Comunicazione urgente in Consiglio Regionale del presidente Marcello Pittella sull’emendamento presentato dal Governo nella Legge di Stabilità sull’articolo 38, sulla legge 239 del 2004 e sull’ articolo 35 del Decreto Sviluppo.
Il ricordo di Antonio Luongo si coniuga con la mia comunicazione di oggi relativa all’emendamento che il Governo nazionale propone all’interno delle Legge di Stabilità in relazione ai quesiti referendari proposti dalle Regioni sulle coltivazioni petrolifere offshore e non solo.
Antonio Luongo è stato tra coloro che per etica politica hanno saputo affrontare sfide difficili con il piglio pragmatico e l’approccio dell’uomo di Stato.
Sono convinto che il Consiglio regionale, nel rispetto dei ruoli, deve saper recuperare dall’esempio di Luongo l’approccio etico e il sentire che lo ha sempre animato, essendo esempio di grande senso di responsabilità.
Come uomini delle istituzioni però siamo chiamati a governare anche durante i momenti di maggiore debolezza del sistema istituzionale e democratico.
Lo Sblocca Italia e l’articolo 38 hanno animato il dibattito politico per più di un anno, insieme alla vicenda petrolio. Sullo Sblocca Italia il 4 dicembre dello scorso anno fummo chiamati in Consiglio regionale ad animare un dibattito sulla impugnativa. Vi furono momenti difficili, anche sul piano della tenuta emotiva. Il dibattito che si svolse dentro e fuori del Consiglio regionale fu comunque un segnale costruttivo, consegnato a chi è chiamato a governare partite difficili e complicate come queste. Non sono mancate polemiche e incomprensioni e una animazione sociale che ha provato a mettere in discussione la credibilità della politica, della Regione e del Governo nazionale.
Lavorammo non poco per far prevalere la linea responsabile di chi governa le istituzioni con processi di accompagnamento a questioni complesse, non solo per le sorti della regione ma anche per quelle dell’intero Paese.
Affrontammo quel momento con piglio responsabile e accompagnammo quella assunzione di responsabilità con iniziative istituzionali rivolte al Governo nazionale e per una riappropriazione di credibilità da parte delle Autonomie locali.
I Presidenti delle Regioni meridionali iniziano a vedersi, partendo il 15 luglio scorso da Policoro, nella incredulità di molti e in un clima caratterizzato da giudizi contrapposti.
A quella iniziativa, cui parteciparono anche parti datoriali, sindacali, consiglieri, sindaci seguì una forte azione istituzionale che diede vita ad una sorta di coordinamento tra sette regioni del Mezzogiorno.
Quel percorso inoculò il seme del ricorso alla prova referendaria, laddove l’interlocuzione col Governo non avesse sortito effetto. In questo modo abbiamo avviato un esercizio democratico in un tempo di difficoltà e crisi, anche delle politica, e abbiamo dato prova di tenuta istituzionale e di credibilità, è stato un lavoro combinato dei Presidenti delle Regioni per chiedere ascolto al Governo nazionale. In parallelo abbiamo avviato un lavoro importante con i Consigli regionali, anche attraverso la Conferenza dei Presidenti, per l’animazione di un dibattito politico nazionale, scevro di condizionamenti. Siamo riusciti ad allineare le azioni e il ruolo dei Consigli a quelli delle Giunte regionali e, nel tratto distintivo dell’esercizio democratico di una assise come la nostra, abbiamo raggiunto l’obiettivo. In questo modo, alla nostra ennesima richiesta fatta giovedì scorso di incontro urgente al sottosegretario De Vincenti e al ministro Guidi è stata disposta una convocazione ad horas presso la sala Verde di Palazzo Chigi. Con una interlocuzione ferma di molti presidenti di centrosinistra e di centro destra abbiamo recuperato la disponibilità a declinare un emendamento alla Legge di Stabilità che recupera i quesiti referendari.
Non è da trascurare il fatto che un referendum su questi temi possa determinare una frattura sociale, insieme all’incognita dell’approvazione della Corte Costituzionale, come pure resta un’incognita il tema del raggiungimento del quorum in un tempo di disaffezione al voto. Penso quindi che il Governo abbia voluto responsabilmente prendere atto dell’esigenza di riannodare i fili di una necessaria collaborazione interistituzionale, partendo proprio dal ruolo delle Regioni. Ciò nel tempo della riforma del Titolo Quinto, del ruolo dei territori e della società che ha diritto di concorrere al disegno del proprio sviluppo. Il risultato è quello di essere riusciti a costruire una consapevolezza che sarà discussa nella Legge di Stabilità su proposta del Governo e recependo le istanze dei cittadini, al netto delle cadute di stile che pure ci sono state in alcuni dei tanti momenti difficili vissuti sul territorio in questi mesi. Credo quindi che oggi possiamo scrivere una pagina importante sperando che queste ore portino ad una definitiva approvazione degli emendamenti proposti dal Governo.
