“Adesso che i consumatori tornano ad acquistare frutta e verdura, secondo una tendenza confermata dall’Istat di incremento complessivo del 2,3% di spesa per il cibo, diventa ancora più urgente il trasferimento degli incrementi di valore verso le imprese agricole che assicurano forniture costanti e di qualità alle fasi a valle della filiera agroalimentare”. E’ il commento del direttore regionale della Cia lucana Donato Distefano citando alcuni dati sulle quotazioni dei prodotti ortofrutticoli nei mercati all’ingrosso ai quali conferiscono i nostri produttori agricoli. Le quotazioni delle arance sono tra lo 0,28 e 0,40 cents al Kg mentre le previsioni della campagna agrumi del Metapontino 2015-2016 sono di 21 euro al quintale per alcune produzioni, 34 euro al quintale per mandarance e 29 euro al q. per i mandarini (spunteranno il 20% in più le produzioni biologiche). Sempre per la frutta, l’uva da tavola è venduta all’ingrosso tra lo 0,33 e 0,45 cents al kg, le mele 0,43-0,80, le pere lo 0,70-1,20 euro. Sono prezzi – sottolinea il dirigente della Cia – che i consumatori troveranno anche quadruplicati presso il fruttivendolo con qualche convenienza nei supermercati ed ipermercati dove però bisogna manifestare la massima attenzione sulla provenienza e su gamma-qualità di ogni singolo prodotto. Per non parlare degli ortaggi con quotazioni al disotto dei 50 cents al kg per gran parte degli ortaggi. Tutto ciò mentre le nostre imprese , sempre più spesso, non riescono a coprire i costi di produzione con le loro vendite e vedono ridursi i loro margini reddituali. Il divario in termini di prezzi e remunerazione che penalizza la fase a monte rispetto agli anelli terminali della catena del valore deve essere colmato al più presto. Per la Cia della Basilicata è tempo di riequilibrare i rapporti tra produttori e grande distribuzione facendo in modo che i dati positivi delle vendite al dettaglio siano trasferiti a monte della filiera agroalimentare. Le colpe non possono essere imputate esclusivamente alla grande distruzione organizzata, anch’essa attraversata da mille problemi; per questo occorre individuare le cause e trovare delle soluzioni adeguate. La Cia dal 2011 ha presentato una proposta di legge, di iniziativa popolare, per regolare i rapporti tra agricoltura e Gdo (Grande distribuzione organizzata) con la possibilità di punti di vendita nelle grandi catene commerciali. L’obiettivo è di promuovere e commercializzare i prodotti locali che siano tracciabili e identificabili nel territorio rurale di produzione, aprendo nuovi spazi di mercato a produzioni alimentari e tipiche lucane anche di nicchia. Ed ecco il primo problema pratico da affrontare attraverso una proposta di legge regionale e linee-guida di regolamentazione specifica emanate dai Dipartimenti Regionali interessati (Agricoltura, Sanità, Attività Produttive)».
Per la Cia un primo passo significativo verso le sollecitazioni dei produttori è la proposta di legge Cifarelli-Romaniello, approdata nelle Commissioni competenti, per favorire la vendita diretta di piccoli quantitativi di prodotti agricoli tradizionali di qualità, sia pure limitata alla trasformazione delle carni: la macellazione di pochi capi di suini, bovini, ovini e caprini, allevati direttamente in azienda, deve essere normata per garantire la pratica sicura (benessere animale e tracciabilità innanzitutto) e permettere alle aziende, come è già avvenuto in altre regioni, la vendita diretta.
Nov 26