“La storia dell’emigrazione lucana e italiana e dell’immigrazione merita più attenzione e soprattutto la concretezza del fare”. Lo afferma Pietro Simonetti, Coordinamento politiche migranti della Regione Basilicata.
“Si può decidere di fare una riunione in Argentina, come a Londra oppure in Belgio, non a Bucarest dove prevale l’evento privato. Il punto è per cosa? La nostalgia nutre il sentimento e l”appartenenza. Le due basilicate: quella fuori e quella dentro. Nel 2015 hanno lavorato in regione oltre 45 mila migranti in agricoltura, edilizia e lavoro di cura. Nel mondo oltre un milione di persone fanno riferimento alla Basilicata. Adesso il tempo è cambiato. Con Raffaele Di Nardo si dette un contributo ai poveri dell”Argentina, poi i corsi all’università (con Dino Collazzo assessore) e la istituzione della legge sul forum dei giovani (De Filippo presidente) mai più convocato, 32 rappresentanti eletti. In totale sono stari formati circa 200 giovani in pochi anni con fondi comunitari. Ed ancora la prima e seconda conferenza delle donne lucane nel mondo. Un patrimonio incredibile che resta inutilizzato. Come la banca dati, 25mila passaporti digitalizzati di migranti lucani. Adesso sembrerebbe il tempo della unificazione della politica per i “migranti” quelli che sono partiti, i partenti, gli arrivati e quelli prossimi all’arrivo. Come sta facendo la città della pace in particolare con gli imprenditori per l’area di Scanzano. Il presidente della giunta regionale ha avuto il coraggio dell’inclusione di duemila richiedenti asilo. La Caritas nazionale e il ministero del lavoro hanno promosso il progetto di unire emigranti e immigrati: migranti nell’era della rete, di skype. E altro ancora si può fare. Si può anche aprire il museo di Lagopesole, aperto per un solo giorno, il 22 luglio scorso, per la smania del Presidente del Consiglio regionale di presenziare e celebrare il rito del prendersi il merito altrui, affidandolo a professionalità senza carichi penali per reati di sostegno alla mafia, che mi auguro siano insussistenti e retribuendo chi ha allestito la struttura”.