Il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano commenta le dimissioni del Ministri Guidi.
“Se basta così poco per ottenere un emendamento in un provvedimento legislativo, onestamente la preoccupazione è altissima. È tutto talmente evidente che non ha bisogno di spiegazioni. C’è una telefonata che dice tutto e sulla quale il Paese intero deve riflettere perché non è una questione che riguarda solo il Ministro”. Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano a Taranto conversando con i giornalisti a margine di una manifestazione della Cgil.
“Noi abbiamo bisogno di disinquinare o di evitare l’inquinamento non solo dell’ambiente, ma anche delle istituzioni – ha aggiunto – Questo disinquinamento delle istituzioni è un processo democratico, che va condotto con grande rigore e con grande senso della Costituzione”. “Senza questi due elementi – ha concluso – sarà difficile venir fuori da una vicenda sulla quale evidentemente il Paese intero deve riflettere”. (Ansa).
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi interviene da Whashington sul progetto Tempa Rossa dopo l’inchiesta al centro Oli di Viggiano.
“Il progetto di cui stiamo parlando dà posti di lavoro, è una cosa sacrosanta da fare, aver consentito a delle persone di venire in Italia e fare degli investimenti è una cosa sacrosanta, io lavoro perché si creino posti di lavoro” Lo afferma il presidente del Consiglio Matteo Renzi da Washington rispondendo ad una domanda sul progetto Tempa Rossa. Progetto – aggiunge – che “io stesso avevo annunciato mesi prima” (Ansa).
Commissione d’inchiesta in Valbasento: chiesti gli atti alla Procura di Potenza
La Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti “ha deciso di anticipare al 18 aprile prossimo la missione in Basilicata, già deliberata nei giorni scorsi, per un’attività d’indagine sulla gestione dei rifiuti nel settore petrolchimico della Valbasento”. Proprio in Valbasento, dove ha sede Tecnoparco – secondo l’inchiesta della Procura della Repubblica di Potenza e della Dna – l’Eni e alcune ditte appaltatrici hanno smaltito in maniera illecita i reflui dell’attività del Centro Oli di Viggiano (Potenza). La commissione, presieduta dall’on. Alessandro Bratti, “ha già richiesto – è specificato in un comunicato – alla Procura di Potenza gli atti relativi all’inchiesta penale in corso, per poter avviare un approfondimento sul caso” (Ansa).
Sei arresti per traffico e smaltimento di rifiuti, 60 indagati, sospensione della produzione di petrolio Eni in Val D’Agri e dimissioni di un ministro, Federica Guidi. Dalla Basilicata si espande un’inchiesta della procura di Potenza che tocca, colpisce e travolge interessi economici e politici in tutta Italia. Due filoni d’inchiesta, il primo sul Centro Olio in Val d’Agri a Viggiano dell’Eni, l’altro sull’impianto estrattivo della Total a Tempa Rossa.
Le conseguenze politiche vengono tutte dal filone Tempa Rossa, nel quale è indagato il compagno della ministra Guidi, costretta a rassegnare le dimissioni per una intercettazione finita agli atti in cui garantiva l’approvazione di un emendamento alla legge di Stabilità che favoriva gli interessi economici delle imprese del suo convivente Gianluca Gemelli. L’altro filone ha conseguenze più economiche, con l’Eni che ha deciso la sospensione delle attività estrattive. Per questa parte d’inchiesta sono finiti in sei ai domiciliari.
IL PRIMO FILONE D’INCHIESTA: L’IMPIANTO ENI
La prima parte dell’indagine riguarda presunti illeciti nella gestione dei reflui petroliferi al Centro Olio in Val d’Agri a Viggiano dell’Eni. L’inchiesta riguarda lo “sforamento” dei limiti delle emissioni in atmosfera del Cova.
I dirigenti dell’impianto Eni coinvolti, si legge nelle ordinanze, “erano consapevoli dei problemi emissivi” del Centro, ma “cercano di ridurre il numero di comunicazioni sugli sforamenti invece di incidere direttamente sulla causa del malfunzionamento o dell’evento” allo scopo di “non allarmare gli enti di controllo”.
A ancora: i vertici dell’impianto Eni “qualificavano in maniera del tutto arbitraria e illecita” rifiuti pericolosi – come “non pericolosi”, utilizzando quindi un “trattamento non adeguato” degli stessi scarti, e “notevolmente più economico”, e dati sulle emissioni in atmosfera “alterati”.
