“Il costo delle commissioni bancarie si potrebbe rivelare fatale per tutti quegli esercizi commerciali caratterizzati da pagamenti di piccola entità ma di grande volume – come i gestori carburanti, bar, tabaccai ed altri – che vedranno il proprio margine, già messo a dura prova dalla crisi, ridursi ulteriormente”.Così Prospero Cassino, presidente Confesercenti Potenza commenta la notizia dell’emendamento alla Legge di Stabilità che abbassa il tetto sotto il quale è obbligatorio per gli esercenti accettare pagamenti con carte di credito e bancomat.
“ Nel caso dei gestori carburanti, ad esempio – evidenzia – la nuova norma annullerebbe di fatto il margine sui rifornimenti da 5 euro in su, a causa delle commissioni. Il tetto dei cinque euro non mette al riparo nemmeno i tabaccai, visti i prezzi attuali delle sigarette.Il problema dei bassi margini è stato implicitamente riconosciuto anche a livello normativo: non a caso, tempo fa, si era arrivati ad emanare una legge che prevedeva, per i distributori carburanti che accettavano transazioni elettroniche, l’eliminazione di tutte le commissioni per i pagamenti inferiori ai 100 euro. Legge totalmente disattesa da parte delle banche.
Se davvero vogliamo favorire la moneta elettronica – continua la nota diffusa da Confesercenti – sarebbe meglio percorrere la strada degli incentivi fiscali, da riservare alle imprese e ai consumatori che usano carte di debito e di credito. Una strategia che, nei Paesi dove è stata applicata ha dato ottimi risultati, dando vita a un vero boom di transazioni elettroniche.
Come abbiamo sempre sostenuto, un maggiore uso della moneta elettronica – aggiunge Cassino – sarebbe senz’altro positivo, perché diminuirebbe i rischi ed i costi connessi alla gestione del contante e andrebbe nella direzione di una maggiore possibilità di scelta da parte dei cittadini. Occorre però stare attenti ai possibili effetti collaterali per le imprese: infatti il previsto taglio delle commissioni sotto i 5 euro, efficace solo nel caso in cui sia totale, comunque non basta. La maggior parte delle attività commerciali vende prodotti di prezzo superiore, e l’aggravio portato dall’obbligo di Bancomat potrebbe raggiungere, secondo le nostre stime, i 1.700 euro l’anno per impresa. Un provvedimento dunque destinato a penalizzare le piccole e piccolissime imprese già per altro in forte sofferenza a causa della crisi.
Confesercenti sottolinea in proposito che nonostante il leggero calo di settembre, i dati dell’anno confermano una modesta ripresa della spesa delle famiglie. Tra gennaio e settembre le vendite sono cresciute dello 0,6% in volume, soprattutto grazie alla buona performance del comparto non alimentare. Ma le piccole superfici non riescono ancora ad agganciarla, ed il gap con la GDO (grande distribuzione organizzata) diventa sempre più evidente: lo scarto tra il fatturato delle due forme distributive è stato del 3,1%, più del doppio di quello registrato nel mese di agosto (1,5%). Un dato confermato dalle chiusure di negozi: nei primi 8 mesi dell’anno si sono registrate solo in Basilicata altre centinaia di cessazioni di piccole e medie imprese del commercio al dettaglio in sede fissa. Uno scenario ancora più preoccupante in questa fase con effetti deleteri sui flussi e i consumi turistici della imminente stagione natalizia.