Il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Gianni Leggieri si occupa della delibera di giunta regionale n. 514 del 2015 e della senenza della Corte Costituzionale in tema ambientale e lancia un quesito: “Quali sono gli interessi che la Regione Basilicata ha deciso di tutelare?”
In materia ambientale continuano i pasticci da parte della Regione Basilicata. Diventa veramente difficile capire la linea politica e la volontà che si cela dietro le scelte che vengono assunte dalla maggioranza di via Verrastro. O meglio, la linea politica è chiara, ma non è certo quella della tutela dell’ambiente e del paesaggio.
In ordine di tempo, l’ultimo esempio è dato dalla DGR n. 514 del 2015. Si tratta di un parere favorevole espresso a maggioranza dalla commissione competente ad una Delibera di Giunta che modifica il disciplinare attuativo del Piano di Indirizzo Energetico Ambientale Regionale (il famoso PIEAR).
Un parere giunto dopo una discussione assolutamente sterile e soprattutto unidirezionale, nonostante le proposte di modifica e i dubbi sollevati dal Movimento 5 Stelle sulle modifiche che si andavano ad apportare.
Modifiche che di fatto hanno introdotto una disciplina molto permissiva che elimina la necessità di passare al vaglio della Valutazione di Impatto Ambientale per tutta una serie di casi di varianti ai progetti originariamente previsti.
Un esempio su tutti è la previsione di un limite di 2000 metri al di sotto del quale una variante riguardante la lunghezza di un’opera di connessione realizzata tramite elettrodotto viene ritenuta non sostanziale e, quindi, si elimina il dovere di presentare una nuova istanza e quindi una nuova verifica di assoggettabilità a Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA). Sicuramente una previsione che fa comodo alle multinazionali ad esempio dell’eolico, ma che riduce la tutela ambientale.
Un principio questo espresso proprio di recente dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 215 del 2015. Al di là del caso specifico oggetto della pronuncia della Corte costituzionali, appare importante sottolineare il principio che viene espresso dai Giudici: “L’obbligo di sottoporre il progetto alla procedura di VIA o, nei casi previsti, alla preliminare verifica di assoggettabilità a VIA, rientra nella materia della tutela ambientale, e rappresenta nella disciplina statale, anche in attuazione degli obblighi comunitari, un livello di protezione uniforme che si impone sull’intero territorio nazionale (…)”. “Nella logica del legislatore statale, dunque, la modifica del tracciato degli elettrodotti, anche di scarsa entità, non è aprioristicamente esclusa da qualsiasi forma di controllo preventivo, bensì è assoggettata ad una prognosi da effettuare di volta in volta sulle ripercussioni negative che possano nuocere allo specifico contesto territoriale interessato dall’opera”.
Un principio, quello espresso dai Giudici della Corte costituzionale, che non può non trovare applicazione anche per le ipotesi previste dalla DGR n. 514/2015. La Corte infatti nel bocciare la Legge della Regione Veneto, senza troppi giri di parole, prevede che anche per le piccole modifiche progettuali servono autorizzazioni preventive per la valutazione di impatto ambientale. La Regione Basilicata invece decide di procedere lungo una strada diversa, opposta a quella tracciata dalla normativa nazionale e dalla giurisprudenza. Perché ??? Quali interessi si tutelano ??? Torniamo allora al punto di partenza, alla domanda delle domande: che posto occupa l’ambiente nelle priorità di chi amministra la Regione Basilicata ???