Se è vero che tutti crediamo alla vetrina internazionale che Matera riceverà dal titolo di “Capitale della Cultura 2019”, che si sommerà a quella che ci arriva dall’essere da tempo un “Patrimonio dell’Umanità”, forse è arrivato il momento che gli amministratori di questa città veramente unica dimostrino l’amore per Matera. E dimostrino che anche al sud e in Basilicata è possibile amministrare con amore l’ambiente cittadino, predisponendo tutti insieme una road map che ci porti ad escludere sul nostro territorio municipale l’incenerimento dei rifiuti sotto qualsiasi forma (comprendendo anche il materiale di risulta dei cantieri edili, che può essere separato e inviato al riciclo negli stessi cantieri dove viene prodotto) e a programmare una reale strategia di “zero rifiuti” entro il 2019.
Zero incenerimento, zero rifiuti solidi urbani e zero discariche di ogni genere.
L’ha fatto la città di San Francisco, 850 mila abitanti, dandosi una road map di 4 anni, può e deve farlo anche Matera, attuando un percorso di gestione dei rifiuti prodotti in città che diventi un punto di riferimento culturale, e non solo ambientale, per le città italiane ed europee. Se siamo la Capitale della Cultura del 2019 e siamo Patrimonio dell’Umanità, dobbiamo anche dimostrare di meritarci i due titoli, invertendo una cultura della gestione dei rifiuti che è tossica, che non coinvolge i materani, che è costosa e dannosa: tocca alle forze politiche della città superare gli interessi di bottega e lavorare per un progetto comune di alto spessore.
La recente mozione approvata all’unanimità, proposta dal primo firmatario Antonio Materdomini e successivamente fatta propria dalla maggioranza che la ha integrata ed emendata è un buon segnale politico, ma abbiamo l’obbligo etico e sociale di rischiare di più, affinché non rimanga un semplice atto di dichiarazione politica o una strategia svuotata di alcuni aspetti fondamentali. Questo progetto potrebbe essere reso ancora più concreto istituendo, per esempio, una Commissione municipale paritetica, a costo zero (senza alcun gettone di presenza né budget da collocare), con esperti e amministratori, che in un tempo stabilito prepari un progetto per riportare la gestione dei rifiuti di città su un piano di interessi che coinvolga i cittadini, che escluda ogni trattamento a caldo, ogni conferimento in discarica e che contempli sia la realizzazione di impianti cittadini di digestione aerobica dell’umido che l’uso in edilizia di materiali riciclati in loco; perché il primo legame da realizzare è quello, ad esempio, tra l’umido prodotto in famiglia, nei ristoranti, nei mercati di piazza, e gli orti e i campi del territorio concimati con l’humus del lombricaio di città. E ancora, è necessario garantire che il cemento per l’edilizia non contenga in sé inquinanti vari e pericolosi.
È questo il limite della mozione approvata in Consiglio ed è per questo che non possiamo prescindere dal porci con chiarezza anche contro l’uso nella Città dei Sassi dei combustibili derivanti dai rifiuti stessi, quali il Css, Combustibile solido secondario, gli scarti di pneumatici e il Pet Coke. La pericolosità di queste tre sostanze non sta solo nei fumi e nelle polveri o nella diossina che liberano nell’aria, ma anche e soprattutto nel rischio che il cemento delle nostre case sia impregnato degli inquinanti derivanti dalla loro combustione: sono sostanze che costano sicuramente meno del metano, ma hanno costi sociali, derivanti dalla loro combustione, enormemente più alti. Ed è tempo che si impari a quantificare questi costi sociali nel determinare le convenienze di mercato, al fine di arrivare, ad esempio, a una riconversione a metano degli impianti a caldo e ad una chiarezza totale sui rifiuti; chiarezza che risulta invece parziale nelle dichiarazioni del Sindaco, il quale ha escluso che i rifiuti di Matera entrino nei cicli di combustione del cementificio e della società Valdadige, ma non esclude che, sotto forma di Css, arrivino a Matera rifiuti da ogni parte d’Italia.
Movimento 5 Stelle Matera