Dopo mesi e numerosi negoziati è iniziata a Parigi la COP21, la conferenza sul clima che avrà ad oggetto il contenimento del riscaldamento globale. Dall’ultima conferenza a Lima in Perù, che ha preparato la discussione che si svolgerà a Parigi auspichiamo la conclusione di un accordo globale vincolante sulle politiche da mettere in campo.
Nell’ultimo anno i ministri degli esteri hanno avviato i negoziati in diversi incontri, da Ginevra in febbraio a Parigi tre settimane fa. L’esito di questi incontri sembra abbia tracciato la strada da percorrere nel corso della COP21 e come Giovani Democratici di Basilicata, attendiamo una risposta concreta quando la conferenza terminerà i lavori.
Le basi dalle quali partire sono diverse: dal fallimento di Copenaghen all’accordo nel novembre 2014 tra Stati Uniti e Cina sulla diminuzione dei gas serra fino agli incontri dell’anno in corso. L’accordo tra le prime due economie mondiali ed anche i primi produttori mondiali di emissioni, crediamo debba essere il segnale politico che le due superpotenze hanno dato al mondo.
I due giganti hanno incrociato la sensibilità al tema, auspichiamo che gli altri Paesi aderenti alla Convenzione Onu sui cambiamenti climatici facciano altrettanto. Partendo dall’Europa, e in essa dall’Italia.
E’ assolutamente necessario e non più rinviabile un accordo per frenare il riscaldamento globale del pianeta, al fine di invertire quei processi che hanno portato a cambiamenti climatici nefasti per gli equilibri degli ecosistemi e per l’abitabilità di vaste zone del nostro pianeta.
Negli ultimi venti anni sono state calcolate in centinaia di migliaia le vittime umane delle catastrofi ambientali, a queste vanno aggiunte le guerre e i conflitti per la gestione di risorse sempre più preziose come l’acqua e le terre coltivabili soprattutto nei Paesi in via di sviluppo.
I capi di Stato e di Governo dei 190 Paesi che si riuniranno a Parigi hanno il dovere morale di prendere un impegno che non è più prorogabile: fermare la crescita delle emissioni di C02 massimo nel 2020 e accelerare per una riconversione green e sostenibile dell’economia mondiale.
L’obiettivo almeno in una prima fase è raggiungibile, seppur gradualmente, con la messa la bando del carbone come combustibile, aumentando l’efficienza energetica nell’industria, nei trasporti e negli edifici, mettendo più risorse pubbliche sulle rinnovabili e tagliando i sussidi ai consumatori di petrolio.
Nello scenario tecnologico ed economico odierno tutto ciò è possibile grazie ad un legame sempre meno stringente tra crescita economica e aumento delle emissioni. A significare che per fare economia e produrre ricchezza non è più necessario inquinare.
I presupposti ci sono tutti per arrivare a quell’accordo sul quale l’intero pianeta Terra si gioca la sua integrità ovvero il mantenimento del riscaldamento globale entro il tetto dei 2°C rispetto all’epoca pre-industriale.
Il futuro del nostro habitat naturale è appeso a questo punto di non ritorno, e il tempo stringe.
Al di là degli interessi di parte speriamo che nelle menti e nei cuori dei leader mondiali prevalga “la cura della casa comune” e la volontà di preservare il nostro pianeta per le future generazioni, come auspica il Pontefice Francesco nella sua ultima enciclica.
Nov 30