Carmine Vaccaro, segretario regionale UIL Basilicata: L’anno che verrà per il lavoro. Di seguito la nota integrale.
Il 2015 si chiude con l’ennesimo rapporto a tinte fosche sul lavoro: nel periodo 2008-2015 – secondo il Centro Studi ImpresaLavoro – in Basilicata si sono persi 5.224 posti con un decremento del 2,69% degli occupati. Il numero dei lavoratori occupati in Italia è complessivamente calato di 656.911 unità: ben 486mila posti di lavoro sono stati persi al Sud e nelle Isole, 249mila nelle regioni del Nord, mentre il Centro (grazie ai 116mila posti di lavoro in più registrati in Lazio) fa segnare un dato in controtendenza, +78mila. Poche regioni italiane hanno oggi livelli occupazionali vicini a quelli fatti segnare prima della crisi.
Gli avviamenti al lavoro degli ultimi mesi del 2015 non segnano, secondo il nostro Centro Studi, alcuna sostanziale crescita. Cambia invece la composizione di “come” le aziende assumono: cresce il tempo indeterminato (+ 21,2 %) contratti attivati, che assorbe in parte l’apprendistato e crollano del 45,2 % le collaborazioni) mentre “tiene”, ancora, il contratto a termine che rimane naturalmente la tipologia più utilizzata (70%) e che non sembra ridimensionarsi quantitativamente.
Preoccupa, in linea generale, la continua erosione del lavoro “femminile” che cala anche in quadro di sostanziale stagnazione. Dunque dati non confortanti ed in linea con la bassa crescita della ricchezza prodotta. Ancora più preoccupante è il confronto con il 2014 in quanto questo è l’anno dei generosi (e generalizzati) incentivi previsti dalla legge di stabilità del 2015.Infatti se si incrociano questi dati del Ministero (comunicazioni obbligatorie ) dell’ultimo trimestre 2015 con quelli dell’Inps emerge che, nel terzo trimestre dell’anno che sta per finire, sono stati nel Paese 261.655 i contratti incentivati ( circa il 50% di tutti gli avviamenti a tempo interminato) di cui 62.677 per le trasformazioni (da tempo determinato e/o collaborazioni).
Se si considera quanto siano costati alla collettività questi incentivi (quasi 2 miliardi nel 2015,oltre 3 negli anni successivi) non si può non sottolineare come solo con vere e durature politiche di crescita si potra’ favorire maggiore e buona occupazione.
La UIL nel 2016 rimetterà il lavoro al centro di ogni iniziativa e di qualunque discussione, con il Governo nazionale e con la Regione, su quelle che devono essere le politiche di rilancio e sviluppo di nostri territori.
Riteniamo che il Governo e la sua condotta a riguardo siano ancora distanti dal raggiungere un benché minimo traguardo, considerando noi inadeguata la sua azione, lenta e spesso senza un’idea chiara alla base. Assistiamo a un semplice spostamento di risorse da un intervento all’altro, magari con qualche razionalizzazione e velocizzazione, ma senza che siano messe in campo risorse aggiuntive e investimenti che davvero farebbero la differenza. In sostanza si affida alla “flex”, e non alla “security”, il bisogno di innovazione.La UIL, dal suo canto, pretende che vengano aggiunti impegni economici ulteriori a quelli esistenti, così da poter concretamente dare avvio ad un processo di sviluppo. La nostra idea è conclamata e rimane la stessa dal primo momento in cui si è cominciato a discutere di Sud e di ripresa del Mezzogiorno.
Questa è la nostra idea: il problema Meridione ormai è esploso e reclama interventi. E se il Meridione non riparte, l’Italia resta ferma. Renzi ha chiamato a sé i Governatori delle Regioni meridionali per lavorare al cosiddetto Patto per il Sud, tentando di dare slancio all’economia di quel territorio. Ebbene, nuovamente, vediamo tanti proclami, tanta propaganda ma poca, pochissima strategia ed errori di impostazione proprio nella selezione e nelle ipotesi di attuazione degli interventi.
Noi lavoreremo perché il 2016 sia davvero l’anno della ripresa per il lavoro e lo sviluppo.