Referendum abrogativi: una memoria (segreta) prima del giudizio della Corte Costituzionale. Di seguito la nota integrale.
Prosegue il cammino dei sei quesiti referendari abrogativi deliberati dai 10 Consigli Regionali. Il 28 dicembre, tutti i delegati, si sono riuniti per un aggiornamento dovuto agli emendamenti del governo approvati nell’ultima legge di stabilità.
Nonostante i facili entusiasmi dei giorni precedenti, tuttora vivi, permangono non poche perplessità sugli effetti che gli emendamenti renziani hanno avuto sull’impianto dei quesiti. La complessità delle questioni e le diverse sfaccettature che emergono aprono una serie di scenari di difficile interpretazione. Proprio per queste ragioni la Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome ha deciso di dare mandato al Prof. Mangiameli per la produzione di una memoria da inviare alla Corte Costituzionale prima del pronunciamento definitivo.
Come affermato dallo stesso Mangiameli, le modifiche legislative inserite nella legge di stabilità 2016 assorbono parzialmente le proposte referendarie, in particolar modo, rispetto al secondo quesito (sterilizzazione del piano delle aree – co. 1-bis art. 38 Sblocca Italia), al terzo ( doppio rilascio dei titoli concessori – co. 5 art. 38) ed al sesto quesito (durata di vita utile del giacimento – art. 35 d.l. sviluppo). Salta quindi la programmazione, si profila una sorta di doppio regime per il rilascio dei titoli e, con l’eliminazione delle proroghe, si estende lo sfruttamento del giacimento fino all’esaurimento dello stesso, con implicazioni anche in materia di diritto dell’UE (alterazione della concorrenza).
Bisogna poi tener conto del giudizio della Corte Costituzionale sull’art. 39 della l. 352/1970, che prevede lo stop del referendum se, prima della data dello svolgimento dello stesso, le disposizioni di legge cui il referendum si riferisce siano state abrogate. La Corte Costituzionale ne ha dichiarato la parziale illegittimità (19/05/1978 n. 138) limitatamente alla parte in cui non prevede che se l’abrogazione venga accompagnata da altra disciplina della stessa materia, senza modificare né i principi ispiratori della complessiva disciplina preesistente né i contenuti normativi essenziali dei singoli precetti, il referendum si effettui sulle nuove disposizioni legislative.
Sono questi gli elementi che dovranno essere presenti nella memoria che Mangiameli invierà alla corte costituzionale, memoria che purtroppo sarà segreta fino a quel momento e non potrà beneficiare del contributo attivo dei delegati (nonostante la mia richiesta di poterne prendere visione qualche giorno prima della deposizione). Come vedete, gli emendamenti di Renzi non hanno fatto altro che complicare ulteriormente la questione e gettare un pò di fumo negli occhi di chi, troppo ingenuamente si è accontentato di questo piccolissimo passo indietro. La verità è sempre la stessa: solo i referendum possono mettere un paletto definitivo alle piroette del ducetto fiorentino.
Gianni Perrino