Arrestati e indagati. Nell’indagine sono state poste agli arresti domiciliari dai carabinieri per la tutela dell’ambiente sei persone, funzionari e dipendenti del centro oli di Viggiano (Potenza) dell’Eni e l’ex sindaca Pd di Corleto Perticara – dove viene trattato il petrolio estratto in Val d’Agri – perché ritenuti responsabili, a vario titolo, di “attività organizzate per il traffico e lo smaltimento illecito di rifiuti”.
I sei arrestati sono Rosaria Vicino, ex sindaca del Pd di Corleto Perticara, Vincenzo Lisandrelli (coordinatore ambiente del reparto sicurezza e salute all’Eni di Viggiano), Roberta Angelini (responsabile Sicurezza e salute dell’Eni a Viggiano). Nicola Allegro (responsabile operativo del Centro oli di Viggiano), Luca Bagatti (responsabile della produzione del distretto meridionale di Eni) e Antonio Cirelli (dipendente Eni nel comparto ambiente). Divieto di dimora deciso per l’ex vicesindaco, Giambattista Genovese, e per un dirigente della Regione Basilicata, Salvatore Lambiase. Le accuse: “plurime condotte di concussione e corruzione”.
Il comunicato dell’Eni. “Eni – si legge in un comunicato – prende atto dei provvedimenti adottati dall’autorità giudiziaria. E ha provveduto alla sospensione temporanea dei lavoratori oggetto dei provvedimenti cautelari e sta completando ulteriori verifiche interne”. Per quanto riguarda l’attività produttiva in Val d’Agri, che al momento è sospesa (75.000 barili al giorno), Eni conferma “sulla base di verifiche esterne commissionate dalla società stessa, il rispetto dei requisiti di legge e delle best practice internazionali”. In tal senso Eni richiederà la disponibilità dei beni posti oggi sotto sequestro e continuerà ad interloquire con la magistratura, così come avviene da tempo sul tema, assicurando la massima cooperazione.
Roberti: “Meccanismi per avvelenare la terra”. “Dispiace rilevare che per risparmiare denaro ci si riduca ad avvelenare un territorio con meccanismi truffaldini”. Commenta così l’inchiesta il Procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti. “Non è giustizia a orologeria – ha aggiunto, riferendosi al voto per il referendum sulle trivellazioni previsto il 17 aprile e le comunali a giugno – le indagini sono iniziate nel 2013 e sono state complesse e delicate: le richieste di misura cautelare sono state presentate tra agosto e novembre del 2015. Quindi prima del referendum e in tempi non sospetti”.
IL SECONDO FILONE D’INCHIESTA: TEMPA ROSSA
Oggetto di indagine l’affidamento di appalti e lavori per l’infrastrutturazione del giacimento ‘Tempa Rossa’ della Total: secondo le indagini delegate alla Polizia, l’ex sindaca di Corleto Perticara si sarebbe adoperata a favore di alcuni imprenditori.
Coinvolto compagno ministra Guidi. Fra gli indagati, come detto, anche Gianluca Gemelli, imprenditore e compagno della ministra dello sviluppo economico Federica Guidi. Gemelli, imprenditore e commissario di Confindustria Siracusa, è accusato di traffico di influenze illecite perché “sfruttando la relazione di convivenza che aveva col ministro allo Sviluppo economico – si legge nella richiesta di misure cautelari – indebitamente si faceva promettere e otteneva da Giuseppe Cobianchi,
dirigente della Total” le qualifiche necessarie per entrare nella “bidder list delle società di ingegneria” della multinazionale francese, e “partecipare alle gare di progettazione ed esecuzione dei lavori per l’impianto estrattivo di Tempa Rossa”.
Fonte Repubblica.it
Sabato 2 aprile 2016 alle ore 10 presso la Sala A del palazzo del Consiglio Regionale a Potenza il Movimento 5 Stelle formalizzerà la richiesta delle dimissioni del governatore lucano Marcello Pittella.
Saranno presenti i portavoce lucani del M5S Mirella Liuzzi, Vito Petrocelli, Gianni Perrino e Gianni Leggieri.
Inchiesta sul centro Oli di Viggiano, Piero Lacorazza: “La classe dirigente deve riflettere”
Per il presidente del Consiglio regionale Piero Lacorazza “è opportuno fare un ‘tagliando’, cioè una analisi ed una verifica di cosa ha funzionato, cosa meno e cosa per nulla; ma soprattutto occorre definire i limiti alla produzione e al consumo del suolo”. Di seguito la nota integrale.
