L’approvazione il 3 novembre u.s. da parte della Giunta Regionale della delibera n.1413/2015, in merito all’approvazione degli indirizzi dei tetti di spesa alle strutture private accreditate eroganti prestazioni di specialistica ambulatoriale, è un provvedimento non solo molto deludente perchè non tiene conto in alcun modo delle richieste delle strutture sanitarie private accreditate, ma anche con evidenti e chiari obiettivi punitivi per tutti i centri che sul territorio sopperiscono alle carenze del pubblico. Inoltre, i criteri per la determinazione dei tetti di spesa sono illegittimi in quanto non rispettano i principi della concorrenza e della libera scelta. Una situazione ancor più intollerabile tenuto conto della “politica dei due pesi e due misure” nei confronti di altri soggetti privati quali Aias, Clinica Luccioni, etc..
E’ il caso di ricordare che nelle scorse settimane la nostra Associazione ha proclamato lo stato di crisi del Comparto e l’avvio di una vertenza a tutela degli interessi legittimi e diffusi delle strutture rappresentate, ricadenti nell’ambito della Macroarea Assistenziale della Specialistica Ambulatoriale, segnatamente nelle Branche di Riabilitazione-FKT e della Patologia Clinica, secondo il mandato ricevuto dall’Assemblea Straordinaria tenutasi a Potenza il primo ottobre scorso.
Le strutture stanno lavorando in uno stato di prorogatio da anni senza regole e con tante aspettative. Lo scorrere del tempo alimentava la speranza che questa volta il governo regionale intendesse fare sul serio. Ci eravamo illusi che le nostre proposte contro la logica del solo profitto, a tutela dell’intero Sistema oltre che degli utenti, degli operatori e delle strutture fossero arrivate a destinazione. Purtroppo, è il caso di dire che “La montagna ha partorito un topolino, tra tagli e tetti di spesa”!
Il provvedimento di Giunta, in sintesi, punta esclusivamente alla cristallizzazione di UNICO Tetto di spesa e la conseguente stabilizzazione di una rendita di posizione e perpetrando inoltre il solito disequilibrio nel sistema fra tutte le strutture. Dopo un anno di applicazione e di studio, il governo regionale ha inteso provvedere agli indirizzi di carattere generale per la definizione dei tetti di spesa alle strutture private accreditate di cui all’art. 12 della L.R. n. 05/2015 in questo modo: tagli sino a 300mila euro, con percentuali anche del 40 per cento, senza la correzione di nessuna distorsione.
Ancora, l’attività esercitata dal Governo regionale non ha corretto gli errori del passato, che anzi hanno visto una risposta in termini di ripetizione di questi errori, con l’unica “novità” dell’ingresso, sia pure legittimo, di alcune strutture, che pesano in termini di spesa sui centri già fortemente penalizzati e pertanto a danno degli altri.
La P.A. non può continuare ad amministrarci facendoci conoscere il budget a fine anno dopo aver eseguito le prestazioni; è un grave errore che continua a mettere in grosse difficoltà il settore della Specialistica ambulatoriale e senza correzione alcuna dei fenomeni distorsivi, ciò significa che i problemi non vengono affrontati e risolti ma, si continua a fare cattiva programmazione.
Il problema delle risorse è un problema delicato e i tagli applicati non hanno nessuna finalità in termini di appropriatezza o di qualità e di crescita dei servizi erogati perchè rispondono solo ad un principio ragionieristico e contabile.
Aspat Basilicata non si stanca di ribadire che non si può programmare la spesa sanitaria partendo dai soldi ma, dal fabbisogno reale, da censire dopo la rimozione delle inappropiatezze.
Di qui le esigenze della riprogrammazione dell’attività prescrittivo-erogativa delle prestazioni domiciliari secondo il principio di appropriatezza del bisogno; del recepimento delle nuove linee guida sulla riabilitazione; della definizione per ciascuna struttura privata della capacità operativa massima in relazione ai requisiti funzionali e strutturali posseduti, dell’ adeguata proporzione tra il numero degli operatori assunti con CCNL e personale che collabora in regime libero-professionale e dell’adeguata proporzione tra il numero degli operatori e il volume delle prestazioni erogate in relazione al tetto di spesa assegnato; ecc.
Alla luce della deliberazione le strutture si vedranno costrette, per forza maggiore, anche allo scopo di smascherare tutti gli interessi celati, a continuare la battaglia con ricorsi e carte bollate determinando lunghe liste di attesa e aumentando i disagi dei cittadini che non potranno scegliere liberamente dove farsi curare.
Antonia Losacco, presidente ASPAT Basilicata