E’ stata approvata la graduatoria degli “operatori dello spettacolo” annualità 2015. Lo rende noto la dirigente dell’ufficio Sisteimi culturali e turistici della Regione Basilicata, Padrizia Minardi.
Per la prima volta, la Regione approva un piano dedicato esclusivamente allo “spettacolo” o non alle a “attività culturali “in generale.
Le attività dello spettacolo che la Regione Basilicata sostiene, rispondono ai criteri “qualitativi” e “quantitativi” specifici, in linea con quelli dettati dal Decreto ministeriale del MIBACT del 1 luglio 2014.
L’ obiettivo è quello di allungare, quantitativamente, l’arco temporale delle attività dello spettacolo in modo tale da superare la sporadicità e, del singolo “evento culturale” orientandosi, invece a garantire continuità lavorativa, nell’impegno della programmazione triennale, e certezza contrattuale( art. 11, comma 4, ai soggetti iscritti all’Albo regionale, si richiede, difatti, il rispetto del CNNL dello spettacolo) degli operatori dello spettacolo sul territorio. In questo senso e In coerenza con le disposizioni nazionali all’interno della L. R. n. 37/2014 della Regione Basilicata, l’art. 11 prevede l’istituzione dell’Albo regionale degli operatori dello spettacolo a cui , ad oggi sono iscritte circa 120 realtà lucane, anche costituite in rete e in consorzio, con attività multidisciplinari.
L’iscrizione all’Albo diventa condizione necessaria per poter produrre istanza di ammissibilità ai contributi in relazione al Piano Annuale dello Spettacolo, ai sensi dell’art.9 della L.R. 37/14 e più in generale alla programmazione regionale a valere sia sui fondi nazionali, sia su quelli comunitari.
Grazie al lavoro svolto dall’osservatorio dello spettacolo istituito dalla Legge 37/2014, possiamo riportare dei dati quali-quantitativi:
Gli iscritti all’albo regionale sono divisi per i settori seguenti: 53 il settore Musica: pari al 46%; 34 il settore Teatro: pari al 30%; 18 il settore Cinema: pari al 16%; 6 il settore Danza: pari al 5%; 3 il settore Spettacolo Viaggiante e Circense: pari al 3% Gli operatori che hanno ricevuto un finanziamento dal Mibact (fondi FUS) sono 13 (pari al 20% del totale).
Dal punto di vista “qualitativo”, sono promosse iniziative volte ad innalzare il livello di qualità dell’offerta culturale, che siano coerenti con le finalità e gli obiettivi tracciati a livello europeo ed internazionale, nazionale e regionale in tema di “industria creativa e culturale” anche in termini di co-finanziamento da parte di altre fonti finanziarie che concorrono alle iniziative; inoltre, è promossa la programmazione pluriennale degli interventi in quanto garante della qualità dell’offerta culturale e dell’occupazione, soprattutto giovanile, nonché del sostegno di professionalità e di competenze del settore, con particolare attenzione alle risorse umane presenti sul territorio.
Le istanze valutate positivamente sono 40 in tutto il territorio regionale.
Un dato significativo è rappresentato dall’indice occupazionale dichiarato dagli operatori che abbiamo riassunto in tre categorie: occupati a tempo indeterminato: nr. 49; occupati a tempo determinato: nr. 631; occupati con rapporto occasionale: nr. 587. Per un totale complessivo di nr.1.267 lavoratori/collaboratori.
All’attenzione della Giunta e poi del Consiglio. inoltre c’è il Piano triennale 2016-2018 per un investimento di 2 meuro all’anno. L’obiettivo è cogliere il quadro dell’offerta culturale regionale nella capacità di fare rete, creare competenze e ricerca nel settore. Il dato nazionale, rilevato dall’ISTAT ed elaborato da Federculture, indica 10.200 istituzioni no profit (associazioni riconosciute e non, fondazioni, società cooperative sociali), che occupano 20.400 dipendenti nel settore culturale. Questi dati, rappresentano una base per un’analisi del valore, non solo economico, dello spettacolo in Italia e nella nostra regione che si appresta ad essere ” modello” per l’italia e per l’Europa.
Sono, infatti, imprese che producono prodotti immateriali, ma che sono anche fonte di lavoro e di sviluppo, nonché di coesione sociale. A maggior ragione, anche per le aree cosiddette svantaggiate, non possiamo sottovalutare l’apporto che può concretamente dare il settore dello spettacolo, alla ripresa del nostro paese. Come per il settore industriale, è quindi necessario scegliere e sostenere il livello e il terreno su cui si devono sviluppare le imprese dello spettacolo.