Lo studio Svimez sulla qualità della pubblica amministrazione, nel disegnare un’Italia divisa in due con la Basilicata agli ultimi posti della graduatoria, conferma la conseguenza negativa di una scarsa qualità della vita delle imprese, costrette a lavorare in un ambiente privo di infrastrutture materiali e immateriali, di dotazioni sociali ed economiche, di tempi certi di evasione delle pratiche burocratiche, di scarsa trasparenza, di corruzione e illegalità.
Lo scollamento tra Centro-Nord e Centro-Sud, dunque, non riguarda soltanto la crescita economica, ma anche la qualità delle istituzioni pubbliche, anche se le due cose in parte coincidono, come dimostrato dagli effetti negativi sull’attività delle imprese.
Lo studio Svimez dice che su una scala da 0 a 4, nel 2012, la Basilicata è al 15° posto con 0,41. Questo la dice lunga sulla necessità di politiche di coesione che riducano le differenze fra territori non solo dal punto di vista economico ma anche da quello dell’efficacia ed efficienza delle istituzioni pubbliche, con una pubblica amministrazione che, al di là delle buone professionalità che ivi lavorano, è ancora molto indietro rispetto alle regioni del Centro-Nord.
È evidente, dunque, che o si cresce tutti insieme o non si cresce affatto e che il Mezzogiorno diventa una zavorra per l’intero Paese, pur avendo le potenzialità per diventarne un traino.
La prima esigenza di un sistema imprenditoriale sano non è quella di avere incentivi e finanziamenti, ma quella di lavorare in un contesto ambientale idoneo all’intrapresa economica, in cui la pubblica amministrazione funga da facilitatore dei processi economici, anziché da freno. Spesso le nostre imprese non sono competitive proprio a causa di ciò.
C’è però un aspetto che accomuna il Mezzogiorno al resto del Paese. In Italia si fa troppa politics e poca policy, cioè badiamo più a cercare il consenso popolare che a cercare di risolvere i problemi. Un esempio su tutti? Le politiche di sgravi fiscali a tempo, invece che combattere l’evasione fiscale, costituiscono palliativi per le imprese sane e preservano i serbatoi di voti dei politici.
Gen 14
Mi trovo perfettamente d’accordo on le riflessioni della CONFAPI di Matera. In effetti le “politiche” per la crescita della Nazione Italia, non produce in maniera omogenea i “benefici” proclamati e mai riscontrati. La forbice tra il CENTRO-NORD ed il SUD, si è allargata. Perché’ Forse al SUD non ci sono capacità imprenditoriali all’altezza di quelle del CENTRO-NORD? Penso proprio di no! Mi pongo una domanda: “COME MAI LA BASILICATA CHE HA RISORSE NATURALI COME L’ACQUA, IL PETROLIO, IL TURISMO, RICCHEZZE CHE QUALSIASI ALTRA NAZIONE (DICO NAZIONE) VORREBBE HA UN TERRITORIO PICCOLO MA MOLTO RICCO, E’ UNA DELLE REGIONI PIU’ POVERE D’ITALIA?”. Perché oltre ai problemi che ha la Nazione Italia, la Basilicata ha in più la burocrazia che fa passare un diritto del cittadino come “una concessione di favore”. Già solo questo, spezza le gambe a chiunque ha in mente di intraprendere una iniziativa. Sul fronte dell’evasione fiscale, tolto qualche proclamo di circostanza che il Presidente del Consiglio lancia a dosi quasi farmaceutiche, non ha prodotto nulla. La verità è che il problema dell’evasione fiscale non si vuole risolvere. Il metodo per raggranellare risorse finanziarie è sempre lo stesso: SPARARE NELLA MASSA PERCHE’ E’ PIU’ FACILE COLPIRE. Una vera politica fiscale, non esiste; una vera politica di freno all’evasione non esiste e non può esistere perché i primi evasori sono i nostri governanti che oltre ad essere politici hanno anche interessi economici quindi, mai prenderebbero provvedimenti contro loro stessi. Si è letto che saranno inviate avvisi di accertamenti per i 730/2015, ma ci rendiamo conto chi si vuole colpire? La grande impresa le lobby non verranno mai toccate, saranno sempre i poveri cristi a pagare e portare la croce. Questa è l’Italia, questo è il Sud, questa è la BASILICATA.
nino silecchiaìa