Tavolo Verde ha inviato alla nostra redazione il documento dell’assemblea pubblica convocata domenica 10 aprile 2016 a Marconia presso la Casa Canonica di San Giovanni Bosco,
Tavolo Verde: il fallimento di una concezione politica. Di seguito la nota integrale.
L’ultimo scandalo del petrolio in Basilicata, che coinvolge anche il governo nazionale, dimostra come la nostra Regione sia stata, da oltre un ventennio, luogo prevalentemente di sfruttamento e non terra da salvaguardare e valorizzare per le sue vocazioni naturali. L’attività estrattiva che inizia negli anni ’60 con l’estrazione del gas nel territorio lucano ha portato inquinamento materiale, ma ha contaminato negativamente anche alcuni livelli istituzionali e diversi partiti politici che in nome dell’industrializzazione a prescindere… hanno contribuito a stravolgerel’immagine di una terra naturalmente ricca per la singolarità del suo patrimonio boschivo , per la purezza delle sue acque, per le spiagge, per le fertili terre di pianura e di collina; certo era ed è purtroppo ancora terra di sfasciume idrogeologico, ma anche ricca di luoghi carichi di millenni di storia, di tradizioni e cultura. Gli ultimi lustri ci consegnano un paesaggio agrario degradato, sfigurato. Terre inquinate dall’attività estrattiva e dall’indotto in nome di uno sviluppo che nega il progresso delle comunità. Si passa da unasana condizione di ruralità dalle elevate potenzialità agro-turstiche, ad uno stato di industrializzazione del “fossile” finalizzato alla crescita e all’espansione dell’industria privata e si rafforza l’idea che la disoccupazione trovi soluzione con l’ industrializzazione e la coltivazione degli idrocarburi, attraverso la creazione di un nuovo indotto e il potenziamento del terziario. Si fa strada un nuovo modello di sviluppo che deve rottamare il vecchio ed imporsi come nuovo: cioè artificiale, intelligente, innovativo che crea immediatamente ricchezza, utilità. Per chi? Alcuni indicatori ci dicono invece che il reddito medio dei lucani è fra i più bassi del Paese;che la disoccupazione giovanile riflette il valore medio del Mezzogiorno (circa il 48%); che la ricchezza reale al netto di quella riveniente dalla SATA e dall’ attività estrattiva è in calo; che la superficie agricola utilizzabile si è ridotta, così come è in fase di contrazione la consistenza numerica delle aziende del settore primario. Scompaiono le piccole e medie attività commerciali ed artigianali che pur rappresentavano e caratterizzavano le molte comunità lucane. Il livello di istruzione (diplomati, laureati) è di gran lunga inferiore al trend medio nazionale. La viabilità e collegamenti fra i centri abitati e il mondo ruraleversano in uno stato di degrado pauroso. I servizi, i tribunali , gli uffici vengono smantellati; la rete ospedaliera e i presidi della sanità pubblica ridimensionati. La messa in sicurezza del territorio dimenticata. Continua l’esodo non solo dalle campagne, ma anche dalle città. I giovani in cerca di lavoro vanno via e molti di essi non fanno più ritorno nella terra natia perché hanno compreso che il modello di sviluppo basato sull’industrializzazione e sullo sfruttamento del fossile si è rivelato fallimentaresia sul piano economico che sociale. Contemporaneamente a causa e per effetto dell’insediamento dell’attività industriale ed estrattiva, si fa strada un nuovo tipo di cultura egemonizzante che si consolida in quella del “vuoto a perdere” e dell’utilizzo dei fondi pubblici, non per creare benessere ed elevazione materiale e morale dei lucani, ma per sfruttare e rapinare il territorio; condizione,(…sine qua non per alcuni partiti e alcuni livelli istituzionali) atta a consolidare il potere per il potere attraverso l’istituzione di nuovi enti, agenzie, compagnie, consorzi, gestioni familiaristiche e clientelari. Il processo di consolidamento e di espansione dell’industria estrattiva e logicamente dell’indotto funzionale passa anche attraverso la pratica del voto di scambio che è diventato purtroppo fenomeno diffuso e linfa vitale per vecchi e nuovi partiti dominanti. In sintesi il tanto decantato “modello lucano” da imitare non è che una “Carta sporca” del decisionismo, del fare e del lasciar fare, e del fare presto a prescindere…
La scelta politico-economica dell’industrialismo come scelta strategica si è rivelata nel complesso e nella risultante ultima come scelta imposta dalle compagnie petrolifere il cui unico interesse è il monopolio del fossile. Gli scandali e non ultimo le dimissioni di Ministri sono la manifesta, tangibile espressione di una consorteria fra una classe politica con ambizioni maggioritarie ben sostenuta dai mass-media e le lobby del potere economico e finanziario che non vogliono conoscere né limiti e né confini. Questo spiega le ragioni per cui molte buone leggi italiane diventano carta straccia e/o annullate da decreti, da emendamenti che perseguono fini tutt’altro che di interesse generale o come dicono lor signori “strategici”.
In definitiva chi ha sostenuto e sostiene il processo di sfruttamento del fossile non ha voluto, più che saputo, conciliare gli interessi delle politiche industriali con le potenzialità e la vocazione agricola e turistica dell’intero territorio lucano (ruralità, ambiente, parchi, riserve, storia, archeologia, cultura, ecc..).
È sotto gli occhi di tutti il livello di dominio dell’industrialismo,corrotto e corruttore, su altri settori produttivi e in primo luogo sul primario, tanto che mal si sopporta il rinnovato interesse per le tendenze agrariste che ripropongono la valenza economica, sociale e culturale del settore primario quale fattore indispensabile e prioritario per il riscatto di intere aree, comprese quelle marginali
Nella regione Basilicata esistono risorse materiali e morali per dare inizio ad un nuovo percorso e definire un nuovo “Modello di Sviluppo” basato sulla valorizzazione delle risorse naturali e sulla diffusione di modelli produttivi agro-ambientali conservativi in grado di produrre nuova ricchezza alimentare di qualità e idonei ad integrarsi con le diverse realtà turistiche organizzate, dal mare ai monti utilizzando al meglio la ricerca e le innovazioni tecnologiche.
Si tratta cioè di attuare un nuovo sistema integrato nelle sue diverse componenti, all’interno del quale si riaffermi il rapporto uomo-ambiente-sviluppo sostenibile nel quadro dei valori della Costituzione Italiana.