In riferimento alla nota diffusa dai partiti Prc, Sd e Pdci e pubblicata in data odierna, il Sindaco di Matera Emilio Nicola Buccico, ha così dichiarato:
“Pretestuosa, inutile e provocatoria la dichiarazione che ha fatto la sinistra estrema:
le parole pronunciate dal Sindaco in Piazza Vittorio Veneto costituiscono il pensiero dell’Amministrazione e della città sui tragici eventi del 21 settembre 1943”.
“Pretestuosa, inutile e provocatoria la dichiarazione che ha fatto la sinistra estrema:
le parole pronunciate dal Sindaco in Piazza Vittorio Veneto costituiscono il pensiero dell’Amministrazione e della città sui tragici eventi del 21 settembre 1943”.
“Il 21 settembre non deve essere solo un momento di culto e ricordo, ma deve rappresentare la valorizzazione dei sentimenti che noi materani viviamo”. Così il Sindaco di Matera Emilio Nicola Buccico ha esordito nel corso del suo intervento questa mattina in piazza Vittorio Veneto, in occasione della ricorrenza del 21 settembre. “Ricordiamo le gesta del 1943, la nostra storia, e in tal senso la medaglia al valore militare è solo un piccolo dettaglio rispetto a quanto accadde in quell’epoca. Oggi, valori come quelli della libertà, dell’uguaglianza e della tolleranza contraddistinguono Matera come città della pace e dell’accoglienza. L’Amministrazione Comunale sta profondendo un forte impegno sociale nel dare ospitalità ai circa duemila cittadini stranieri che hanno scelto Matera – ha affermato il primo cittadino -, ma al tempo stesso invoca il rispetto delle regole e del vivere civile. Da una giornata come quella odierna, in cui la storia ripropone i suoi valori, e dalla lezione del 21 settembre, cerchiamo di trarre il sentimento dell’accettazione della democrazia e della libertà, di entrare nel cuore dei problemi e di trovare la maniera migliore di intervenire per risolverli”.
Programma 21 settembre 2008
Ore 10, deposizione di corone di alloro al cippo di via Lucana
Ore 10,15 deposizione di corone di alloro alla lapide di via Lucana, altezza ex immobile "stazione elettrica.
ore 10,30 deposizione corone di alloro alla lapide di via Cappelluti – altezza immobile Camera di Commercio, alla presenza di Autorità e Associazioni Combattentistiche e d'Arma
ore 10,45 concentramento Autorità e Associazioni Combattentistiche e d'Arma, rappresentanze Forze dell'Ordine, Gonfaloni.
Onori al rappresentante del Governo
Deposizione corone di alloro al monumento ai Caduti e alla Lapide
intervento del sindaco di Matera Emilio Nicola Buccico
ore 11,30 Santa Messa celebrata da Sua Eccellenza Mons. Salvatore Ligorio nella chiesa di San Domenico.
LA CRONACA DELLA GIORNATA CHE SEGNO' L'INSURREZIONE DEI MATERANI CONTRO L'OPPRESSIONE NAZIFASCISTA
MILIZIA
21 SETTEMBRE – mattina e primo pomeriggio
La mattina, due soldati materani, Tataranni Pietro e Farina Natale, rientravano a casa attraversando la campagna tra Santeramo in Colle e Matera. Nonostante l'invito di un contadino incontrato in una masseria a non andare in città per la presenza dei tedeschi ed il rischio di essere arrestati, verso le ore 13 i due proseguirono decisi. Nel primissimo pomeriggio, verso le ore 16, furono visti passare sopra un sidecar tedesco, che si dirigeva verso la Milizia. Farina Francesco, padre di Natale, avvisato dell'accaduto si precipitò verso la Milizia con 50.000 lire per riscattare la vita del figlio, ma fu trattenuto insieme agli altri.
VIA SAN BIAGIO – PIAZZA VITTORIO VENETO – VIA CAPPELLUTI
ORE 16.00 – 19.00
Le azioni di guerriglia contro le truppe tedesche ebbero inizio in via San Biagio, nella oreficeria di Caione Michelina, a seguito delle minacce di due soldati tedeschi di farsi consegnare alcuni oggetti. Nel piccolo negozio irruppero alcuni militari italiani che cercarono di convincere i tedeschi ad uscire, ma la reazione di questi fu minacciosa, non lasciando dubbi sull'imminente uso delle armi. Il coraggio degli italiani impedì questo epilogo ed i due tedeschi furono anticipati e sparati. Uno di loro cadde nel negozio e l'altro fu colpito mentre cercava di fuggire. In un primo momento, quest'ultimo fu nascosto sotto l'arco di Via Rosario e successivamente sulle scale della cosiddetta "scaricata", poco più avanti. Dal libro di Vito Sebastiani, si apprende che si trattava dei soldati Karl Reigler e Olen Gent Kupwess.