“Sono da tempo convinto che la questione petrolio deve essere oggetto di una profonda riflessione da parte della classe dirigente della Basilicata. E, come ho già detto in varie occasioni negli anni scorsi, e in particolare l’8 novembre 2014, ritengo che sia opportuno fare un ‘tagliando’, cioè una analisi ed una verifica di cosa ha funzionato, cosa meno e cosa per nulla; ma soprattutto occorre definire i limiti alla produzione e al consumo del suolo. Oggi, senza catastrofismi e senza autodifese, sul tema ambiente, salute e lavoro il tagliando va fatto. Questo è il cuore della questione”. E’ l’opinione del presidente del Consiglio regionale della Basilicata, Piero Lacorazza.
“Le considerazioni del procuratore nazionale antimafia Franco Roberti sulle dinamiche che attraversano l’imprenditoria devono farci riflettere – aggiunge Lacorazza –. Lo stesso sopralluogo in Basilicata della Commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti, annunciato oggi dal presidente Alessandro Bratti, è un’ulteriore occasione per approfondire ogni aspetto e fare chiarezza. Ma intanto la politica e le istituzioni devono interrogarsi su alcuni temi che chiamano in causa le responsabilità dell’insieme delle classi dirigenti. Al di là delle ipotesi di reato che sono al centro delle inchieste della magistratura, i fatti avvenuti in queste ore dimostrano che la questione dell’estrazione degli idrocarburi ha bisogno di regole, chiarezza e trasparenza, sia sul versante dell’intensificazione dei controlli a tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini che sotto il profilo dell’attività legislativa e di programmazione. Una materia così complessa non può essere trattata con codicilli e norme nella legge di stabilità, c’è bisogno di una pianificazione chiara e condivisa che non può escludere i territori e le istituzioni di prossimità. Del resto, lo stesso riaccentramento dei poteri in capo allo Stato, previsto in varie norme dello Sblocca Italia ed oggetto della riforma costituzionale, non è di per se garanzia di procedure rapide e trasparenti”.
“Occorre invece – conclude Lacorazza – ricostruire quel rapporto di leale collaborazione fra le istituzioni dello Stato che è essenziale per governare i territori, per promuovere la buona politica, per ridare la possibilità ai cittadini di riconoscersi in un percorso democratico. E ci vuole una politica che sia capace di discutere, di programmare, di pensare il futuro. Altrimenti sarà ostaggio degli interessi particolari”.
Inchiesta sul petrolio del centro Oli di Viggiano, Tito Di Maggio (Conservatori e Riformisti): Venti anni di corruzione del PD intorno ai giacimenti.
“Bisogna fare attenzione alla macchina della propaganda renziana che vorrebbe far passare per avversario dello sviluppo chi oggi, come sempre, denuncia la devastazione dell’ambiente, la corruzione e le filiere clientelari basate sul voto di scambio, messe su dal Partito democratico attorno ai due giacimenti petroliferi della Basilicata”. Lo dichiara in una nota il senatore lucano dei Conservatori e Riformisti Tito Di Maggio, membro della commissione bicamerale Antimafia.
“Si può essere favorevoli allo sviluppo, ma fieri oppositori di chi lucra sul bisogno della povera gente e sulla fame di lavoro. La Basilicata – aggiunge Di Maggio – è una regione che ha ricevuto negli ultimi venti anni una mole enorme di investimenti nel settore petrolifero e che beneficia di una rilevante quantità di denaro proveniente dalle royalties, ma che continua ad essere la regione più povera d’Italia. Allora chiedo a Renzi, chi è il reale beneficiario dello sviluppo sacrosanto di cui parla. Di sicuro non lo sono stati i cittadini lucani, né le imprese oneste della regione”.
“Il vero problema è che il settore petrolifero è da almeno quattro lustri la benzina che foraggia la macchina del consenso e del finanziamento del Partito democratico. Il petrolio ha fatto la fortuna di una classe dirigente locale corrotta che ha scalato il partito e che oggi fa quadrato intorno al presidente del Consiglio Matteo Renzi, il quale – conclude Di Maggio – oggi rivendica la paternità dell’emendamento Tempa Rossa da parte del governo”.