I segretari territoriali della provincia di Matera Giuseppe Amatulli (Cisl), Manuela Taratufolo (Cgil) e Franco Coppola (Uil) chiederanno al presidente della giunta regionale, Marcello Pittella, un incontro urgente per ristabilire “chiarezza contrattuale e tutele per i lavoratori” in merito al nuovo servizio del Centro di prenotazione unica presso l’azienda sanitaria locale di Matera, affidato ad una associazione temporanea di imprese. “Alla base della richiesta – hanno ribadito i sindacati – ci sono le modalità che hanno portato, nonostante le intese raggiunte in precedenti incontri tra le parti e presso la stessa Regione, all’applicazione unilaterale da parte dei nuovi soggetti appaltatori del servizio del contratto multiservizi, rispetto al vecchio appalto del settore metalmeccanico”.
Vertenza Cup Asm, nota consigliere regionale Paolo Castelluccio (Forza Italia): “Forte penalizzazione dei diritti dei cittadini e riduzione attività personale”.
“Quando si applica la spending review persino sui servizi di prenotazione della risonanza magnetica da parte del Centro di prenotazione unica presso l’Azienda Sanitaria Locale di Matera siamo di fronte ad un’evidente situazione di forte penalizzazione dei diritti dei cittadini alla prevenzione e alla cura oltre che ad una riduzione dell’attività e quindi del salario del personale addetto al Cup”. A sostenerlo è il consigliere regionale Paolo Castelluccio (Fi) aggiungendo che “va accolta da parte del Presidente Pittella la richiesta dei sindacati di un incontro urgente per dare soluzione contestualmente alla vertenza del personale riassunto dai nuovi soggetti appaltatori del servizio del contratto multiservizi e alla piena garanzia delle prestazioni per gli utenti del SSR. Sta accadendo infatti che nonostante il personale abbia dimostrato grande responsabilità accettando la riduzione del salario da parte aziendale non si mantiene l’impegno assunto e pertanto la Giunta Regionale che si è fatta garante degli accordi firmati nei giorni scorsi deve intervenire. Nessuno chiede di compiere forzature e tanto meno di stravolgere normative contrattuali e di lavoro ma, francamente, scaricare il tutto sui sindacati e sul raggruppamento temporaneo di imprese aggiudicatario dell’appalto del servizio Cup è troppo facile. Il rischio è di vanificare lo sforzo compiuto nei mesi scorsi tra Asm, Ordine dei medici e medici di base con le prime intese raggiunte finalizzate a ridurre progressivamente i tempi di attesa, specie per gli esami di radiologia e cardiologia, che sono quelli che registrano i tempi più lunghi. Vorrei ricordare che lo scorso fine settimana a Matera un evento promosso da Asm, Ospedale Madonna delle Grazie, Sirm è stato dedicato proprio al delicato tema dell’appropriatezza degli esami radiologici in tempi di spending review con la conclusione che non è impossibile ridurre la spesa senza per questo dover ridurre per forza la tutela della salute. La soluzione passa attraverso un impegno sinergico tra operatori sanitari e strutture pubbliche e private accreditate. Tra l’altro non mi risulta ancora operante l’impegno all’inserimento dei centri privati accreditati muniti di contratto nelle agende Cup, vale a dire accade ancora che gli utenti non possono fare una tac o una risonanza presso un centro privato accreditato per alleggerire le liste di attesa del pubblico. Ricordo l’obiettivo che ci è posti: ridurre i tempi di attesa di una visita cardiologia o radiologica programmata entro i 90 giorni. Se a ciò si aggiungono gli effetti fortemente penalizzati attesi nell’attuazione del decreto del ministero alla Salute che individua le condizioni di erogabilità e le indicazioni di appropriatezza prescrittiva per 208 prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale erogabili nell’ambito del Ssn che significa che i cittadini devono pagare di tasca propria – afferma ancora il consigliere di Forza Italia – la spending review come ha denunciato la Corte dei Conti che la considera a un «parziale insuccesso», con ricadute negative per i servizi ai cittadini, intacca decisamente il diritto alla salute. Il duro giudizio della Corte dei Conti registra un sostanziale fallimento della riduzione della spesa. Invece di prevedere interventi strutturali di razionalizzazione della spesa, si sono soppressi servizi importanti per i cittadini».