“Lavorare” nel sociale vuol dire sempre più spesso far fronte ad emergenze nuove e diversificate, dare risposte immediate e flessibili a richieste di aiuto che mutano nel tempo e per le quali risulta di vitale importanza riuscira e a “fare qualcosa” nell’immediato.
L’inserimento lavorativo si è così modificato nel tempo e oggi più che mai assume un valore fondamentale ed essenziale non solo per la riabilitazione della persona ma anche per le amministrazioni locali che della persona si fanno carico.
Il nodo cruciale è trasformare i problemi in opportunità seguendo la persona in difficoltà che, opportunamente orientata e supportata troverebbe occupazione all’interno del proprio territorio.
La società dovrebbe impegnarsi affinchè questo diventi possibile sempre più, sfruttando al meglio risorse economiche ed umane. >L’Amministrazione si propone quindi di abbandonare un’ottica di puro assistenzialismo ed entrare in una logica di offerta e opportunità attraverso la quale la persona può rimettersi in gioco dimostrando il proprio valore personale contribuendo così fattivamente al proprio percorso riabilitativo. Diventa importante una collaborazione tra il Comune e le cooperative sociali perché consente: un risparmio sui tempi di attivazione nel dare risposte ai singoli e alle famiglie; un’ottimizzazione delle risorse da impiegare, sia economche che umane, e la possibilità di avere velocemente a disposizione dati che consentano di verificare i risultati raggiunti e operare eventuali implementazioni.
Gli Enti locali, a fronte della pesante stretta finanziaria, si trovano nella necessità di ripensare le proprie politiche oltre i confini amministrativi del singolo comune e in collaborazione con altri soggetti, in un’ottica di governance che attivi nuove potenzialità nel sistema.
Nella nostra città appare, oggi, possibile un rafforzamento del sistema solidaristico, attraverso un parziale ri-orientamento della spesa pubblica locale ed investendo sulla disponibilità a progettare un vero accompagnamento all’autonomia dei cittadini svantaggiati e più vulnerabili, come misura della volontà pubblica di inclusione sociale. Un welfare, quindi, non visto in accezione assistenzialistica ma come “bene comune”, stimolo ad uno sviluppo economico di qualità e valore aggiunto per il benessere dei cittadini. In un’ottica di coordinamento e integrazione, tutti gli attori coinvolti (istituzionali, civili, socili, associativi) possono e debbono trovare il protagonismo necessario per rispondere con responsabilità alle domande nuove che provengono dal nostro territorio. Non esistono impedimenti di carattere normativo o gestionali insuperabili; ciò che serve, nel rispetto rigoroso delle normative vigenti, è una precisa volontà di superare le inerzie, laddove ci sono, e le diffidenze reciproche. La sfida di offrire un’opportunità di reddito e di partecipazione attiva alla società, attraverso il lavoro, a quei soggetti che si trovano in una posizione di svantaggio sociale, costituisce la misura della volontà di inclusione sociale.
Gli Enti locali possono svolgere un ruolo importante nel territorio per offrire committenza e quindi le risorse indispensabili alla sostenibilità del ciclo virtuoso dell’inserimento lavorativo per soggetti altrimenti esclusi dal mercato del lavoro. Questo è l’obiettivo che ci si è dati.
A fronte, però, di una sempre maggiore rigidità dei bilanci diventa improcrastinabile una ri-progettazione, sulla base di una visione strategica, dell’intervento dei vari soggetti pubblici.privato-sociali ed associativi, a proposito di welfare e di sviluppo locali.
E’ proprio nella difficoltà del momento che chi ha responsabilità verso il bene comune deve trovare gli stimoli necessari e le strategie adeguate per integrare le energie e sviluppare un disegno che metta a sistema tutte le risorse disponibili sul territorio. E questo riguarda sia chi offre soluzioni e progetti di inserimento lavorativo sia chi ha la responsabilità di alimentare un circuito virtuoso che rimane tale solo a condizione che si creda realmente nelle sue potenzialità innovative e nel vantaggio che porta alla collettività.
Bisogna innanzitutto affermare che i sempre più stringenti vincoli di bilancio incentiveranno le Amministrazioni ad esternalizzare ulteriormente la gestione dei servizi, con il rischio di attivare una perversa rincorsa al ribasso nelle gare.
L’effetto paradossale potrebbe essere quello di incentivare situazioni di sfruttamento, determinando condizioni di lavoro e di reddito che si ripercuotono nel tessuto sociale ed economico locale e pertanto l’intervento di attori che condividono un progetto di rsviluppo della comunità e che esplicitano un patto di fiducia e di reciprocità, costituirebbe una garanzia per prevenire tali distorsioni.
Quindi in vista della possibilità di alleviare, almeno in parte, i problemi di chi è costretto ad affrontare ogni giorno difficoltà nella gestione del proprio quotidiano l’Amministrazione comunale ha in corso l’individuazione di misure che possano contribuire a migliorare la qualità della vita di persone che appartengono alle fasce sociali più deboli nella nostra comunità, con progetti di inserimento lavorativo.
Feb 05
Ben vengano le collaborazioni con le cooperative sociali ed altro , ben venga l’abbandono dell’assistenzialismo ed il fare di tutto per per rimettere in gioco le persone affette da disabilita’ ed altro ,ma attenzione ai progetti che si presentano da parte di associazioni,consorzi,privati ,ecc.., perche’ per questi soggetti il principale obiettivo e’ il business e dopo il disabile !!!!Occorre , che i progetti presentati da qualunque soggetto, siano innanzitutto rispettati nel loro contenuto ,e per far rispettare questo , occorre che l’Amministrazione Comunale con i suoi organi preposti ,vadano periodicamente ed a sorpresa a verificarne l’attuazione !!!!!Senza questo meccanismo ,non andremo mai da nessuna parte ,ma sperpereremo ancora soldi pubblici per beneficiari che saranno solo cooperative e consorzi e non i diretti interessati e cioe’ i Disabili !!!!!!