Gli investimenti in agricoltura tra il 2008 e il 2014 sono crollati al Sud del 38,1 per cento (contro il meno 10,1 per cento del centro-nord); Il valore aggiunto per occupato al 2014 è a quota 49,3 (fatto 100 al centro-nord): da questi dati del recente rapporto Svimez riparte l’iniziativa della Cia-Confederazione Italiana Agricoltori che sabato 12 dicembre a Matera chiama a raccolta i presidenti e i direttori regionali di Basilicata, Campania, Calabria, Molise e Puglia e gli assessori regionali e A.G. Feasr delle cinque regioni del Sud (oltre che i parlamentari) per discutere di sviluppo rurale nelle regioni del Mezzogiorno e delle interazioni con i fondi Sie e Masterplan per il Sud.
Dopo l’assemblea nazionale dei dirigenti meridionali del 29 maggio scorso all’Expo2015 – dove l’agricoltura meridionale specie con l’agroalimentare di qualità è stata protagonista di numerose iniziative – la Cia ha scelto la “capitale europea della cultura 2019” per rilanciare la parola d’ordine: “l’agricoltura del Sud è l’unica leva per uno sviluppo duraturo e armonico non solo per il meridione, ma per l’intero paese”. E una conferma viene sempre dalla Svimez che registra come dall’agricoltura è venuto il primo segnale positivo in termini di Pil e di occupati. D’altra parte, l’agricoltura nel Sud contribuisce per il 4% alla formazione del valore aggiunto rispetto alla media nazionale del 2%. Ed è su questa strada che la Cia insiste: l’agricoltura nuovo motore di sviluppo.
Questa volta il mantra della carenza dei finanziamenti è un alibi. In ballo con il Masterplan Sud, i Patti che ciascuna Regione del Sud sottoscriverà con il Governo e i fondi Sie, c’è la gestione di una spesa pubblica per investimenti, destinata alle otto regioni del Sud, pari a 112 miliardi di euro, da impegnare entro il 2020 e da spendere entro il 2023: 32,2 miliardi di euro provengono dal bilancio dell’Unione europea (Fondi FESR ed FSE); 24 miliardi sono la quota di cofinanziamento nazionale; 4,3 miliardi il cofinanziamento delle regioni, cui si aggiungono 39 miliardi di euro del Fondo sviluppo e coesione nazionale 2014-2020 e altri 17 miliardi dello stesso Fondo relativi a risorse non ancora spese e risalenti alle programmazioni 2000–2006 e 2007-2013. Ma – è la ricetta della Cia – bisogna programmare interventi per un’agricoltura che non ha bisogno di sussidi, piuttosto di un ambiente favorevole allo sviluppo. E anche se non esiste un unico modello di agricoltura né un unico percorso di sviluppo agricolo, è possibile immaginare che, in relazione alle caratteristiche economiche e sociali e alle specificità ambientali di ciascun territorio, l’agricoltura possa dare un suo contributo allo sviluppo complessivo ed essere un driver vero e proprio dello sviluppo economico. Nel Mezzogiorno le premesse perché ciò avvenga sono sicuramente presenti.
La complessità dei problemi richiede una risposta complessa e articolata che coinvolge direttamente le Istituzioni e comporta la realizzazione di politiche di intervento pubbliche e private innovative ed integrate. A tale scopo il prossimo periodo di programmazione della PAC può contribuire in modo specifico, ma sicuramente è necessaria una visione più ampia che coinvolga ambiti diversi di intervento.
“Come Confederazione -sottolinea Alessandro Mastrocinque, vice presidente nazionale Cia, che chiuderà i lavori che saranno aperti dalla relazione di Domenico Mastrogiovanni del Dipartimento Sviluppo Agroalimentare e territorio della Cia – chiediamo una politica unitaria di sviluppo del Mezzogiorno che si condensa in: aggregazione delle imprese, ricerca, innovazione, tecnologie, apertura verso l’estero, politiche di attrazione, accesso al credito e trasporti. Per farlo serve anche la creazione di zone economiche speciali, ed è una richiesta che va rivolta all’Europa, e bisogna cambiare le condizioni in cui operano le imprese meridionali.
All’Expo2015 il presidente nazionale della Cia Dino Scanavino ha affidato un “messaggio” sempre più attuale: “Riteniamo che l’agroalimentare sia il settore strategico da cui ripartire. In primis nel Sud. Questo perché l’attività agricola nel Mezzogiorno -per caratteristiche, tradizione e qualità dei prodotti è un asset economico strategico; un patrimonio enorme sul quale poter fare leva per rispondere alle esigenze dei consumatori ed essere motore dello sviluppo locale”.
L’incontro si terrà presso la sala conferenze della Camera di Commercio di Matera (via Lucana, 82) con inizio alle ore 10.
Dic 11