“In Basilicata e nel Mezzogiorno rischiano di rimanere scoperti i bisogni di protezione sociale delle categorie più deboli come gli anziani, i disabili, le donne, i giovani, e i lavoratori flessibili che possono contare sempre meno sulla disponibilità di risorse pubbliche e che rischiano maggiormente di cadere sotto la soglia di povertà. E’ dunque necessario, nell’anno del Giubileo della Misericodia, come atto di solidarietà verso chi soffre, introdurre un sistema di voucher regionale per i servizi alla persona e alla famiglia”. E’ la proposta che viene dalla DC-Libertas Basilicata contenuta in una nota a firma del segretario regionale Giuseppe Potenza.
“Oggi c’è una domanda crescente di salute, assistenza, previdenza per avere la sicurezza di un futuro lungo e in buone condizioni. Seconda una ricerca del Censis – è scritto nella nota – a questa domanda risponde la «White Economy», cioè la filiera delle attività sia pubbliche che private riconducibili alla cura e al benessere delle persone. Ha ormai raggiunto un valore di 290 miliardi di euro, corrispondente al 9,4% della produzione complessiva nazionale. E sono 2,8 milioni gli addetti che operano in maniera diretta nei suoi diversi comparti. A questi vanno aggiunti i posti di lavoro che si generano «a monte» e «a valle» come indotto delle attività considerate, che innalzano il numero degli addetti totali a 3,8 milioni, pari al 16,5% degli occupati del Paese. In termini comparativi, la White Economy produce più dei settori delle costruzioni e dei trasporti, ed è seconda solo al commercio. La produttività (il valore aggiunto generato dalle attività comprese nella filiera rapportato al numero di persone che vi lavorano) è di 60.000 euro per addetto: un dato che colloca la White Economy sopra agricoltura, costruzioni, ristorazione, commercio e inferiore solo ad alcuni comparti del manifatturiero e del terziario avanzato. La filiera economica della cura, dell’assistenza e della previdenza per le persone è anche un formidabile volano di sviluppo per il Paese, perché genera rilevanti effetti moltiplicativi sul resto dell’economia. Ogni 100 euro spesi o investiti nella White Economy attivano 158 euro di reddito aggiuntivo nel sistema economico. E ogni 100 nuove unità di lavoro nella White Economy ne attivano ulteriori 133 nel complesso dell’economia italiana.
E’ da tempo depositato in Parlamento un disegno di legge (primo firmatario l’on. Giorgio Santini) sostenuto dall’Istituto don Luigi Sturzo – si legge ancora nella nota della DC-Libertas – da cui trarre spunto per una normativa regionale che si basa sostanzialmente su tre pilastri, ciascuno dei quali contribuisce in diversa misura a ridurre il costo dei servizi per la famiglia attraverso un unico titolo di credito: 1) le famiglie che acquistano a costo agevolato i servizi; 2) le imprese che erogano a costi agevolati prestazioni di welfare aziendale ai propri dipendenti o le banche in favore dei propri clienti; 3) le amministrazioni regionale e locali che erogano servizi alla persona a favore di persone bisognose e svantaggiate o servizi di conciliazione ai destinatari delle politiche del lavoro attraverso i servizi pubblici e privati del lavoro. In Italia il “mercato” dei servizi alla persona è caratterizzato da una forte presenza di lavoro irregolare, che sfiora secondo il 40%; e dalla mancanza di strumenti in grado di sostenere la domanda regolare di questi servizi, in barba al tanto invocato principio di sussidiarietà. Il fenomeno del lavoro nero coinvolge, secondo la Caritas, quasi il 40 per cento dei collaboratori domestici stranieri, quota che tende a crescere fra coloro che hanno ottenuto un titolo di soggiorno valido a causa dello scarso potere contrattuale dei lavoratori migranti, ma anche per le crescenti difficoltà economiche delle famiglie italiane.
In sintesi gli obiettivi della nostra proposta: rendere sostenibile un moderno sistema dei servizi alla persona attraverso la responsabilizzazione, il coinvolgimento e la valorizzazione di tutti i soggetti pubblici e privati del settore sociale e delle imprese al fine di mobilitare risorse aggiuntive a quelle pubbliche; far fronte all’incremento della domanda di servizi alla persona determinato dall’invecchiamento della popolazione, dall’aumento delle persone non autosufficienti, dalla maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro e dalla crescita di famiglie monoparentali; disporre di un modello universale, flessibile e personalizzato di voucher per l’erogazione dei servizi alla persona nel quale convergano gli analoghi sistemi gestiti dallo Stato, dalle regioni, e dai comuni.