1) MANICONE EMANUELE, 44 anni
2) RUTIGLIANO VINCENZO, 41 anni
3) BENEVENTI RAFFAELE, 48 anni
Contemporaneamente, poco distante, nella sala da barba di Nicola Campanaro, in Piazza Vittorio Veneto, un altro soldato tedesco fu vittima della reazione popolare. In questa vicenda, è Manicone Emanuele (ex combattente ed esattore della Società Lucana di Elettricità), che, pervaso dal desiderio di incitare la popolazione a ribellarsi ai soprusi dei tedeschi ed a cacciarli, entrò nella sala puntando la sua pistola contro il tedesco, tirò il grilletto, ma si apri il caricatore e caddero tutti i proiettili. Allora Manicone uscì furioso dal locale e rientrò poco dopo ancora più infuriato brandendo una baionetta con la quale lo trafisse, lasciandolo ferito per terra. Vito Sebastiani precisa che era il maresciallo austriaco Michael Alfons, 19enne, studente universitario di medicina.
Seguì una violenta guerriglia che durò circa tre ore nei pressi del Palazzo del Governo, che i tedeschi intendevano occupare e che i militari italiani difendevano con le armi. Lo stesso Manicone fu chiamato dai pochi finanzieri disarmati che erano di guardia al magazzino in piazza Vittorio Veneto e gli fu chiesto di informare dell'accaduto il comandante della stazione, che allora si trovava in via Cappelluti. Così fece e riuscì ad avvertire i finanzieri, che disseppellirono le armi nascoste nell'orto e, insieme al Manicone, uscirono armati in quattro dalla caserma, fra cui Rutigliano Vincenzo. Nascosti dietro le siepi del giardino della Camera di Commercio, gli italiani intrapresero difficili combattimenti contro i tedeschi, che erano più numerosi e meglio armati. Con coraggio e determinazione, affrontarono uniti la situazione per molto tempo, fino a quando, all'altezza di Via Torraca, sei soldati a bordo di due motocarrozzette tedesche spararono con le loro pistole mitragliatrici sugli italiani, che risposero al fuoco. Rutigliano cadde senza vita e Manicone, gravemente ferito, riuscì a raggiungere una casa di via Torraca, dove spirò poco dopo. Nel frattempo, anche il Dott. Raffaele Beneventi (farmacista) si armò e prese parte alla guerriglia sparando dalla finestra della sua abitazione, in via Torraca, ma anch'egli fu colpito a morte dalle raffiche e restò penzoloni dalla sua finestra. Durante questi furiosi combattimenti, i materani furono sorpresi dal boato di una potente esplosione, ma nessuno sapeva ancora che era saltata in aria la caserma della Milizia.
Nella concitazione di quei momenti, il sedicenne Vincenzo Luisi, impiegato dell'U.N.P.A. (Unione Nazionale protezione Antiaerea) in servizio presso la Prefettura, incuriosito dagli spari uscì per vedere cosa stesse succedendo, forse pensando che fossero arrivati gli alleati, ma non fece più ritorno.
La torretta del campanile della chiesa Materdomini, servì a Di Cuia Nicola a stabilire la sua strategica postazione, dandogli la possibilità di tenere sotto controllo la piazza con fucili e bombe a mano e di fare fuoco sui tedeschi, impedendo loro di avvicinarsi alla Prefettura.
FRANCESCO PAOLO NITTI
La guerriglia, ormai, imperversava per le strade della città e coinvolgeva sempre più la popolazione, semplici cittadini ed anche i militari. Senza esitare, il valoroso sottotenente F.P. Nitti distribuiva le armi e le munizioni, incitava a difendere la Prefettura, organizzava le azioni e provvedeva ai rifornimenti delle munizioni.