A due anni da nostro insediamento siamo stati testimoni di una escalation piuttosto positiva che ci ha fatto passare attraverso il tunnel del Decreto Sblocca Italia e delle grandi riforme di sistema. Va dato atto al sottosegretario Vicari e al ministro Guidi di aver riconsegnato alla Basilicata lo sperato 30 per cento di Ires sulle produzioni aggiuntive previsto dal Memorandum del 2011. Abbiamo anche lavorato sulla Card benzina e sulla social card che recupera una fascia di società in disagio. Il decreto interministeriale che è alla firma recupera infatti le politiche attive del lavoro ex Copes. Tutto ciò attribuisce una vittoria all’intero Consiglio regionale. Attraverso il combinato dialogo e ricorso al referendum possiamo consegnare alla società lucana la possibilità di vedere un orizzonte più sereno. C’è un Governo che, al netto delle schermaglie politiche, guarda al Mezzogiorno e alla Basilicata con grande rispetto e lo dimostra il passo indietro compiuto in queste ore. Sono segnali che Antonio Luongo avrebbe salutato con favore, essendo stato egli stesso tra gli artefici di questi processi.
EMENDAMENTO SU TRIVELLE IN MARE, NOTA MARIA MURANTE (SEL BASILICATA)
Le proposte emendative del Governo Renzi alla legge di stabilità sembrano cambiare di molto il quadro sancito dallo Sblocca Italia. Innanzitutto, sarà necessario aspettare che tali proposte vengano approvate. Quindi verificare nel concreto cosa cambia – cosa potrà cambiare.
È quanto mai necessario essere cauti e vigili.
Siamo alle prese con un Governo e con un partito nazione che regge tutte le parti in commedia. Accentra le competenze ed estromette le regioni accelerando sullo sfruttamento delle risorse fossili; allo stesso tempo si oppone a se stesso con governatori – come Pittella in primis – che millantano grandi capacità relazionali con il governo, esultano per vittorie sfolgoranti e travolgenti… e quando soccombono tentano di minimizzare gli effetti negativi. Quindi apre a alla campagna referendaria grazie ai consigli regionali a propria maggioranza, con in testa alcuni presidenti degli stessi, tra cui si è distinto Lacorazza. Oggi, infine, presenta gli emendamenti contro se stesso.
Poco ci manca che – come fece Berlusconi con Scanzano – affidi alla propaganda di regime “le magnifiche sorti e progressive” dei risultati conseguiti da se medesimo contro se medesimo.
Va tutto male? Non lo crediamo ma diffidiamo dei facili entusiasmi e richiamiamo tutti al senso di realtà.
Veniamo al merito: cosa cambia? Viene proposto il blocco dei progetti entro le 12 miglia marine e si propone di cancellare la “strategicità, indifferibilità ed urgenza” delle attività petrolifere che avevano estromesso le Regioni; verrebbe meno il vincolo preordinato all’esproprio già nella fase di ricerca; si eliminerebbe il sistema delle proroghe, con limitazione delle attività di ricerca ed estrazione e con il coinvolgimento degli enti territoriali ai processi decisionali.
Per ciò che attiene l’eliminazione del ‘piano delle aree’ sulla programmazione delle nuove attività, previa Valutazione Ambientale Strategica, rimangono dubbi su ciò che potrà accadere nelle more e in caso di richiesta di rilascio dei titoli concessori unici senza il piano.
Ci chiediamo, inoltre, che cosa accadrà delle autorizzazioni già rilasciate dal Governo Renzi e dal partito Nazione alla Shell e altre multinazionali al largo delle nostre coste?
In pratica, gli emendamenti proposti dal Governo (contro se stesso) “bloccano” il famoso progetto Ombrina Mare, del gruppo britannico Rockhopper, ma probabilmente “fanno salve” le autorizzazioni già rilasciate.
Siamo il solito paese (regione) di Arlecchino. Infatti, per ciò che attiene alla Basilicata, sia lecito preoccuparci ancora un po’ di più. Il processo decisionale “dal basso” e il coinvolgimento dei territori non potrebbe essere mai considerato un male ma, abituati come siamo ai nostri Arlecchini che hanno fatto scempio del territorio quando avevano tutti i poteri e le possibilità per evitarlo, la preoccupazione è d’obbligo.
