Il cittadino Davide Mecca ha inviato il testo della lettera aperta inviata al ministro dei Trasporti e Infrastrutture Graziano Delrio che accompagna le firme, oltre un migliaio, raccolte per rilanciare il tema delle ferrovie in Basilicata. Di seguito il testo integrale e il link per firmare la petizione, visto che non è ancora conclusa.
Egregio Ministro,
Le scrivo questa lettera perchè siamo seriamente preoccupati per il nostro futuro, per il futuro di questa piccola ma splendida regione; la Basilicata. Una regione da sempre bistrattata e penalizzata, ma anche ricca di risorse; rimasta ai margini dei processi di sviluppo di questo paese a causa di una bassissima densità di popolazione ed un alto fenomeno migratorio. Siamo perfettamente consci del fatto che i problemi ci sono e sono di difficile soluzione, specie considerata la scarsità di fondi. Quello che però chiediamo, è di non continuare a perpetrare una divisione ed una conseguente disparità di trattamento a favore di altre regioni. Uno dei problemi cruciali di questo territorio, il punto debole sul quale si potrebbe decidere la partita (anche in vista di Matera 2019) sono le infrastrutture. La Basilicata è tra le regioni d’Italia meno dotate dal punto di vista infrastrutturale in cui emergono evidenti precarietà che non rendono agevoli i collegamenti fra le zone interne che rimangono isolate e marginalizzate rispetto ai principali snodi interregionali, e conseguentemente, anche con le altre realtà nazionali e internazionali. Secondo lo studio di Confcommercio (in collaborazione con Isfort), la nostra regione occupa il 184esimo posto nella classifica della dotazione infrastrutturale delle 270 regioni d’Europa, e il penultimo posto per indice di accessibilità regionale su scala nazionale (38,7 punti rispetto ai 70,6 del Piemonte). Sviluppo economico, ampliamento della rete infrastrutturale e potenziamento dei servizi di trasporto – si legge nella nota di confcommercio – sembrano seguire traiettorie separate, non sempre convergenti, e andamenti non equilibrati a causa di ritardi, di inefficienze e dell’assenza di una politica dei trasporti, ma soprattutto di una visione integrata tra politica economica in generale e politica della logistica e dei trasporti. La “questione logistica” nel nostro Paese non si limita al “gap infrastrutturale”, né al malfunzionamento amministrativo e tecnologico delle infrastrutture stesse: c’è anche il problema dell’accessibilità multimodale dei territori, cioè la difficoltà di raggiungere i territori a costi competitivi. E’ un problema che ha un impatto diretto sulla crescita delle varie aree del Paese: in alcune province del Sud con indici di accessibilità pari alla metà di quelli delle migliori regioni, come accade da noi, si notano livelli di Pil e consumi pro capite pari a circa la metà delle aree più avanzate del Nord. Non può essere un caso. Ma la questione dell’accessibilità riguarda anche il grado di competenze e capacità digitali, perché secondo lo studio “la dimensione digitale è una condizione necessaria, anche se non sufficiente, per adeguare i servizi logistici alle sfide della globalizzazione”.
Tuttavia, profittando dell’opportunità di poter interloquire con i suoi uffici, vogliamo cogliere l’occasione per esprimere un dissenso ragionato e motivato, poiché la nostra posizione non ha nulla di pregiudiziale, ma è il risultato di una valutazione non estemporanea che qui di seguito vogliamo sintetizzare.
«Matera-Ferrandina solo con 200 milioni»
Innanzitutto vorremmo vedere la fine della Matera-Ferrandina, l’unica opera incompiuta (tra le 800 incompiute nell’elenco stilato dal Ministero dei trasporti) di carattere ferroviario; una vera e propria vergogna nazionale, che arreca disagio a centinaia di studenti e lavoratori pendolari che da Matera e l’intera provincia, si recano quotidianamente a Potenza (e viceversa) per motivi di studio, lavoro o malattia (Vedi Crob di Rionero, unico centro di riferimento per la cura delle patologie oncologiche). La Basilicata è l’unica regione con un capoluogo di provincia, Matera appunto, senza ferrovie dello stato, nonostante la sua fama turistica e la designazione a capitale europea della cultura. Qualche tempo fa, ironia della sorte, uno spot di Trenitalia menzionava proprio Matera tra le tappe tipo di un utilizzatore dei trasporti ferroviari per fini turistici. Peccato che l’agenzia che aveva realizzato lo spot non era a conoscenza di questa anomalia tutta italiana, e peccato che non sia servito neanche quello spot a far riflettere i vertici di Trenitalia. Niente ferrovie, dunque, (a parte il collegamento Fal che ci impiega 4 ore), nessun aeroporto (La regione ha da poco emesso il bando per la bonifica dell’area industriale), nessun porto, nessuna autostrada (la Basentana versa in condizioni catastrofiche), niente di niente.
