Sono ancora i titolari delle pasticcerie e di laboratori artigiani i protagonisti del Natale 2015 con i nostri dolci tradizionali che conquistano le tavole. Da noi il principe della festa resta il calzoncello (panzerotto fritto ripieno di salsa di ceci o castagne lesse) insieme alla “regina” crespella. Ogni paese ha una sua tradizione di ingredienti e un suo nome dialettale per questi tipici dolci. “Se il nostro cibo va forte sulle tavole di tutto il mondo – sottolinea il Presidente di Confartigianato Antonio Miele – il merito è delle nostre aziende artigiane del settore, tra cui quelle specializzate nella pasticceria, che danno lavoro e contribuiscono all’economia locale. Un patrimonio economico e di tradizione culturale che va costantemente difeso e valorizzato”.
Le festività natalizie, stimolano gli acquisti: i consumi di alimenti, a dicembre, mostrano un valore di 15,2 miliardi, vale a dire 2,6 miliardi in più (+21,2%) rispetto alla media dei consumi mensili di tutto l’anno. I prezzi comunque rimangono sotto controllo: Confartigianato fa rilevare che ad ottobre 2015, a fronte di una crescita dei prezzi dei prodotti alimentari del 2%, i prezzi dei prodotti di pasticceria fresca crescono dell’1%, con una riduzione rispetto all’1,2% di ottobre 2014.Il cibo made in Italy piace sempre di più nel mondo. Soprattutto a Natale, quando all’estero le tavole si riempiono dei nostri dolci tradizionali. Nel 2014, tra panettoni, pandoro, cioccolato e varie prelibatezze, sono volati nel mondo prodotti per un valore di 279,7 milioni di euro.
“Ma è tutto il settore alimentare a vivere una stagione di successi a cui la Basilicata – continua Miele – dà il suo contributo. I dolci natalizi sono soltanto la punta di diamante delle nostre esportazioni di prodotti alimentari che nel 2014 hanno fatto registrare una crescita del 2,9% rispetto al 2013, per un valore complessivo di 20,7 miliardi. Tuttavia, ciò non significa che il settore sia immune da problematiche. Basti pensare all’entrata in vigore del regolamento comunitario sull’etichettatura, che non pochi pensieri sta creando alle nostre piccole imprese artigiane, o alla restrizione delle esportazioni verso la Russia. Possiamo solo immaginare a quali risultati si sarebbe potuti giungere in un contesto economico differente e più favorevole. Confartigianato è stata protagonista all’Esposizione universale dove ha portato l’eccellenza della produzione artigiana ed ha mostrato al mondo la qualità dell’autentico made in Italy .Una visibilità internazionale a questi ‘tesori del palato’. In particolare, il Mezzogiorno e la Basilicata – aggiunge – sono un ‘giacimento’ di specialità alimentari di qualità: appartengono infatti alla Basilicata ben 77 prodotti agroalimentari DOP e IGP a riprova che il Made in Italy agroalimentare e con esso il made in Basilicata hanno un grande potenziale. Esso conquista l’estero e nello scorso anno l’Italia ha segnato un record nel valore delle esportazioni agroalimentari a 34 miliardi di euro per effetto dell’aumento del 7 per cento delle esportazioni. Dunque tradizione ed innovazione possono rappresentare la chiave di svolta per il rilancio del comparto agroalimentare lucano (di cui il comparto artigiano è essenziale) che per l’export continua a dare segnali incoraggianti. Abbiamo un potenziale enorme tenuto conto che la quota dell’export alimentare del “made in Basilicata” è appena dello 0,1% dell’ammontare complessivo delle Regioni del Sud e che la tendenza del “mangiare italiano”, nonostante la crisi dei consumi, è comunque positiva.
Miele infine rinnova “la sfida delle piccole e medie imprese lucane di costruire intorno al “brand Matera” una sorta di “total quality”, il piacere del mangiar bene e del dormir bene a partire dalla realtà straordinaria della Città dei Sassi, con eventi, cultura, bellezze architettoniche e un buon tessuto commerciale da estendere sull’intero territorio regionale”.