Artigiani e piccole imprese italiane pagano l’energia elettrica il 34,2% in più rispetto ai loro colleghi europei. Il gap è sino a 2.980 euro ad impresa. E anche se a livello territoriale le imprese artigiane dei settori manifatturieri con spesa energia elettrica superiore al 2% del fatturato si concentrano principalmente al Nord, al Sud la disparità di trattamento fiscale che penalizza i consumi elettrici delle piccole imprese rispetto alle grandi aziende “frena” ogni possibilità di ripresa. In questo scenario si è svolta a Siracusa la IX edizione della convention formativa, Energies Winter School, organizzata dai consorzi Caem e Cenpi, strutture di acquisto energia del sistema Confartigianato, che da 15 anni operano per il risparmio della bolletta delle piccole imprese.
Rosa Gentile, vice presidente nazionale di Confartigianato, con delega al Mezzogiorno, che ha partecipato all’evento, ha citato il caso del titolare di impresa lucana che, secondo i dati del Centro Studi Confartigianato, paga l’energia elettrica 2.466 euro in più l’anno rispetto ai colleghi europei (media nazionale è di 2.259 euro all’anno in più rispetto agli imprenditori europei) collocando la Basilicata al nono posto nella graduatoria delle Regioni italiane per rank relativo al gap-impresa. L’Italia – ha sottolineato Gentile – ha il primato negativo in Europa per la bolletta elettrica più costosa a carico delle aziende. La tassazione energetica è pari al 18,8% del prelievo indiretto complessivo. Si tratta di un’anomalia che colpisce in particolare le piccole imprese le cui bollette elettriche sono gravate da una tassazione maggiore del 115% rispetto a quella delle grandi aziende energivore.
I Consorzi energia di Confartigianato, che da oltre 10 anni operano per consentire il risparmio energetico delle piccole imprese, si preparano ad affrontare l’appuntamento del primo gennaio 2018, quando, come previsto dal Ddl Concorrenza, finirà la tutela di prezzo del mercato dell’energia. Nati con una logica ‘bottom up’ per accompagnare le piccole imprese nel difficile percorso dell’approvvigionamento energetico, in vista del 2018, i Consorzi energia di Confartigianato sono chiamati ad un rinnovato impegno per l’integrazione sofisticata tra le attività svolte finora con servizi evoluti e a valore aggiunto per le imprese sul fronte delle politiche energetiche: dai certificati bianchi alle diagnosi energetiche, dagli interventi di adeguamento dei macchinari all’efficientamento energetico degli edifici, fino alle nuove modalità digitali di pagamento delle bollette e di misurazione dei consumi.
Confartigianato – ha sottolineato Gentile – sta accompagnando i Consorzi Energia in questo percorso di profonda innovazione dei servizi offerti alle imprese associate. Ma soprattutto si tratta di affiancare le imprese in un mercato dell’energia ancora opaco per quanto riguarda la convenienza delle tariffe, la confrontabilità dei prezzi, la qualità delle forniture e la chiarezza delle condizioni offerte.
Tra le sfide che attendono i Consorzi non c’è soltanto il traguardo del 2018 e l’acquisto delle commodities energetiche ma anche i target imposti dal pacchetto energia dell’Unione europea, noto come pacchetto 20-20-20: in pratica l’Ue si impegna a ridurre del 20% le emissioni di gas a effetto serra, a portare al 20% il risparmio energetico, e
aumentare al 20% la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili. Tutto questo significa uno straordinario impegno per i Consorzi energia sul tema delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica.
Il mercato libero dell’energia, sebbene siano passati 15 anni dall’inizio del processo di liberalizzazione – ha aggiunto Gentile – si caratterizza per la presenza di diverse problematiche che affliggono le imprese consumatrici e che offuscano i benefici della liberalizzazione del mercato stesso. Numerosi sono ad esempio i casi di maxi-conguagli su fatture per inconvenienti attinenti ai contatori. Le imprese hanno diritto ad avere bollette nei tempi concordati contrattualmente, dal contenuto chiaro e comprensibile e con una corretta attribuzione dei consumi. Per le imprese a minor consumo, gli effetti della misura governativa nota come “taglia bollette” appena varata non produce i benefici auspicati.
Piuttosto che rimuovere la tutela di prezzo occorre riformare il mercato e la tutela stessa rivedendo l’attuale legame tra venditore e distributore che penalizza gli operatori che offrono servizi energetici e imponendo offerte realmente confrontabili e misurabili tra loro. Basti pensare che, in moltissimi casi, il passaggio al mercato libero ha rappresentato un fattore di incremento dei prezzi dell’energia piuttosto che un’opportunità di risparmio per le Pmi; una contraddizione, se si tiene conto che l’apertura alla concorrenza avrebbe dovuto perseguire obiettivi di maggiore efficienza e riduzione dei costi per i clienti finali..
Non ci stiamo – ha concluso Gentile – ad essere usati come ‘bancomat’ per finanziare sconti e agevolazioni per le grandi imprese. Vogliamo sia applicato il Protocollo di Kioto: chi consuma più energia deve pagare di più. L’occasione per cambiare c’è: il Governo Renzi ha annunciato una riduzione del 10% del costo dell’energia, pari a 1,5 miliardi, per le piccole imprese. E allora ci aspettiamo una serie di interventi finalizzati a: eliminare le attuali sperequazioni su fisco e oneri di sistema in bolletta che penalizzano le piccole imprese rispetto alle grandi aziende, interventi selettivi sulle piccole imprese che non godono di sconti e agevolazioni, promuovere la generazione distribuita come modello generale di politica energetica, utilizzare la leva fiscale per migliorare efficienza e uso razionale delle risorse, finanziare le politiche industriali con la fiscalità generale e non con le bollette di Pmi e famiglie”.