“Come sempre, quando si parla di alimentazione, è indispensabile controllare la qualità dei prodotti e scegliere in modo corretto, utilizzando tutte le informazioni disponibili anche grazie alle regole sulle nuove etichette”. Lo sostiene in una nota Confartigianato Carni, che rappresenta 2.400 aziende artigiane di produzione e lavorazione carni con 12.000 addetti, intervenendo sull’allarme dell’Oms a proposito del consumo di carni rosse e insaccati, ritenuti potenzialmente cancerogeni.
“Per difendere la propria salute – sottolinea la nota – bisogna sapere e scegliere bene cosa si mangia. Le aziende artigiane italiane utilizzano metodi di produzione e di conservazione tradizionali e naturali che niente hanno a che vedere con l’uso massiccio di additivi e conservanti artificiali diffuso in altri ambiti produttivi. Le nuove norme sull’etichettatura forniscono ampie garanzie al consumatore ed è possibile acquistare in sicurezza insaccati, salumi e carne rossa trattata, a patto che questa carne sia lavorata in modo corretto”.
“E a certificare l’alta qualità del cibo made in Italy – aggiunge Confartigianato – è anche il numero di specialità alimentari italiane riconosciute e tutelate dall’Unione Europea con i marchi DOP (Denominazione di Origine Protetta), IGP (Indicazione Geografica Protetta) e STG (Specialità Tradizionale Garantita) che impongono il rispetto di disciplinari di tutela della lavorazione e provenienza delle materie prime. L’Italia è leader nell’Ue per quantità di prodotti difesi da questi marchi di qualità. Per quanto riguarda le carni fresche sono 5 e per le preparazioni di carne (salumi e insaccati) sono ben 37”.
“Il Mezzogiorno e la Basilicata – afferma Antonio Miele, presidente Confartigianato Basilicata – sono un ‘giacimento’ di specialità alimentari di qualità: appartengono infatti alla Basilicata ben 77 prodotti agroalimentari DOP e IGP a riprova che il Made in Italy agroalimentare e con esso il made in Basilicata hanno un grande potenziale. Esso conquista l’estero e nello scorso anno l’Italia ha segnato un record nel valore delle esportazioni agroalimentari per effetto dell’aumento del 7 per cento delle esportazioni. Si pensi solo alla filiera suinicola e di trasformazione che in termini assoluti, per il valore della produzione a prezzi di base delle carni suine lucane ammonta ad una quarantina di milioni di euro l’anno. Dunque tradizione e innovazione coniugate alla sicurezza alimentare – conclude – possono rappresentare la chiave di svolta per il rilancio del comparto agroalimentare lucano (di cui il comparto artigiano è essenziale) che per l’export continua a dare segnali incoraggianti e per questo va fatta una corretta informazione senza allarmare i consumatori”.
Ott 28