Crollano a gennaio i prezzi nelle campagne italiane, dal -38 per cento per l’olio extravergine d’oliva al -31 per cento per il grano duro rispetto all’anno precedente, in netta controtendenza rispetto al carrello della spesa alimentare in crescita dello 0,5 per cento. E’ quanto emerge da un’analisi della Coldiretti su dati Ismea diffusa alla Fieragricola di Verona in occasione dei nuovi dati Istat sull’inflazione, che vedono un rincaro generale dei cibi in vendita nel confronto annuo. Un trend di crescita – denuncia Coldiretti – che non si trasferisce però agli agricoltori poiché si allarga sempre di più la forbice tra il prezzo corrisposto ai produttori e quello pagato dai consumatori al supermercato. A gennaio le quotazioni dei principali prodotti agricoli hanno visto un crollo verticale rispetto allo stesso mese del 2015, con prezzi finiti ben al di sotto dei costi di produzione. Così – rileva Coldiretti – oltre al grano duro e all’olio, perdono terreno il latte (-9 per cento del prezzo), il grano tenero (-8 per cento), le uova (-19 per cento), gli ortaggi invernali (dal -50 per cento del radicchio al -28 per cento dei cavoli, fino al -16 per cento dei finocchi) la frutta come i kiwi (-26 per cento). Un fenomeno causato principalmente dall’ingresso di prodotti stranieri spacciati per Made in Italy grazie alla mancanza dell’obbligo dell’etichetta d’origine. L’inganno riguarda due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all’estero, ma anche tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro che sono stranieri senza indicazione in etichetta, oltre un terzo della pasta ottenuta da grano che non è stato coltivato in Italia all’insaputa dei consumatori, e la metà delle mozzarelle che sono fatte con latte o addirittura cagliate straniere. E’ in atto – conclude Coldiretti – una vera speculazione che sottopaga gli agricoltori al di sotto dei costi di produzione agli agricoltori e non permette a molti cittadini di garantirsi il consumo di un prodotti indispensabile per la salute.