Riceviamo e pubblichiamo una nota del giornalista materano Nino Grilli sul tema sempre attuale già affrontato nei mesi scorsi, quello che riguarda la libertà d’informazione e i cosiddetti “poteri forti”.
Torniamo sulla tanto bistrattata libertà d’informazione. Torniamo anche sulla realtà esistente nella regione lucana. Credo che non sia mai abbastanza esprimersi a tal proposito per definire situazioni imbarazzanti che caratterizzano il connubio tra realtà lucana e libertà d’informazione. Concetti che appaiono piuttosto astratti a molti, ma soprattutto a molti che sostengono di occuparsi di libera e corretta maniera di fare informazione. Etica e deontologia professionale in tali argomentazioni spesso appaiono condizionati dalla sudditanza a presunti e deleteri cosiddetti “poteri forti”. La volontà di affidarsi alla vera libertà d’informazione è altresì una vera scelta di vita. Anche a costo di subirne delle conseguenze spiacevoli. In Basilicata, purtroppo, la realtà è ben diversa! I cosiddetti “poteri forti” riescono a prevalere sulla vera libertà d’informazione. Esiste un perverso sistema che sopravvive proprio in virtù della mancanza di coraggio da gran parte di chi si occupa d’informazione a voler affermare il principio della veridicità dei fatti, degli accadimenti e di occuparsi di squallidi personaggi che quotidianamente affliggono e deteriorano la comunità lucana. Ci sono situazioni al cui confronto realtà regionali più affermate sul piano della corruzione, come quelle esistenti nelle regioni limitrofe o in quelle insulari, appaiono meno dannose. Situazioni che certa informazione locale continua a sottovalutare, spesso volutamente, probabilmente per non inimicarsi i famigerati “poteri forti”. La falsa politica, insani poteri giudiziari riescono a imbavagliare chi ha l’ardire di scrivere raccontando, anche con il supporto di esatta documentazione vicende scabrose che la libera informazione ha il dovere di porre all’attenzione della pubblica opinione. Un dovere che dovrebbe essere sostenuto, in maniera opportuna, dall’Ordine dei Giornalisti, spesso distratta e poco intenzionata a farsi carico di simili responsabilità. E’ pur sempre anche una questione di coscienza e di coraggio, ma è anche questione di persone che coscienza e coraggio devono possederla in qualche maniera, altrimenti non c’è speranza alcuna per avere un pur minimo sostegno. Sintomatica è la vicenda personale (di chi scrive e di un altro collega giornalista) che sta vivendo un percorso tormentato, nell’indifferenza totale dell’ordine professionale. Per mera fortuna è sostenuta egregiamente da un legale volenteroso che ha preso a cuore la questione, nella convinzione di un sostanziale difesa proprio della libertà d’informazione. Il punto fondamentale è proprio questo: non c’è da sostenere due giornalisti solo per il gusto di farlo, ma da sostenere è la libertà d’informazione che riguarda tutti coloro che amano questo mestiere e lo fanno con coraggio e coscienza professionale. Se non si comprende questo principio, allora non rimane che rassegnarsi a una deprecabile forma di fare informazione: tacere su tutto o scrivere in obbedienza alla sudditanza dei più volte nominati “poteri forti”, consentire che la comunità lucana continui a sottostare alla prepotenza e alla dilagante corruzione e persino, come è già capitato, di correre il rischio di subire conseguenze anche per quello che non si scrive o ancora di subire il classico processo alle intenzioni, alla subdola interpretazione di espressione. E’ una scelta di vita! A tutti coloro che vivono e oprano nel settore dell’informazione pongo questa mia riflessione: qual è la vostra scelta di vita?
Dic 19