Domenica 31 gennaio, in pomeridiana ore 18:00, al Teatro Duni di Matera e lunedì 1 febbraio, ore 21:00, al Teatro Francesco Stabile di Potenza, andrà in scena lo spettacolo “Milite Ignoto quindicidiciotto” di e con Mario Perrotta. Lo spettacolo che inaugura la sessione #ri-pensamenti dedicata al teatro civile e di narrazione, proposta dalla stagione teatrale organizzata dal consorzio Teatri Uniti di Basilicata, questo anno
in occasione dell’anniversario del centenario della Grande Guerra, affronta il tema dei conflitti, presenti e passati, ideologici e morali che interessano la società moderna. “Milite Ignoto”, finalista al Premio UBU 2015 come migliore novità italiana, è stato inserito tra gli eventi del programma ufficiale per le commemorazioni del Centenario della Prima Guerra Mondiale a cura della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Struttura di Missione per gli Anniversari di interesse nazionale.
Mario Perrotta con la collaborazione alla regia di Paola Roscioli, ha tratto il suo materiale da Avanti sempre di Nicola Maranesi e dal progetto La Grande Guerra, i diari raccontano a cura di Pier Vittorio Buffa e Nicola Maranesi. La produzione è firmata Permàr- Archivio Diaristico Nazionale- dueL- La Piccionaia.
Il regista ha espresso: “Con questo spettacolo ho voluto indagare un pezzo di storia misconosciuto, anzi, volutamente cancellato perché, come sempre, la storia la scrivono i vincitori. E fu così anche nel 1918: si insabbiò la vicenda dei trentini e dei giuliani che combatterono onestamente come soldati austriaci di lingua italiana, per rendere trionfale la questione irredentista e la conquista di Trento e Trieste. Ma i numeri parlano chiaro: 65.000 arruolati di lingua italiana con l’Imperatore d’Austria e solo 1.700 irredenti che passarono a combattere con l’Italia. Ma non è finita: perché nessuno ci ha mai raccontato che gli austriaci di lingua tedesca, appena l’Italia entrò in guerra, deportarono, nel giro di 24 ore, i loro stessi connazionali di lingua italiana – 130.000 donne, vecchi e bambini – e li ammassarono nei primi campi di concentramento della storia contemporanea, le cosiddette “Città baracche”, lasciandoli a deperire in condizioni penose per 3 anni, fino alla fine del conflitto. E infine: tornati dai campi di concentramento, donne vecchi e bambini sopravvissuti, scoprirono di essere diventati italiani di lingua e di fatto e scoprirono che nessuno sapeva dirgli che fine avessero fatto i loro cari mandati al fronte dagli austriaci, austriaci la cui macchina burocratica, intanto, era andata distrutta sotto i colpi della sconfitta. E allora, donne e anziani si rimboccarono le maniche e ripartirono ancora, destinazione Monti Carpazi sull’ex fronte russo, a cercare tra le rocce un bracciale, un anello, un foglio di carta, una medaglietta, che gli permettesse di riconoscere un fratello, un marito, un figlio.
Alla storia nascosta di questi uomini dedico questo spettacolo e l’impegno mio e dei miei compagni di viaggio che hanno affrontato con passione questa messa in scena tra parole e musica.
Ho scelto questo titolo, Milite Ignoto, perché la prima guerra mondiale fu l’ultimo evento bellico dove il milite ebbe ancora un qualche valore anche nel suo agire solitario, mentre da quel conflitto in poi, anzi, già negli ultimi sviluppi dello stesso, il milite divenne, appunto, ignoto. E per ignoto ho voluto intendere dimenticato: dimenticato in quanto essere umano che ha, appunto, un nome e un cognome. E una faccia, e una voce.
Gen 29