Nella prima serata del 66esimo Festival di Sanremo la valutazione della Federazione industria musicale italiana (Fimi), secondo cui l’evento più importante per la musica italiana “incide nel settore discografico per circa l’1% anche se nel 2015 ha mostrato per la prima volta una discreta performance” conferma la nostra tesi che abbiamo spiegato nella recente convention di Rionero: l’industria dello spettacolo è completamente trasformata, soprattutto per quanto riguarda il settore commerciale. A sostenerlo è Mario Bellitti, dirigente dell’Asmea – Associazione Management Spettacolo e Artisti – oltre che agente di spettacolo ed artista, patron del Festival di Potenza. Come non essere d’accordo – aggiunge Tullio Pizzorno, compositore, autore, musicista, che ha curato gran parte degli arrangiamenti dell’ultimo Cd di Bellitti (“Istrionico”) ed ha voluto incidere musiche e testi nel suo studio personale a Caserta – con il compositore e produttore discografico Massimiliano Pani: “La musica in se’ non e’ in crisi, ma e’ cambiato il modo in cui essa viene fruita. Il cd e il vinile sono prodotti obsoleti. E’ come se volessimo vendere la carrozza con i cavalli dopo l’arrivo della macchina a vapore. Diversi fenomeni hanno contribuito al crollo del mercato discografico, di certo il fatto che e’ possibile ascoltare qualsiasi brano gratis su internet ha inciso in maniera determinante sulle abitudini di ascolto”. A cio’ si aggiunge la lentezza con cui ha reagito l’industria che “non ha saputo adeguare con altrettanta velocita’ i modelli di business” e pertanto “gli effetti iniziali sono stati molto pesanti”. Non solo: nell’industria musicale pre-crisi non c’era quasi nessun rapporto tra consumatore e produttore o tra consumatore e artista. Oggi lo tsunami dei social ha ribaltato questo concetto. Ed e’ la stessa casa discografica a setacciare ogni giorno il web. Per questo – sottolinea Bellitti – la presenza degli operatori dello spettacolo a Sanremo si è adeguata alle profonde novità intervenute. C’è chi come Fernando Russo, “decano” degli “impresari” non solo lucani ricorda gli anni settanta-ottanta quando al Festival di Sanremo si andava per stringere accordi in esclusiva con i produttori dei cantanti in gara per assicurarsi la presenza alle feste più importanti dell’estate. Russo – che ancora ha un rapporto più che consolidato, da decenni, con i Ricchi e Poveri maturato proprio a Sanremo – in questa 66esima edizione è un osservatore attento delle novità senza però azzardare “investimenti economici”.
Noi siamo a Sanremo – continua Bellitti – soprattutto per tutelare i lavoratori del settore dello spettacolo ed in particolare della musica leggera o da ballo e intrattenimento. E a costo di passare per gli “ultimi romantici” nell’era del web con l’abitudine di comitati ed organizzatori eventi di contattare direttamente via internet gli artisti noi non rinunciamo al contatto personale che è fatto di consulenza, professionalità, programmazione di budget anche e troppo spesso risicati. Si tratta spesso di lavoratori che operano in maniera volutamente saltuaria o, meglio, intermittente, cambiando, anche quotidianamente, luoghi e datori di lavoro. Essi hanno la vitale necessità di servirsi di persone di fiducia che ne organizzino il lavoro, procurando i contratti , curando il calendario degli ingaggi, scegliendo i locali adatti al repertorio e al genere degli artisti tutelati etc. Un lavoro che gli artisti e i musicisti non possono fare direttamente per motivi ovvi. L’emozione dello spettacolo dal vivo è insostituibile proprio come il mestiere dell’ “impresario” , termine che risale all’inizio dell’attività professionale e che è si è modificata perchè è andato modificandosi ogni aspetto del lavoro dell’agente. Anche per questa edizione del Festival – conclude – prevediamo nuove tendenze musicali e siamo pronti a recepirle.
Feb 09