Il consigliere regionale Aurelio Pace in una nota esprime le sue considerazioni sulla discussione in corso per l’approvazione del nuovo Statuto della Regione Basilicata. Di seguito la nota integrale.
In Consiglio regionale si va finalmente verso lo Statuto ed è scontro.
In Aula è nel vivo la votazione, articolo per articolo, da parte dei Consiglieri presenti, del Testo costituente della Regione Basilicata. In queste ore si stanno discutendo e votando, difatti, i 92 Articoli statutari dell’ipotesi proposta dalla Prima Commissione. Non si sono registrate particolari difficoltà nel dibattito su quasi tutti gli Articoli proposti, in un clima dal sapore “ecumenico” e condiviso.
Come atto conclusivo dei numerosi e concitati dibattiti avvenuti in queste ultime due settimane esclusivamente in Commissione, ieri ed oggi l’Assemblea sta licenziando quasi tutto nell’assoluta concordanza, rapidamente, ma solo fino alla discussione dell’Articolo V.
Tutti voti favorevoli e sole due astensioni, dunque, laddove si parla di principi relativi alla Regione che è una e indivisibile, di partecipazione e di sussidiarietà.
Finalmente il dibattito si sposta, a questo punto, sull’Articolo V e l’Aula si spacca. Non più larga condivisione ed “universalismo”, ma scissione e “scontro”, stranamente e con eccentricità: sembra per “ragioni di fede”.
L’Articolo oggetto di frattura riguarda la persona, la solidarietà, l’uguaglianza e tutti quei valori che generalmente non vengono e non possono essere messi in discussione.
Il Consigliere regionale Aurelio Pace apre ad una riflessione opportuna e di buon senso dal punto di vista storico e culturale, che tuttavia pare non soddisfare il palato particolarmente irenista ed indifferentista di alcuni Consiglieri.
A questo punto parte dei commentatori interpretano l’acceso dibattito come uno “scontro di religione” fra “crociati” ed “infedeli”. A dire il vero la quaestio sembra vertere piuttosto sul contrasto tra lo sfrenato laicismo ed il buon senso.
L’Avvocato Pace presenta così il suo emendamento alla P.D.L. n. 04/2014 “Statuto della Regione Basilicata”. Con riferimento all’art. V, Pace chiede di inserire all’interno del punto 1, tra le parole “La Regione” e “riconosce”, la dicitura “in aderenza alle sue radici cristiane”.
Alcuni non ci stanno.
Il Consigliere del PD Vito Santarsiero si oppone fortemente all’emendamento, evocando un imprecisato “tono da crociata, di chi usa strumentalmente la fede non per unire, ma per dividere”. Così strumentalizza alcune citazioni di papa Francesco che, a suo dire, porrebbe sullo stesso piano tutte le religioni, in una sorta aureo cosmopolitismo in salsa pacifista.
Anche Perrino del M5S dice la sua sostenendo che bisognerebbe inserire nello statuto la teoria evoluzionistica di Darwin.
Insomma, sembra che gli oppositori di Pace debbano fare una rinfrescata di storia e scienza. Dovrebbero anche evitare di far confusione fra “fede cattolica ” e “cultura cristiana” o “Christianitas” in generale, avutasi a seguito della fusione della civiltà greco-latina, della religione cristiana e della cultura dei popoli europei e soprattutto delle realtà germaniche e mediterranee.
Radici cristiane, quelle della nostra Regione, che sono innegabili sul piano culturale e storico, laddove si coniugarono i diritti/doveri dell’Istituzione, con il diritto romano come legge comune, il latino come lingua di cultura e comunicazione sovranazionale, con il cristianesimo come via sicura per la salvaguardia della libertà e per lo sviluppo socio-economico dell’Occidente.
Dure le parole del Consigliere Pace che, per difendere ciò che è ovvio, afferma che “le radici cristiane della nostra Regione devono essere inserite nello Statuto”. Secondo Pace gli oppositori “tradiscono lo spirito, la fede e la volontà di chi li ha votati”.
Il Consigliere dei Popolari invita i presenti al sano coraggio, a slegarsi dai pregiudizi ideologici, poi preannuncia il ricorso al popolo probabilmente con un referendum contemplato dallo stesso Statuto in via di approvazione.
Davanti alle prese di posizione di alcuni Consiglieri, sembra proprio che il vero rivoluzionario si sia dimostrato Aurelio Pace, che, in conclusione al suo intervento, afferma: “Le radici cristiane uniscono e non dividono. Sono la storia più profonda dei lucani. Chi non lo riconosce non interpreta la verità”.
Scriveva, difatti, Benedetto Croce nel 1942, nel suo libro Perché non possiamo non dirci “cristiani”, che il Cristianesimo ha compiuto una rivoluzione «che operò nel centro dell’anima, nella coscienza morale, e conferendo risalto all’intimo e al proprio di tale coscienza, quasi parve che le acquistasse una nuova virtù, una nuova qualità spirituale, che fino allora era mancata all’umanità» che per merito di quella rivoluzione non può non dirsi “cristiana”.
Purtroppo l’emendamento non è passato, hanno difatti votato SI solamente Luigi Bradascio, Francesco Mollica, Michele Napoli, Gianni Rosa e lo stesso Pace.
