Il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità una mozione, proposta dal consigliere Benedetto (Cd), con la quale si impegnano il presidente della regione e la Giunta “a sollecitare il Presidente della Repubblica, il Presidente del Consiglio e il Ministro degli Affari esteri a fare proprio il progetto per la transizione verso lo Stato di diritto e il diritto alla conoscenza contro la ragion di Stato e su questo si candidi, sin da subito e pubblicamente l’Italia al posto di membro non permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite”.
Il documento, firmato anche dai consiglieri Pace (Gm), Mollica (Udc), Cifarelli, Giuzio e Spada (Pd), Perrino (M5s), Galante (Ri) e Napoli (Pdl-Fi), pone in evidenza “che l’Italia è al primo posto, seguita da Turchia, Russia e Ucraina, tra i Paesi che non hanno dato seguito alle sentenze della Corte europea dei diritti dell’Uomo ed è sempre al primo posto tra i Paesi da cui provengono denunce ripetitive, ovvero per le stesse violazioni, con più di 8000 domande relative alla durata delle procedure giudiziarie e all’esecuzione delle decisioni prese ai sensi della legge Pinto, che aveva lo scopo di prevenire i ricorsi alla Corte”.
Il documento fa rilevare, inoltre, che “il Partito radicaleha in corso una campagna per la transizione verso lo Stato di diritto e il diritto alla conoscenza contro la ragion di Stato.Sono questi gli elementi alla base dello stesso messaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il quale ha affermato che ‘riconoscere e affermare i diritti fondamentali dell’uomo è un impegno continuo, che richiede intelligenza e passione, in tutti i continenti e a tutte le latitudini’”.
Consigliere regionale Benedetto: “Impegno del Consiglio “per lo stato di diritto e il diritto alla conoscenza contro la ragion di Stato”
“L’approvazione ieri all’unanimità da parte del Consiglio Regionale della mozione riferita al progetto/campagna “per lo stato di diritto e il diritto alla conoscenza contro la ragion di Stato”, su iniziativa del Partito Radicale e fortemente sostenuta dal segretario regionale dei Radicali Lucani Maurizio Bolognetti anche attraverso lo sciopero della fame, rappresenta un impegno dell’assemblea consiliare in difesa dello Stato di diritto, per ridare forza alle nostre democrazie e per il diritto universale alla conoscenza”. E’ il commento del consigliere regionale Nicola Benedetto sottolineando che la mozione raccoglie il messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Riconoscere e affermare i diritti fondamentali dell’uomo è un impegno continuo, che richiede intelligenza e passione, in tutti i continenti e a tutte le latitudini. Anche nelle società che hanno posto i principi di libertà, di uguaglianza, di pari dignità tra le persone alle fondamenta dei propri ordinamenti giuridici. Queste conquiste non sono mai acquisite una volta per tutte, ma vanno continuamente inverate e rese vitali. Per queste ragioni è particolarmente meritoria l’iniziativa del Partito Radicale e degli altri organizzatori della Seconda Conferenza Internazionale su “Universalità dei Diritti Umani per la transizione verso lo Stato di Diritto e l’affermazione del Diritto alla Conoscenza”.
E’ il caso di ricordare – continua Benedetto – che secondo il secondo rapporto del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa al 31 dicembre 2014:
-L’Italia è al primo posto, seguita da Turchia, Russia e Ucraina, tra i paesi che non hanno dato
seguito alle sentenze della Corte europea dei diritti dell’Uomo; l’Italia è al primo posto tra i paesi da cui provengono denunce ripetitive, ovvero per le stesse violazioni, con più di 8000 domande relative alla durata delle procedure giudiziarie e l’esecuzione delle decisioni prese ai sensi della legge Pinto, legge che aveva lo scopo di prevenire i ricorsi alla Corte;
-che dal 1959 al 2014 l’Italia è il paese ad aver subito più condanne dopo la Turchia; e il 51%
delle sentenze contro l’Italia riguardano la durata eccessiva delle procedure giudiziarie;
-che l’elevato numero di sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo e delle decisioni del
Comitato hanno rilevato a partire dagli inizi degli anni 1980 problemi strutturali in Italia a causa
della durata eccessiva dei procedimenti civili, penali e amministrativi” e “che i ritardi eccessivi
nell’amministrazione della giustizia costituiscono un pericolo grave per il rispetto dello Stato di
diritto”.
Su questi temi il Consiglio Regionale – conclude – ha voluto esprimere il suo impegno che non è certo formale.