Se cresce anche in Basilicata la tendenza dei consumatori a comprare in quantità limitata giornalmente frutta e verdura fresca sotto casa e meno al banco del supermercato, a gennaio il carrello della spesa alimentare diminuisce dello 0,2% congiunturale mentre, su base annua, si allinea all’andamento generale dell’inflazione (+0,4%), per effetto soprattutto del calo dei prezzi dei prodotti non trasformati che, rispetto al mese di dicembre, cedono mezzo punto percentuale e a livello tendenziale subiscono un brusco rallentamento della crescita (+0,6% da +2,3%). In particolare, a influenzare la dinamica, sono stati i listini alla vendita degli ortaggi che hanno mostrato un andamento decrescente sia nell’ultimo mese (-2%) sia rispetto al mese di gennaio 2015 (-2,7%). È quanto emerge da un’analisi dell’Ufficio Studi della Cia-Agricoltori Italiani sulla base delle ultime rilevazioni sui prezzi al consumo diffuse dall’Istat.
“Il problema sostanziale – commenta Donato Distefano, direttore regionale della Cia – è che nonostante su base mensile i prezzi al consumo dei beni alimentari continuano a salire, quelli all’origine corrisposti agli agricoltori hanno perso solo a dicembre il 2,5% e spesso non coprono più nemmeno i costi di produzione”. Alcuni dati diffusi dalla Cia che ha rielaborato quelli rilevati dall’indagine settimanale Ismea sui prezzi medi all’ origine: le melenzane sono quotate all’origine 0,30 cents al kg, i pomodori di serra tra lo 0,44 e lo 0,49 cents. al kg, le zucchine 0,48 cents, gli spinaci 0,49 cents, le pere 0,99 cents, le mele 0,62 cents. E’ letteralmente crollato il mercato degli agrumi con le clementine a 0,37 cents e le arance a 0,19 cents. Anche nel settore carni i prezzi spuntati dagli allevatori non consentono margini di guadagno: i suini a peso vivo hanno una quotazione di 1,17 euro/kg, i vitelloni peso vivo 2,32 euro/kg, i vitelli 3,65 euro/kg. La situazione di difficoltà che sta interessando il settore primario è ormai sempre più diffusa. Ecco perché – a parere della Cia – è necessario procedere al riequilibrio dei rapporti di filiera, al fine di riconoscere il ruolo centrale della componente agricola e di trasferire su di questa le variazioni positive che si registrano nella fase al consumo.
Una nota positiva: tra i driver che guidano i comportamenti d’acquisto delle famiglie, sottolinea la Cia, ha assunto un ruolo chiave la consapevolezza dello stretto rapporto tra alimentazione e benessere che, amplificato dai recenti messaggi dei media, si è riflesso nell’aumento degli acquisti di frutta, verdura e pesce e una contestuale riduzione della spesa di carni fresche (specie suine) e salumi.Entrando più nel dettaglio del reparto delle carni, mentre si affievolisce la contrazione delle avicole e bovine, si aggrava il bilancio delle suine (-9% la flessione della spesa), anche una situazione di eccesso produttivo che ha portato a una limatura generalizzata dei prezzi. Tra i salumi, tengono solo i prosciutti (sia crudi che cotti), a fronte di cedimenti importanti degli insaccati (in primis salami -4,5% e wurstel -7,3%) che portano in rosso il bilancio complessivo del segmento (-0,6%).
L’analisi per comparto evidenzia – secondo l’ultimo rapporto Ismea – tendenze diverse e contrapposte per il segmento dei prodotti confezionati a peso fisso e per quello dei prodotti a peso variabile: in particolare, i prodotti confezionati a peso fisso (provvisti di codice EAN) hanno segnato una dinamica positiva con una crescita del 2,2% sui valori corrispondenti dello scorso anno, grazie soprattutto al contribuito di bevande ed oli (acqua: +9%; birra:+ 6%; oli: +19%); al contempo, la spesa complessiva dei prodotti a peso variabile, essenzialmente freschi, ha registrato una flessione del 2,8%, determinata dalle dinamiche negative dei segmenti carnei e lattiero-caseari, solo in parte controbilanciate dall’aumento della spesa sostenuta per prodotti ittici, ortaggi e frutta. Per i vini, la spesa complessiva risulta invece in lieve contrazione (-0,8%), per la battuta d’arresto dei vini comuni, mentre rimane buono l’apprezzamento del mercato per i vini d’alta gamma. In evidente aumento la spesa sostenuta per l’acquisto di oli, trainata in particolare dal segmento dell’extra vergine (+25%). In questo caso, la poca presenza di prodotto sul mercato, per la scarsa campagna produttiva del 2014, ha determinato un generalizzato aumento dei prezzi medi e l’assenza di offerte promozionali.
Feb 23