzazione, favorendo incentivi alla vendita. Per questo chiediamo al Governo di recuperare la rete delle edicole tradizionali come canale dedicato alla vendita del prodotto editoriale cartaceo. Una rete che favorirebbe la copertura sul territorio nazionale e darebbe agli editori la garanzia di un’offerta plurale. Bisogna anche puntare sull’informatizzazione: l’obiettivo è creare un network di ‘edicole 2.0’ di servizi di vicinato, da quelli amministrativi, informativi e turistici a quelli informatici”.
Tutto questo grazie al presidente della camera di commercio ! Bravo !!! Sapete che fine fanno tre edicole che sono in pieno centro storico ? Una è ancora in vendita e le altre due ::MANGIARE SOLO MANGIARE !!!! Basta !!!! Diverremo la città della Cu….linaria altro che Cu….ltura ….