Città Plurale e Mutamenti a Mezzogiorno hanno inviato una lettera aperta al sindaco i Matera Raffaello De Ruggieri e all’assessore all’urbanistica del Comune di Matera Francesca Cangelli per riaprire il dibattito su una delle questioni sulle quali da anni si battono le due associazioni materane. Di seguito la nota integrale.
Il rispetto delle regole o la continuità con il passato?
Sono le varianti urbanistiche le priorità e le emergenze della città?
La Città deve essere un modello di urbanità, come lo è stato nel passato e certamente oggi con una visione rinnovata che non ne stravolga il concetto, in cui vi sia sempre un rapporto equilibrato tra spazio costruito, verde, bisogni economici e sociali. Da queste motivazioni, dall’esperienza che abbiamo fatto in tutti questi anni di studio, di battaglie ed interventi e dal dibattito in atto nel mondo sul tema di cosa debba essere la città del futuro, è partita la nostra riflessione su come vogliamo che sia la nostra Città. Un Città particolare in una sua parte, quella più famosa dei Sassi, dell’altopiano murgico e del centro storico, di grande fascino, di forte suggestione, ricca di storia, di cultura e di arte. Dall’altra, la città nuova dove, se si escludono i quartieri storici di Serra Venerdì, Spine Bianche, Lanera, Villa Longo, San Giacomo, Platani, Agna e il borgo La Martella, che hanno una loro dignità urbanistica, si continuano a costruire pezzi di città in ogni spazio disponibile, in modo confuso, dove il consumo di suolo e la rendita fondiaria e immobiliare la fanno da padroni. Pezzi di città che non dialogano tra di loro, dove gli standards urbanistici non vengono rispettati. Dove gli strumenti urbanistici vengono continuamente disattesi. Dove il profitto è l’unico valore trainante delle trasformazioni urbane. Una città che si estende per quattordici chilometri, che si vuole ancora intensificare ed espandere ulteriormente. Ciò che non si è fatto in tempo a “derogare” con la passata amministrazione, vecchie e nuove ipotesi di varianti agli strumenti urbanistici si ripropongono con la nuova amministrazione. Si parla in questi giorni della variante di Venusio. Si vogliono trasformare decine di ettari di suolo agricolo in zona industriale per trasferire l’impianto di produzione di calcestruzzo sito attualmente ai piedi della salita di San Vito, di proprietà dell’Italcementi. Si sostiene che la variante risponde ad un interesse pubblico oltre ad essere sostenibile sotto il profilo ambientale. Il solo interesse chiaro è quello dell’azienda, Ogni città è organizzata in servizi, da quelli sanitari all’istruzione, dai servizi amministrativi a quelli sociali, dislocati secondo il criterio che consenta ad ogni cittadino di poterne usufruire in modo agevole. La città, nel tempo (la nostra città lo ha fatto), si è anche dotata di luoghi per le attività artigianali, commerciali e industriali, dedicando ad essi spazi adeguati e serviti di tutte le necessità utili allo svolgimento delle attività imprenditoriali. Sono nate nella nostra città, le zone PAIP, le zone Industriali di Iesce e La Martella (centinaia di ettari disponibili e in gran parte non utilizzati), l’asse commerciale/artigianale e di servizi Matera – Venusio (un asse lungo più di cinque chilometri in mano alla rendita). La città, si è dotata, pertanto, di luoghi e soprattutto di regole, per lo svolgimento delle attività economiche e produttive. Queste regole vanno rispettate da tutti. Per cui proporre una variante nella zona di Venusio, significa non rispettare le regole che la città si è data, ma significa fare solo l’ennesimo regalo all’Italcementi. Di favori l’Italcementi ne ha avuti tanti, a partire dal suo insediamento (l’attuale Sindaco sa benissimo di cosa stiamo parlando), oggi, purtroppo, occorre anche evitare che acquisisca anche la funzione di inceneritore. La nuova Amministrazione non deve consentire questa ennesima variante, non deve consentire che ciò avvenga, se vuole dare seriamente un segnale di discontinuità con il passato, con quanto affermato in campagna elettorale e soprattutto facendo rispettare le regole che la città si è data. Il sindaco ha affermato, a più riprese, che non ci saranno più varianti. Questo è il momento di dimostrarlo. L’impianto di produzione di calcestruzzi, va ricordato, sarebbe dovuta andare via da tempo, ciò non è accaduto per le continue deroghe che sono state concesse. Sarebbe anche opportuno ricordare all’Italcementi che, oltre a delocalizzare l’impianto nei luoghi deputati (ivi compreso all’interno della propria area industriale), dovrà affrontare i costi del ripristino ambientale dei luoghi. Ciò sarebbe il solo modo per riscattarsi e contribuire in modo serio all’appuntamento di “Matera 2019”. Per quanto riguarda altre ipotesi di varianti urbanistiche, chiediamo al Sindaco e all’Assessore all’Urbanistica di attuare una attenta e scrupolosa verifica del Piano Strutturale e del Regolamento Urbanistico. Strumenti (bozze RU che vanno avanti dal 2007) concepiti unicamente per consentire le solite costruzioni di edilizia privata in ogni “relitto” urbano disponibile. Occorre invece avviare e subito un serio confronto pubblico per ripensare i suddetti strumenti urbanistici con un’ottica rivolta alla riqualificazione della città ed ai servizi. Una scelta coraggiosa, che ci avvierebbe seriamente lungo il percorso di Capitale Europea della Cultura 2019, non solo sul piano della produzione culturale, ma riprendendo è affermando una nuova “Cultura della Pianificazione” per tornare ad essere quel “Laboratorio di Urbanistica” che tanto lustro ha dato alla nostra città. Se anche l’attuale amministrazione, vorrà essere miope, questa città non avrà futuro, l’unico futuro certo sarà quello di riempire la città di case per i profitti di pochi.