Lo scienzato Mauro Ferrari ha scelto Matera, la capitale europea della cultura 2019, per illustrare il nuovo nanofarmaco prodotto in laboratorio in grado di combattere tumori con metastasi ai polmoni o al fegato, sperimentato con successo su alcuni topolini. L’incontro fa parte della serie “Futuro remoto”, cluster “Future Digs” del dossier di candidatura di Matera 2019.
La scoperta, pubblicata anche sulla rivista Nature Biotechnology, è frutto del lavoro di un team di ricercatori dello Houston Methodist Research Institute guidati da Mauro Ferrari, uno dei maggiori esperti di nanotecnologie in medicina a livello mondiale
La notizia – ha ricordato Ferrari – è stata pubblicata nei giorni scorsi sulle agenzie e sulle principali riviste scientifiche di tutto il mondo e riguarda la nascita di un nuovo nanofarmaco in grado, secondo i primi positivi test sugli animali, di combattere il cancro con metastasi.
Accompagnato dalla moglie Paola, che aveva già raccontato l’esperienza dell’Accademia di Gagliato delle NanoScienze in occasione di un altro incontro promosso sempre a Matera, lo scienziato Mauro Ferrari ha incontrato la comunità materana per discutere sul futuro delle tecnologie, sul loro impatto nella vita comune dei cittadini, nella gestione delle politiche sociali e medicali, sul ruolo che possono avere rispetto allo sviluppo di nuove imprese.
Mauro Ferrari ha utilizzato alcune slide per illustrare il percorso avviato dieci anni fa che ha permesso la realizzazione di questo prezioso nanofarmaco.
Il risultato raggiunto in laboratorio è il frutto di un lungo lavoro di ricerca. E’ stata una sorpresa anche per me e ora stiamo lavorando affinchè il nanofarmaco possa raggiungere le cliniche entro i prossimi 12-18 mesi. Stiamo parlando di un risultato che consente di allungare la vita di pazienti con metastasi di almeno 5 anni mentre oggi i farmaci che vengono approvati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità garantiscono la sopravvivenza per un periodo che va dalle due alle quattro settimane. Adesso dobbiamo sperimentare il nanofarmaco sull’uomo e solo in quel momento capiremo se potrà essere utile per combattere tumori. Il problema è che finora dalla scoperta di una ricerca scientifica agli esami in laboratorio passano 17 anni e questo processo costa 2,7 miliardi di dollari. Perchè le scoperte non arrivano mai in clinica? Noi abbiamo deciso di affrontare il problema della traslazione perchè quello che accade è una follia, una vergogna. Il problema principale da risolvere è la manifattura farmaceutica, che richiede miliardi di euro di investimento. Se la ricerca per esempio costa ad un gruppo di scienzati 100 mila euro, la manifattura farmaceutica costerà 10 milioni di euro. Negli ultimi cinque anni siamo riusciti a raccogliere fondi e donazioni e ora siamo finalmente pronti per trasferire il nanofarmaco dal laboratorio ad una clinica degli Stati Uniti. Inoltre siamo stati contattati anche da Autorità italiane per avviare insieme le procedure per la sperimentazione umana. Il nanofarmaco creato è stato denominato INPG, acronomo inglese che vuol dire generatore di nanoparticelle iniettabili. Quando abbiamo approfondito la questione ci siamo resi conto che non era sufficiente iniettare nanoparticelle sulle cellule malate ma è necessario formare nuove particelle all’interno della metastasi. Il nostro nanofarmaco è formato quindi da un dischetto di silicio nanoporoso che una volta iniettato si disintegra senza fare danni all’interno del nucleo di ogni cellula. E’ stato progettato quindi in modo tale da concentrarsi sui polmoni se è questa la zona interessata da una metastasi ed in particolari per entrare nei vasi sanguigni. Per raggiungere questo obiettivo abbiamo utilizzato principi di fisica e coinvolto matematici, biologi, esperti di radiologia e biomeccanica. Sulle pareti dei vasi sanguigni abbiamo scoperto che ci sono delle cellule endoteliali che decidono cosa deve entrare e cosa invece va respinto. Ecco perchè risulta fondamentale lavorare sul trasporto di massa all’interno della cellula, perchè è questo il procedimento che fa la differenza quando si vuole ottenere un effetto positivo dal nanofarmaco. Abbiamo quindi pensato di costruire nanoparticelle simili alle nanoparticelle che proteggono le cellule, che possono essere di tre tipi: endosomi, elisomi ed esosomi. Si costruisce quindi una particina che deve assomigliare ad una di queste nanoparticelle e che poi dovrà “imbrogliare” la cellula malata perchè deve nascondere il farmaco che dovrà curarla. Ecco perchè nel silicio ci sono molecole di farmaco in grado di superare il bunker che protegge le cellule malate e impedisce di curarle”.
Oggi non sappiamo con certezza se questo nanofarmaco possa avere successo anche per curare metastasi umane ma i risultati ottenuti sui topini sono evidenti, come si evince dalla slide illustrata da Mauro Ferrari. Lo scienziato ha anche dichiarato in proposito che dopo questa bellissima scoperta è disposto anche a sperimentare sul suo corpo il nanofarmaco: “Dal momento in cui abbiamo ottenuto i risultati posso dire che la responsabilità è aumentata e la mia visione pure, quindi ci batteremo affinchè questo farmaco possa essere prodotto e sperimentato, in modo da aumentare almeno la speranza di vita di tanti pazienti”.