Ne riparleremo al referendum!
NUOVO STATUTO: DC SOSTIENE “BATTAGLIA” AURELIO PACE SU RADICI CRISTIANE
“Sosteniamo la battaglia del consigliere Aurelio Pace per l’inserimento nel nuovo Statuto delle profonde radici cristiane delle nostre comunità locali. Del resto, riferimenti diretti al cristianesimo esistono già negli Statuti di Abruzzo, Campania, Liguria, Calabria, Marche, Piemonte e Puglia e al cattolicesimo per il Lazio, con esplicito richiamo alle radici cristiane per Abruzzo e Campania”. E’ quanto afferma il segretario regionale della DC-Libertas Giuseppe Potenza.
“Nessuna nuova crociata ma – precisa – le norme individuate da altre Regioni sono la testimonianza che è possibile esprimere un’apertura esplicita da parte delle Regioni rispetto ai valori e alla tradizione culturale delle comunità che rappresentano. Dunque è possibile trovare un’interpretazione di questi riferimenti pienamente compatibile col sistema costituzionale italiano. Non mettiamo in discussione la laicita’ dello Stato e nessuno vuole imporre il proprio credo, ma per noi cattolici impegnati in politica e’ un obbligo far si’ che la ‘piattaforma valoriale’ abbia uno sbocco esterno, tangibile e fruibile a tutti”.
Per il segretario DC “siamo di fronte ad un’occasione mancata che dà una risposta diretta ai nobili interrogativi posti dal Presidente Pittella sulla perdita di credibilità della Regione in quanto, come in questo caso, non interpreta a pieno i valori della gente. Ci sono poi motivazioni che chiamano in causa l’eticità dell’impegno della classe dirigente e politica specie nella mancata assunzione di responsabilità e nel mantenimento di impegni con i cittadini.
Per tornare alle ragioni di perplessità esse sono anche di ordine storico. Le Regioni hanno visto la luce in Italia nella Costituzione del 1948, che tuttora ne costituisce il fondamento, grazie all’apporto fondamentale dei cattolici contro l’opposizione dichiarata dei liberali, eredi degli ideali risorgimentali, e la forte diffidenza dei partiti della sinistra, socialisti e comunisti. Ora è quanto meno sorprendente che nel preambolo la Regione riconosca una paternità ideale indiretta a movimenti storici che, in diversa misura, apertamente contrastarono la stessa idea autonomista e taccia del tutto il debito contratto con la tradizione del cattolicesimo democratico.
Si sottovaluta inoltre – continua Potenza – lo scenario internazionale che è caratterizzato a vari livelli e in varie forme (sino al terrorismo islamico) da un attacco senza precedenti ai popoli cristiani. Dunque la funzione dei preamboli nei testi costituzionali, cui avrebbe dovuto in qualche misura avvicinarsi il nuovo Statuto regionale, è quella di evocare un nucleo di valori o una memoria storica unitariamente condivisa per favorire il processo di integrazione della comunità. In questo il nuovo statuto rischia di fallire; per questo il preambolo appare come un’occasione mancata”.
La Dc – conclude la nota – è convinta che dall’associazionismo cattolico, dalla società civile che si richiama alle radici cristiane verrà un sussulto di reazione a quanto accaduto in Consiglio Regionale. Invitiamo i cattolici lucani a scrivere una lettera a tutti i consiglieri che hanno votato contro l’emendamento Pace (a favore hanno votato solo Bradascio, Mollica, Napoli e Rosa).
Donato Cappiello, Vice Coordinatore Provinciale di Potenza dei Popolari per l’Italia: “Sosteniamo ed approviamo la battaglia di Pace”
Il Vice Coordinatore Provinciale esprime la sua solidarietà e si dice pronto al referendum
“Sosteniamo ed approviamo in pieno la battaglia che il Consigliere Aurelio Pace ha portato avanti due giorni fa, all’interno del Consiglio Regionale circa le radici cristiane da emendare nell’Articolo 5 dello Statuto della Basilicata. Lo faccio a nome personale e del gruppo di amici e sostenitori che rappresento in un contesto provinciale ma che conferma, e ribadisce con forza, qualora ve ne fosse ancora bisogno, la necessità di difendere sempre e comunque le nostre radici cristiane da ogni attacco, perché è solo così che potremo tenere ben presenti le nostre tradizioni forti in vista di un presente e di un futuro che ci valorizzi e dia forza alla nostra terra”.
“Tutta la nostra solidarietà va all’attività che ha sempre contraddistinto il Consigliere Regionale Pace in Consiglio – ha aggiunto lo stesso Donato Cappiello – e che lo vede sempre in prima linea nel difendere i valori e le tradizioni della nostra Basilicata, compreso le nostre radici cristiane che non possono essere dimenticate, soprattutto da chi opera in nome dei cittadini che l’hanno sostenuto ed eletto, quando si tratta di scrivere strumenti fondamentali per la nostra crescita come la carta costituzionale regionale. Uno Statuto che si rispetti, davvero per noi lucani, e che ci rappresenti tutti non può prescindere dall’avere in se la consapevolezza delle nostre tradizioni e delle nostre radici e queste, lo ribadiamo forte, non possono non essere che quelle cristiane”.