«Salerno-Potenza tra le 10 linee peggiori d’Italia»
Veniamo alla Salerno-Potenza. Anche quest’anno la tratta appare nella speciale classifica di Legambiente, classificandosi all’ottavo posto (Pendolaria – 10 peggiori tratte d’Italia). Numerosi i problemi ai convogli e alla rete con treni spesso in ritardo (anche di 40\80 minuti) e velocità che non raggiungono i 50 km/h di media. Il tutto per una linea di poco più di 110 km che vede i treni impiegare anche 2 ore e mezza per arrivare a destinazione, ed i cui lavori di potenziamento sono al momento solo in progettazione.
L’intervento, che prevede la riduzione delle pendenze e l’aumento dei raggi minimi di curvatura, si articola in due tratte:
La velocizzazione/potenziamento della tratta Battipaglia – Potenza
La velocizzazione/potenziamento della tratta Potenza – Metaponto.
L’aggiornamento 2009 al contratto di programma 2007 – 2011, inserisce l’intervento nelle ‘opere in corso’, per i soli studi di fattibilità, con un costo di 2 milioni di euro per singola tratta; la progettazione e la realizzazione sono inserite tra le ‘opere programmatiche’ ad un costo di 424 milioni di euro per la tratta Battipaglia – Potenza e di 437 milioni di euro per la tratta Potenza – Metaponto.
Non và meglio su gomma. Dalla Basentana al raccordo Potenza-Sicignano degli Alburni è un susseguirsi di deviazioni e percorsi alternativi. Saranno ”almeno tre” gli anni di limitazioni, deviazioni e chiusure ai mezzi pesanti, con inevitabili disagi per tutto il trasporto pubblico. Trenitalia ha fatto sapere, infatti, che i bus sostitutivi tra Potenza, Salerno e Napoli effettueranno un percorso alternativo e accumuleranno ritardi sui tempi di percorrenza che potrebbero non garantire le coincidenze previste in orario. Insomma, il rischio è che il pendolare di turno finisca per trascorrere ore intere in una stazione in attesa del mezzo che lo porti a destinazione. Disagi su disagi per un’utenza che dovrebbe essere «ferroviaria» e, invece, si ritrova a dover fare i conti con lavori stradali.
«Sostituire gli Intercity con Frecciargento»
Da qualche anno a questa parte siamo dunque entrati nella speciale classifica di Legambiente, conquistando lo spiacevole primato. La sostituzione (Avvenuta nel 2010) del servizio Eurostar con quello Intercity, si è rivelata penalizzante in termini di qualità, tempo di viaggio e affidabilità. Inutile negarlo. Perchè allora non ripristinare questa categoria di treni, che ricordo è stata soppressa e quindi sdoppiata in Frecciarossa e Frecciargento? Istradando quest’ultimo sull’alta velocità Salerno-Roma, potremo collegare Potenza (Metaponto e Ferrandina) con Roma (Napoli e Salerno) in sole 3 ore, al massimo 3 ore e un quarto.
Dopo la recente pubblicazione dei dati istat riguardanti i flussi pendolari giornalieri, possiamo affermare con certezza, che l’offerta commerciale predisposta in funzione delle esigenze di mobilità territoriali, non soddisfa affatto la complessiva domanda di trasporto. Questi fenomeni sono confermati anche dall’Agenda urbana Potenza 2014\2020, che sottolinea il peso di Potenza, città più attrattiva con circa 17000 ingressi giornalieri (la maggior parte proveniente dal bacino del vulture-melfese), seguita a ruota da Melfi (11.000 ingressi circa grazie al polo Fca), Matera (8500 ingressi circa) e Policoro (3000 circa). Il servizio ferroviario, è andato peggiorando e continuerà a vedere tagli per la riduzione e l’incertezza di risorse. Per quelle migliaia di cittadini che ogni giorno prendono il treno per andare a lavorare o gli studenti per raggiungere scuole e università, la situazione diventa sempre più difficile a causa di treni troppo spesso vecchi, lenti e in ritardo. Di fronte a questa vera e propria emergenza, che non è solo lucana, ma nazionale, occorre un cambio di rotta della politica. È vergognoso che il Governo non intervenga e che gli stanziamenti erogati dalle Regioni per questo servizio siano talmente risibili da non arrivare in media nemmeno allo 0,35% dei bilanci. Governo e Regioni, insieme, devono impegnarsi concretamente per migliorare il trasposto pubblico su ferro.
Davide Mecca
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