“L’Eurispes la definisce “sindrome del Palio” che non ci permette di trasformare la nostra potenza in energia. L’Italia – spiega il Presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara – è rallentata da una diffusa e radicata sindrome del Palio di Siena la cui regola principale è quella di impedire all’avversario di vincere, prima ancora di impegnarsi a vincere in prima persona. E’ questa la lettura della vicenda cosiddetta giudiziaria, dai contorni ancora nebulosi, che coinvolge il Presidente Pittella. E’ sempre l’Eurispes a metterci in guardia: invidia e gelosia si traducono in rancore e denigrazione. Ma la politica è un’altra cosa”. E’ quanto afferma il segretario regionale della DC-Libertas Giuseppe Potenza. “In più occasioni come cattolici impegnati in politica – aggiunge – non abbiamo risparmiato critiche al Governatore per scelte politiche ed amministrative, per sollecitare più attenzione (concreta) alla famiglia, agli ultimi e ai penultimi, al volontariato, alle scuole paritarie cattoliche, ai giovani e agli anziani. Lo abbiamo fatto e continueremo a farlo senza il ricorso all’odio e alla denigrazione impegnandoci per raggiungere risultati migliori. Sempre facendo tesoro della “lezione Eurispes” rifiutiamo la logica di spendere le nostre migliori energie per combatterlo, per mortificarne i successi, per ostacolarne o addirittura bloccarne il cammino. Insomma un vero e proprio “spreco di potenza”, una filosofia del contro invece che del per”.
E – continua Potenza – sarebbe un grandissimo errore mischiare il lavoro della magistratura a quello della politica, perché alla politica spetta risolvere i problemi compreso il superamento del dissesto finanziario del capoluogo. Nei giorni scorsi ho richiamato lo sforzo da compiere, facendo rete tra politica-società, intorno al bisogno di comunità, di condivisione, di cammino comune. Una nuova voglia di stare insieme in soggetti della rappresentanza sociale, riscoprendo il valore del dialogo, del confronto e del sentirsi parte di un qualcosa che appartiene a tanti. E’ in fondo il significato – aggiunge – di una ricerca di grande interesse condotta dall’Istituto SWG che analizza in modo scientifico gli orientamenti degli italiani e mette in evidenza che progressivamente si archiviano le culture individualiste che hanno dominato la scena negli ultimi 25 anni. In sintesi: uscire dal periodo buio; allontanarsi dal sentimento di oppressione e accerchiamento che ha albergato per lunghi anni; superare rabbia e frustrazione, tristezza, senso di spaesamento e solitudine. Recuperare il senso dello stare con gli altri, della possibilità di costruire e intessere legami (non solo sui social network).. Per questo a quanti pensano di fare politica con la denigrazione e l’odio rinnoviamo la nostra convinzione: c’è bisogno di più comunità e meno divisioni. C’è bisogno di ambiti nei quali accogliere ed essere accolti, ambiti nei quali costruire e riflettere. Perché per il bene comune c’è bisogno di allenamento, di pratica, di fatica ed anche tanta pazienza per costruire un modello più avanzato che produca risultati più efficaci per le nostre comunità”.
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