Le esportazioni di vino italiano di qualità sono in costante aumento nonostante la crisi. Seguendo questo trand positivo, bisogna puntare sulla promozione del vino lucano per conquistare nuove fette di mercato.
La vendemmia si avvicina e le prime stime annunciano per l’annata 2011, un prodotto di ottima qualità e un calo del quantitativo di produzione stimato intorno al 10% rispetto al 2010. Circa 5.200 ettari la superficie vitata regionale, con una produzione prevista di 200mila ettolitri di vino. La vitivinicoltura lucana di qualità può contare su: l´IGT (Indicazione Geografica Tipica) Basilicata, che comprende tutto il territorio regionale, quattro DOC (Aglianico del Vulture, Matera, Terre dell´Alta Val d´Agri e Grottino di Roccanova) e una DOCG Aglianico del Vulture, (Superiore o Riserva). Confortanti sono i dati Istat relativi al commercio estero dei primi 5 mesi del 2011. L’esportazione dei vini italiani è cresciuta del 15% . Se verrà mantenuto l’attuale trend di crescita, l’export del settore vitivinicolo italiano, raggiungerà un fatturato di circa 4 miliardi di euro per il 2011. Oltre all’incremento di esportazioni nei paesi europei e negli Stati Uniti, il vino italiano ha fatto registrare straordinarie performance sui mercati emergenti: Russia (+ 44%) e Cina ( +126%). Un filone positivo che il settore vitivinicolo lucano, ancora in affanno, deve saper cogliere. Il prezzo dell’uva, infatti, resta ancorato ai livelli dello scorso anno, sufficiente a mala pena a coprire i costi di produzione delle aziende. Molto dipende dall’elevato quantitativo di vino ancora commercializzato in cisterne o a mosto, quindi incapace di dare un reale valore aggiunto. Basti pensare che in Basilicata, ogni anno, si imbottigliano e si vendono solo 1,8 milioni di bottiglie di Aglianico, uno dei vini più conosciuti e più apprezzati nel mondo. Investire sulla promozione del vino lucano per guadagnare nuove fette di mercato darebbe nuova linfa allle imprese vitivinicole della Regione. Un maggiore quantitativo di vino destinato all’imbottigliamento, infatti, farebbe aumentare il prezzo dell’uva e agli imprenditori verrebbe riconosciuto il giusto compenso per il lavoro profuso.
“L’obbiettivo- ha affermato Teodoro Palermo, Presidente del Consorzio di Tutela dell’Aglianico del Vulture- è l’aumento del quantitativo di Aglianico destinato all’imbottigliamento fino a raggiungere 10milioni di bottiglie all’anno. Questo servirebbe da un lato a far acquistare potere contrattuale agli imprenditori agricoli, dall´altro ad aumentare il valore aggiunto di un vino espressione autentica del nostro territorio. Se si concentrasse tutto l´imbottigliamento nei luoghi di produzione, inoltre, si innescherebbe un circuito virtuoso capace di portare reddito a tutta la filiera vitivinicola lucana. Per fare questo, però, è necessario che Istituzioni, imprenditori agricoli e associazioni di categoria, lavorino sinergicamente per mettere in campo efficaci azioni di promozione ed educazione alla cultura del vino che, partendo dall’Aglianico, siano capaci di far crescere nel mondo la richiesta di vino lucano. Se la domanda di vino italiano all’estero è in crescita, confortante è anche il fatto che, il primo raccolto di Aglianico del Vulture DOCG (Denominazione di origine controllata e garantita) dovrebbe partire con il piede giusto dando per il 2011 un prodotto di altissima qualità. Il prestigioso riconoscimento, che dal 2010 ha portato l’Aglianico del Vulture nel circuito dei vini prestigiosi e pluribasonati al pari del Barolo e del Chianti, permette di intercettare e soddisfare anche i consumatori più esigenti. Per la commercializzazione delle prime bottiglie di Aglianico Del Vulture Superiore DOCG dovremo aspettare 3 anni (di cui almeno uno di affinamento in barrique ed almeno un altro in bottiglia) e 5 (di cui almeno due di affinamento in barrique e almeno altri due in bottiglia) per il Riserva DOCG, ma le potenzialità e i margini di crescita del settore vitivinicolo lucano ci sono, bisogna crederci.”