Alla presenza dei prefetti di Potenza, Antonio D’Acunto, e di Matera, Antonella Bellomo un omaggio speciale nella capitale europea della cultura per il 2019 in onore del grande cantautore bolognese, Lucio Dalla. L’occasione arriva con l’evento “Caruso The Song”, promosso nella Mediateca provinciale per la presentazione del romanzo biografico di Raffaele Lauro, “Caruso The Song – Lucio Dalla e Sorrento” e il docufilm di Raffaele Lauro “Lucio Dalla e Sorrento – I Luoghi dell’Anima”.
Il sindaco, Raffaello De Ruggeri, introdotto dal parlamentare lucano Vincenzo Taddei, brillante conduttore della serata, ha sottolineato l’importanza del contributo, recato dal grande artista bolognese, alla candidatura di Matera a Capitale Europea della Cultura: “Lucio Dalla era un personaggio ingombrante e generoso, innamorato della dimensione umanistica di Matera, il quale si era impegnato, a sostenerne, fortemente, come testimonial, la candidatura. Lo confermò, pubblicamente, pochi giorni prima della sua dolorosa scomparsa. Nel percorso, fino al 2019, Dalla ci accompagnerà ancora. Questo omaggio rappresenta soltanto un iniziale atto di gratitudine”. L’assessore Francesca Cangelli, convinta promotrice della serata dalliana, ha ricordato i numerosi incontri con Dalla a Matera, i memorabili concerti, tutti promossi nello spirito dell’amicizia fraterna dell’artista con il grande gastroenterologo materano Nicola D’Imperio che ha stretto un forte legame di amicizia con Lucio Dalla a Bologna durante la sua permanenza per motivi professionali e artefice della sua visita a Matera due mesi prima della sua scomparsa in occasione della presentazione del libro scritto dal medico materano “La Lucania a piedi”.
Nel presentare il romanzo biografico di Raffaele Lauro, “Caruso The Song – Lucio Dalla e Sorrento”, un fiume di inediti e toccanti ricordi, frutto di un’amicizia straordinaria, durata decenni, narrati con delicatezza e con dolcezza, ha caratterizzato l’applauditissimo intervento dell’illustre luminare della medicina: “Venne da me, come paziente, per la sua ulcera duodenale. Diventammo amici del cuore, confidenti. Da allora mi fece visitare tutti i suoi amici, da Morandi a Ron. Lo ricordo ancora, quando mi portò in visita medica, appunto, tenendolo teneramente per mano, Luciano Pavarotti: un omone condotto da un piccoletto, due anime belle, due meravigliosi artisti italiani. Questo bellissimo libro di Lauro mi ha restituito proprio l’umanità di Lucio. Per ringraziarmi, veniva a cantare gratis a tutti i congressi di gastroenterologia, che io organizzavo”. Di altissimo livello culturale, i due interventi conclusivi del giornalista, Antonio Manzo, e del consigliere regionale lucano, Aurelio Pace, due saggi di raffinata critica letteraria, che hanno molto colpito la platea. Manzo, inoltre, ha tratteggiato la figura di Raffaele Lauro, definendolo “forse l’ultimo esempio di servitore dello Stato e di intellettuale del Mezzogiorno, assurto a dimensione nazionale”. Pace, dal canto suo, ha definito la lettura del romanzo biografico di Lauro su Dalla, così ricco di suggestioni, un vero antidoto, specie per i giovani, contro il dilagante analfabetismo emotivo. Prima della proiezione del docufilm, “Lucio Dalla e Sorrento – I Luoghi dell’Anima”, interrotta da applausi scroscianti, lo scrittore sorrentino ha voluto ringraziare le autorità presenti, gli organizzatori e i materani, definendo il tour di presentazioni del libro, in Italia e all’estero, iniziato a Sorrento il 28 febbraio 2015, “un’esperienza umana, unica e irripetibile, vissuta, nel nome di Lucio, per la gente e tra la gente, conferma ulteriore del radicamento popolare della sua eredità musicale e, in particolare, del suo capolavoro, ‘Caruso’”. La serata, fatta di intense emozioni, si è chiusa, in solidarietà e commozione, alla Francia e a Parigi, con l’esecuzione della “Marsigliese”.
Infine è arrivata la testimonianza Giovanni Bertuzzi, docente e padre spirituale di Lucio Dalla. “Lucio Dalla era di Bologna ma ha sempre amato i posti in cui che visitava: Manfredonia da bambino, poi le Isole Tremiti, Sorrendo, Capri, Lampedusa e infine anche Matera. Questo libro mi ha fatto conoscere in particolare una storia abbastanza nascosta di Lucio, una storia che racconta la sua esperienza a Sorrento e che riflette l’immagine di Lucio Dalla attraverso gli episodi contenuti. Lucio Dalla frequentava la nostra comunità religiosa e ricordo bene quando nel 2006 organizzò un grande concerto con tanti colleghi in piazza Maggiore per celebrare il titolo di città della musica conquistato da Bologna. C’è un legame anche culturale tra Matera e Bologna. La mia città è diventata capitale europea della cultura nel 2000, Matera è stata designata per il 2019. Di Lucio posso ricordare gli esordi da clarinettista nella Rheno Dixieland Band, il primo complesso che suonava jazz. Era il 1960. E c’era anche lui quando la band vinse il primo concorso europeo di jazz organizzato in Francia. Si esibivano in tournèe all’esterno, in Germania e in Spagna. In quella band c’era anche un altro clarinettista, un giovane Pupi Avati, che poi sarebbe diventato un grande regista. Dalla era un virtuoso del clarinetto e Avati si sentiva oscurato da Lucio. Poi Dalla lasciò quel gruppo, la band si è sciolta negli anni sessanta e si è ricomposta nel 1972 quando entrarono altri due musicisti pugliesi, Renzo Arbore e Teo Ciavarella. Ricordo anche che Dalla era sempre vicino al nostro convento e partecipava con discrezione alla Santa Messa animata anche da un coro di frati studenti che dirigevo. Una volta mi accorsi che non avevano intonato nel modo giusto e nella sacrestia dissi ai ragazzi che se Dalla li avesse sentiti cantare in quel modo non avrebbero fatto una bella figura. Lui entrò prorpio in quel momento e chiamò il giovane frate Alessandro per fargli registrare una canzone che inserì anche nel suo album. Era un’invocazione allo Spirito Santo e ricordo che questa scelta fu contestata dal Vaticano, che non aveva gradito la scelta di inserirlo in una sua produzione musicale. Ricordo che Lucio Dalla andava male in tutte le materie ma andava benissimo in religione e aveva una formazione religiosa molto solida. Nei dialoghi con Giovanni Russo sosteneva che di fronte alle bellezze della Natura non poteva non credere in Dio. Se penso alla canzone “L’anno che verrà” credo che vada interpretata come un’apocalisse, un’attesa folk del Paradiso, perchè per Lucio Dalla la visione del Paradiso era una proiezione verso il futuro”.
Michele Capolupo
La fotogallery dell’incontro in Mediateca (foto www.SassiLive.it)