SOCIETA' ELETTRICA
21 SETTEMBRE – ORE 17
Un gruppo di circa sessanta tedeschi, con lo scopo di lasciare la città senza energia elettrica, circondò la sede della S.L.I.I. e cercò, senza riuscirvi, di farla saltare dopo averla minata. I presenti furono costretti ad uscire e furono mitragliatli senza motivo e senza pietà. Caddero senza colpa:
1) FRANGIONE MICHELE, 19 anni
2) FRANGIONE SALVATORE, 46 anni
3) PAPINI RAUL, 47 anni
4) ZIGARELLI PASQUALE, 40 anni
MILIZIA
ORE 17.30 – 18.00
Il signor Domenico Di Noia, che abitava in una fattoria distante circa 150 mt dalla Milizia, raccontò che un soldato tedesco gli chiese i documenti e gli ordinò di salire sulla sua motocicletta per accompagnarlo alla Milizia, dove lo rinchiuse. Dinanzi, c'erano già delle automobili piene di ufficiali tedeschi, sul punto di partire. Il Di Noia riuscì a fuggire da una finestra posta sul retro dell'edificio e si diresse di corsa verso la sua masseria. Appena giunto, udì una forte esplosione e vide che era saltata la Milizia.
Anche il signor Girolamo Marazia, che abitata a circa 300/400 mt dalla caserma, notò i movimenti delle truppe tedesche che si allontavano con i loro mezzi. Dopo alcuni minuti, vide un soldato tedesco scendere dalla sua motocicletta, inginocchiarsi, accendere un fiammifero e ripartire velocemente. Dopo pochi secondi sentì una forte esplosione e vide la Milizia saltare in aria tra il fumo e la polvere.
Questi due testimoni furono i primi ad arrivare tra le rovine ed a rendersi conto della strage. Cinque corpi giacevano senza vita, altri, coperti dalla macerie e dalle fiamme, si lamentavano dilaniati dalle ustioni, muovendosi lentamente prima di spirare. Brandelli di corpi devastati dall'esposione erano disseminati ovunque.
Le persone rinchiuse nella Milizia risultano essere:
1) CALDERARO GIUSEPPE soldato
2) DE VITO PIETRO, 25 anni, soldato
3) NOCERA ANTONIO, 37 anni, soldato
4) FARINA NATALE, 19 anni, soldato
5) TATARANNI PIETRO, 29 anni, soldato
6) Sconosciuto (forse Cairo Sebastiano, bersagliere)
7) GRECO MARIO, 37 anni, civile
8) SEMERARO RAIMONDO, 37 anni, civile
9) SPECIALE TOMMASO, 34 anni, civile
10) LECCE FRANCESCO, 36 anni, civile
11) FARINA FRANCESCO, 44 anni, civile
12) LUISI VINCENZO, 16 anni, civile
UN SOLO SOPRAVVISSUTO
Sopravvisse Calderaro Giuseppe, 21 enne originario di San Donato di Lecce, che era fra gli italiani imprigionati la sera del 20 settembre. Fu ritrovato la mattina del 22 settembre in una capanna vicino la Milizia, completamente nudo, ansimante per le ustioni che gli ricoprivano il corpo. Fu ricoverato presso l'ospedale e fu dimesso l'11 novembre. Raccontò che durante i due giorni dell'arresto nessuno dei prigionieri ebbe da mangiare e da bere.
22 VITTIME, FORSE DI PIU'
Secondo la sua ricostruzione, le persone rinchiuse erano sedici e non tredici, perciò si pensa che due delle bare dove erano state ricomposte le spoglie, contenessero i resti di più persone. Sul libro di Vito Sebastiani "Voglia di riscatto" si avanza l'ipotesi che fra i resti non ricomposti e non riconosciuti ci fossero quelli di un soldato inglese in perlustrazione, ferito dai tedeschi il giorno precedente e portato alla Milizia, dove morì poco dopo. La sua salma fu deposta in una camera a piano terra, forse vicino a quella dove fu rinchiuso il bersagliere Cairo Sebastiano, considerato una spia, commilitone ben conosciuto dal sopravvissuto Calderaro. La forte esplosione e le macerie avrebbero ridotto i corpi in piccoli brandelli irrecuperabili.
Nelle campagne e nelle strade della città, inoltre, furono mitragliati:
1) GUIDA EUSTACHIO, 43 anni
2) LOPERFIDO FRANCESCO PAOLO, 44 anni
3) LAMACCHIA ANTONIO, 69 anni
4) PARADISO EUSTACHIO, 77 anni
Si sa che i tedeschi, nella fase di allontanamento, lanciarono delle bombe alla rinfusa sulla città. Le schegge di una di queste colpì il bassorilievo di Santa Teopista, posto a sinistra della facciata della Cattedrale, altre caddero nell'atrio dell'ospedale e sulle case del Sasso Barisano. Una attraversò il tetto della canonica di San Giovanni e rimase inesplosa sul pavimento.
(tratto da sassiweb.it)