Riceviamo e pubblichiamo la nota inviata da Sergio Fadini a nome di “Siamo la Città”, laboratorio politico cittadino costuito da cittadini che hanno sottoscritto un manifesto mesi fa e che gestiscono la pagina facebook. Tra i piu attivi nel laboratorio figurano l’urbanista Rossella Nicoletti e lo scultore Raffaele Pentasuglia. Di seguito la nota integrale.
Il 2019 si avvicina
Mentre a Plovdiv testimonianze parlano di un gran fermento per prepararsi al meglio ad essere una degna capitale europea della cultura, a Matera continuiamo ad assistere a un preoccupante stato di belligeranza sia all’interno della maggioranza che fra maggioranza e opposizione, con l’unico risultato palese di mortificare il percorso dell’intera città in vista del 2019.
Più che parlare di Expo come esempio, forse bisognerebbe iniziare a paragonarsi alla disastrosa esperienza di Napoli come capitale del forum delle culture 2013, caratterizzata da anni di litigi e da un sostanziale nulla, (vedi articolo su il Mattino), per giunta inaugurato a novembre 2013…
In questi giorni si parla molto delle assegnazioni dei locali demaniali: delibere “improvvide” poi ritirate di siti peraltro sottratti alle mafie che seguono altre direttive; l’imminente sgombero del centro sociale “le fucine dell’eco” (cioè l’unica realtà di giovani locali che ha ripulito a sue spese e offerto un po’ di cultura senza richiesta di denaro in cambio); attacchi su vecchie delibere relative alle concessioni di spazi confiscati alle mafie ad associazioni che meriterebbero rispetto per il loro attivismo.
A pochi viene in mente che prima di addentrarsi sui singoli casi bisognerebbe riflettere sul fatto che la città di Matera è una delle poche città al mondo a disporre di un patrimonio immobiliare così vasto; e che i tempi sono cambiati, e anche i regolamenti dovrebbero cambiare.
Tralascio tutta una serie di situazioni passate e di bandi al limite dello sconcio inerenti i privati, per concentrarmi su un primo aspetto: se fino a pochi anni fa affidare un locale demaniale era un modo come un altro per diminuire l’incuria in cui giacevano gli antichi rioni, oggi non è più così. Sarebbe ora che il Comune riprenda in carico gli spazi di fatto abbandonati, valutando caso per caso per evitare di colpire gli incolpevoli, e li riassegni a chi davvero abbia intenzione di far qualcosa di interessante. E non per forza attività legate al turismo, anzi. La cultura pretenderebbe più spazio.
E ancora: nei Sassi ci abita sempre meno gente, il che rende questi luoghi sì magnifici delle zone moribonde da un punto di vista del tessuto umano, esattamente l’antitesi di quanto chiede il turista contemporeaneo. Forse sarebbe il caso di smetterla con la creazione di alberghi nei Sassi e di favorire un piccolo ma efficace reinsediamento, specie delle coppie giovani che sempre più difficoltà hanno a trovare casa, visto il caro vita galoppante a seguito della nomina della città a capitale della cultura europea.
La futura capitale della cultura europea non fa nulla per incentivare la creazione e l’evolversi della cultura in città, intesa a 360° e non automaticamente come qualcosa che debba produrre reddito. Sarebbe molto più logico, invece di sgomberare luoghi culturali (per quanto scomodi) affidare non uno, ma tanti fra i locali disponibili, in ogni quartiere, a realtà realmente esistenti e operanti sul territorio locale (alias: non inventate di sana pianta), compresi gruppi di cittadini attivi, per permettere loro di poter fare cultura, di esprimersi e di fare socialità. Oltre a utilizzare degli spazi più grandi a rotazione per sperimentare start-up e attività potenzialmente imprenditoriali. E’ invece oramai un decennio che chi fa cultura in città deve utilizzare spazi privati per l’inefficienza di tutte le giunte che si sono susseguite da diversi anni a questa parte; non un bando, non una modifica dei regolamenti che non sia stato il maldestro tentativo di abolire l’articolo che regola la concessione degli spazi per favorire assegnazioni ad personam; nulla di nulla. E intanto, in tutti i quartieri, i locali demaniali sono sempre più degradati, per non parlare dello sperpero di soldi pubblici per aggiustarne qualcuno, mai assegnato o utilizzato.
Laboratorio Politico “Siamo la Città”