La Regione avrebbe la possibilità di intervenire attraverso le sue competenze. Finisca il balletto e si cominci a dire cosa si vuol fare nel merito. A partire dalle nostre proposte di legge – che pongono limiti alle emissioni nocive, limiti al consumo del suolo e istituiscono il registro regionale tumori – per le quali abbiamo raccolto migliaia di firme e che oggi languono in Consiglio.
EMENDAMENTO SU TRIVELLE IN MARE, NOTA LATRONICO (CONSERVATORI E RIFORMISTI)
“ Il governo modifica le norme che aveva approvato con lo ‘sblocca Italia’ in materia di autorizzazioni petrolifere per un calcolo assolutamente politico, temendo l’esito dei referendum richiesti dai consigli regionali. Questo episodio conferma come il governo Renzi si muova più per motivi di consenso elettorale che per ragioni strategiche. Naturalmente non ci fidiamo molto, perché sono tante le questioni aperte sia sulle attività petrolifere in mare, oltre le 12 miglia, che sulle competenze regionali che a breve saranno travolte dalle nuove norme costituzionali che sottraggono alle Regioni le competenze in materia ambientale ed energetica”. Lo ha dichiarato l’on. Cosimo Latronico (Cor), componente della Commissione Bilancio della Camera. “Disinnescati i referendum, che i Consigli regionali hanno attivato, con la nuova carta costituzionale si vedrà. Intanto si salvaguardano tutti i titoli già concessi. Quanto alle trivelle nel mar Ionio si tratterà anche di chiarire se le autorizzazioni rilasciate sono situate oltre le 12 miglia e se sono assimilabili a titoli abilitativi, salvaguardati dalla normativa. Un governo che fa del tatticismo la sua strategia non può che preoccuparci”.
EMENDAMENTO SU TRIVELLE IN MARE, NOTA OLA
La Ola, Organizzazione lucana ambientalista, in merito all’emendamento del governo Renzi, ancora da approvare con legge, invita ad essere più cauti circa le valutazioni e gli effetti che esso produrrebbe sul territorio della Basilicata e nel Mar Jonio, anche alla luce dei facili entusiasmi istituzionali e non, sui media locali e nazionali.
Da una prima lettura della bozza provvisoria circolante dell’emendamento anti-referendum proposto dal governo Renzi, si evince come:
a) l’emendamento escluderebbe i “titoli abilitativi già rilasciati”: nella sostanza tutte le ricerche, le istanze di ricerca e le concessioni idrocarburi in Basilicata nel mar Jonio e in terra ferma sono già di
competenza del ministero dell’ambiente e non più della Regione Basilicata. L’iter per la VIA (Valutazione di Impatto Ambientale), dopo il 31 marzo 2015, per effetto della legge sblocca Italia, è infatti
passato di competenza del ministero dell’ambiente. L’emendamento non modifica questa procedura.
b) l’emendamento non riguarda le Intese: resta infatti valido l’iter della Legge di Stabilità in vigore con pareri e intese delle Regioni non vincolanti. Per quanto riguarda il ripristino nell’emendamento
governativo del divieto di ricerca ed estrazioni di idrocarburi all’interno delle 12 miglia marine, non è chiaro inoltre se l’emendamento del governo faccia o meno divieto anche per quei titoli
minerari per i quali è già stata rilasciata l’autorizzazione VIA.
c) la cancellazione del “carattere di interesse strategico ed indifferibilità delle opere petrolifere” è strumentale per il governo: la cancellazione dell’interesse strategico e della indifferibilità delle
opere petrolifere per la Ola è strumentale da parte del governo Renzi.
Ciò al fine di evitare che sortisca effetto il ricorso alla Corte Costitruzionale inoltrato da alcune Regioni, esclusa la Basilicata, il cui consiglio regionale decise il 4 dicembre 2014 di non ricorrere alla
Consulta nonostante la manifestazione dei “diecimila” a Potenza. Il governo Renzi ha in sostanza”neutralizzato”, in attesa che il Parlamento approvi definitivamente la modifica del Titolo V della Costituzione, già approvato dal Senato, l’abolizione in toto dell’articolo 38, sul quale
la Corte Costituzionale si pronuncerà a Marzo 2016.
d) la cancellazione del Piano delle Aree è favorevole agli interessi delle compagnie petrolifere: per la Ola, l’emendamento anti referendum proposto dal governo Renzi recepisce quanto chiedono da tempo le
compagnie minerarie circa la “semplificazione” degli iter burocratici di autorizzazione presso i ministeri, scongiurando che le autorizzazioni possano essere “riviste” alla luce del Piano delle Aree o limitare
attività petrolifere future in Italia