A distanza di otto anni dall’inchiesta “Total Gate” arrivano le sentenze di primo grado con le condanne dei vertici di “Total Italia”, accusati di aver intascato mazzette per gare taroccate a Tempa Rossa. Gli affari sul petrolio in Basilicata non sono quindi una novità e per una curiosa coincidenza questa sentenza arriva proprio mentre la Procura di Potenza è a Roma per interrogare il Ministro Boschi su questa nuova inchiesta sul petrolio, in particolare sul filone che riguarda l’emendamento che avrebbe favorito il compagno del Ministro Guidi, Gemelli.
Una sentenza di primo grado che arriva in netto ritardo visto che a giugno 2017 scadono i termini e tutte le sentenze saranno cancellate dalla prescrizione. Il Total Gate fu avviato dal pm
Henry John Woodcock, poi trasferito a Napoli dal 2009 e queste nuove inchieste confermano l’impianto accusatorio sul «sistema» di corruzione che coinvolge imprese locali, politici, amministratori e colossi petroliferi (Eni e Total).
Anche se a giugno i reati cadranno in prescrizione per la cronaca ricordiamo che in primo grado di giudizio per l’inchiesta Total Gate sono stati condannati a sette anni di carcere gli uomini della Total della Basilicata, Roberto Pasi e Roberto Francini. Mentre la pena di 3 anni e 6 mesi è stata inflitta all’ex amministratore delegato di “Total Italia” Lionel Lehva e a un altro dirigente del gruppo petrolifero francese, Jean Paul Juguet. In questo processo furono coinvolti 31 imputati. Attraverso intercettazioni ambientali fu accertata la manipolazione della gara d’appalto: era l’ex ad di Total Italia, Lionel Lehva che dava indicazioni di aprire le buste della gara e contraffarle. Nell’ambito di quella inchiesta, un parlamentare del Pd, Salvatore Margiotta, ė stato processato con il rito abbreviato e assolto.
Questa è la dimostrazione che quando si vuole si può. Le forze dell’ordine e la magistratura (con tutte le peculiarità di risorse umane e di disponibilità di mezzi) italiana, non è seconda a nessuno. Riescono a scovare le “talpe” dai loro rifugi. Hanno scoperto false rendicontazioni da parte di gran parte dei politici di Basilicata; hanno stanato le porcate che si stanno commettendo con i petrolieri e….non è finita ancora. Il problema però viene dopo. Quando si affrontano i giudizi in tribunale finiscono quasi sempre in una bolla di sapone o perché nel frattempo è intervenuta una legge salva…….., o interviene una prescrizione, o si riesce ad ottenere condanne di un periodo che rientrano nell’indulto. Morale della favola, vediamo questi ladri ancora in giro in barba ai poveri cristi che non riescono a sbarcare il lunario. Questi sono i rappresentanti del popolo di Basilicata? Questi sono i rappresentanti del popolo italiano? Io non penso che i lucani gli italiani siano ladri, corrotti, collusi, tutt’altro. E’ facile per i politici ladri tenere il popolo in sudditanza e ricatto elettorale. Il quadro a livello nazionale non è tanto diverso da quello Lucano. Si dicono tante falsità a partire dall’aumento dell’occupazione ed invece c’è un decremento; si dice che vi è ripresa economica ed allo stesso tempo i dati ISTAT dicono che stiamo in DEFLAZIONE; la sanità si sta ormai privatizzando e se hai i soldi campi altrimenti puoi morire perché non glie ne frega nulla a nessuno; L’istruzione che è il futuro delle classi dirigenti, si incentiva la scuola privata mentre le eccellenze escono dalle scuole pubbliche. Malgrado tutto hanno il coraggio ancora di parlare. Il politico che ha tradito il popolo non dovrebbe godere di nessuna immunità proprio perché ha tradito la fiducia di chi lo ha eletto. Quindi, andrebbero messi in galera, gettate le chiavi e ricominciare.
nino silecchia