Mauro Ferrari ha quindi presentato al pubblico la sede in cui lavora il Methodist Hospital Research Institute di Houston, in Texas, struttura in cui lavora e ricopre anche la carica di amministratore delegato. “Oggi questa struttura impegna 1500 dipendenti e produce 1600 sperimentazioni cliniche all’anno. Voglio ricordare che oggi nelle cliniche oncologiche degli Stati Uniti si utilizza per il 10% nanofarmaci e quindi questo vuol dire che la ricerca va avanti. Ricordo anche che Matera è rappresentata anche in questa struttura grazie alla presenza della ricercatrice Cinzia Stigliano”.
Dopo aver risposto anche ad alcune domande tecniche che sono arrivate dal pubblico presente in sala Mauro Ferrari ha ceduto il microfono alla moglie Paola, che ha ripercorso le tappe che hanno permesso la nascita dell’Accademia delle NanoScienzea a Gagliato, un centro calabrese di appena 500 anime alle spalle di Soverato, in provincia di Catanzaro. Matera più vicina a Gagliato anche per una collezione di gioielli in rame, bronzo e argento che sarà realizzata da un’artigiana locale, pronta a riprodurre le “mezze noci di cocco” del centro tecnologico.
Dopo l’incontro di questa sera a Casa Cava Mauro Ferrari ha programmato in questa settimana anche una serie di presentazioni nelle scuole di Matera affinchè gli studenti possano entrare in contatto con l’illustre scienziato.
“Con questo importante appuntamento – afferma il direttore, Paolo Verri – diamo concretezza al cluster Future Digs previsto dal dossier di candidatura nell’ambito del tema “Futuro remoto”. Da questo incontro, insieme agli studenti e alle associazioni culturali della Basilicata che si occupano di divulgazione scientifica, partirà un gruppo di riflessione per realizzare i progetti previsti partendo, appunto, dalla formazione delle competenze, ovvero dalla cosiddetta capacity building, il cuore del progetto di Matera2019″.
Michele Capolupo
La fotogallery dell’incontro con Mauro Ferrari (foto www.SassiLive.it)
Nanogagliato
NanoGagliato è il festival di “Science Meets People” promosso dall’Accademia di Gagliato delle NanoScienze ogni anno, alla fine di luglio, nel piccolo paese di Gagliato, CZ (400 ab.). A partire dal 2008, il Prof. Mauro Ferrari, pioniere nel settore delle nanotecnologie applicate alla medicina, attualmente Presidente e AD del Houston Methodist Research Institute, nonche’ Presidente Onorario dell’Accademia di Gagliato, e sua moglie Paola invitano da tutto il mondo un ristretto numero di scienziati, business leaders, giovani ricercatori e geni creativi di discipline diverse (arte, design, filmaking, ecc.) per un workshop dedicato ad affrontare i temi emergenti della ricerca medica, e le questioni etiche ad essa collegate. La natura originale e straordinaria dell’evento risiede – oltre che nel’’eccellenza e reputazione internazionale degli invitati – nell’interazione di tutto il paese con la piccola comunità internazionale (quasi 100 ospiti all’edizione di NG2015). In particolare si segnalano l’ospitalità offerta ai partecipanti e alle loro famiglie in case private del paese, un grande banchetto di benvenuto con danze e momenti di convivialità organizzato alla vigilia dell’inizio dei lavori scientifici, e una partecipatissima assemblea in piazza in cui gli scienziati raccontano ai pubblico dei non esperti lo stato delle loro ricerche d’avanguardia. Una delle iniziative più importanti di NanoGagliato e’ NanoPiccola, l’Accademia Junior di Nanoscienze, aperta a bambini e ragazzi dai 4 ai 18 anni, che si svolge in contemporanea al workshop degli scienziati. Con più di 100 partecipanti ad ogni edizione, NanoPiccola e’ sostenuta da un gruppo di giovani volontari – ricercatori e post doctoral fellows italiani e non – che con i loro esperimenti originali e appassionanti presentazioni ispirano i più giovani verso carriere nei settori della scienza e della medicina. Ogni anno l’Accademia di Gagliato attribuisce borse di studio a 4 promettenti studenti italiani (2 calabresi) in onore del Prof. Salvatore Venuta, compianto Rettore dell’Universita’ della Magna Grecia.
Negli otto anni della sua esistenza, NanoGagliato ha agito come catalizzatore delle energie e potenzialità assopite nel piccolo paese avviato verso un progressivo declino e spopolamento. Tra i risultati tangibili e duraturi di NanoGagliato si contano non solo una nuova attitudine di orgoglio e ottimismo per le sorti del paese da parte degli abitanti, ma anche il fiorire di progetti infrastrutturali importanti, tra cui la creazione di un Bed&Breakfast, la copertura di un sistema veloce di Internet, la ristrutturazione di un vecchio frantoio per la futura sede dell’Accademia di Gagliato e varie attività comunitarie. A tutto ciò si aggiungono i recenti acquisti da parte di partecipanti internazionali di NanoGagliato di proprietà immobiliari in disuso, per abitazione privata e/o uso collettivo, tra cui la realizzazione di un centro europeo di yoga centrato su programmi innovativi di yoga per bambini, disegnato da un rinomato designer italiano, Guido Bottazzo, che sara’ chiamato “Pralaya Arches” e di cui si auspica il completamento entro il 2018.