Il caso Moro non è ancora chiuso e l’onorevole Gero Grassi è in tour da due anni per raccontare agli italiani i documenti di Stato e gli atti giudiziari legati alla vicenda del rapimento e dell’uccisione di Aldo Moro. Nel pomeriggio Gero Grassi ha raggiunto anche Matera per una conferenza promossa nel cinema Piccolo dal circolo cittadino del PD. Grassi è stato accolto da Luigi Gravela, Pasquina Bona e Pasquale Bellitti. In prima fila il Prefetto di Matera Antonella Bellomo e il Questore della Polizia di Stato Paolo Sirna.
“Il caso Moro non è la vicenda umana e politica di Aldo Moro – spiega Grassi – ma la vicenda sociale, culturale che abbraccia 60 anni della nostra storia. Il caso Moro è composto da 4 milioni di pagine, 8 processi, 2 commissioni Moro, 4 commissioni di inchiesta. Dopo due mandati alla Camera ho deciso di leggere queste 4 milioni di pagine e ho scoperto che quanto è stato comunicato sul caso Moro non corrisponde alle verità che emergono da queste pagine. Questo lavoro va avanti da due anni e Matera è la 265^ puntata. Dalla mattina alla sera studio, faccio indagini, rispondo alle mail di studenti che mi fanno domande sul caso Moro. Stasera dirò cose anche brutte ma io racconto testualmente quello che risulta dagli atti processuali. Il caso Moro non comincia il 16 marzo 1978 quando fu rapito ma negli anni Cinquanta. Durante la guerra, mentre l’Italia era dominata dalla dittatura di Mussolini, Aldo Moro scriveva su un giornale clandestino di Bari che “ogni uomo è un universo”. Negli anni Cinquanta Moro si inventa un’operazione per azzerare l’analfabetismo nel nostro Paese, che nel Sud raggiungeva anche il 30-35% della popolazione. Aldo Moro naturalmente aveva pensato in particolare ad istruire le persone adulte e per raggiungere l’obiettivo chiese alla Rai di individuare un maestro capace di insegnare in un programma televisivo, che fu chiamato “Non è mai troppo tardi”. La Rai individuò il maestro Alberto Mazzi, che non era un democristiano ma un comunista. Ai giorni nostri qualsiasi schieramento politico si sceglie i suoi uomini, Aldo Moro non guardò invece alla tessera del maestro ma chiese alla Rai di avviare questa trasmissione che riuscì a scolarizzare 3 milioni e mezzo di persone, che conseguirono prima il diploma di seconda elementare e poi quello di quinta elementare. Aldo Moro morì il 9 maggio 1978 ma in realtà già nel 1964 i Carabinieri con il piano Solo cercarono di ucciderlo. All’epoca il presidente della Repubblica Segni annunciava le dimissioni a seguito di un ictus ma la storia è andata diversamente. Segni accusò un ictus quando Saragat gli mise le mani addosso dopo aver saputo che Segni sosteneva il piano Solo dei Carabinieri. In quel periodo anche l’Inghilterra cercò di destabilizzare il governo italiano e in Italia finanziò la nascita di due giornali, il Giornale di Indro Montanelli e la Repubblica di Eugenio Scalfari. Saragat diventa presidente della Repubblica al posto di Segni e per bloccare il progetto dei Carabinieri manda l’esercito. Aldo Moro è il politico che decise di prolungare la scuola dell’obbligo fino alla terza media, perchè affermava che anche il figlio del bracciante deve avere le stesse opportunità del figlio del medico e se ha voglia di studiare bisogna garantire questo diritto allo studio indipendentemenet dal reddito familiare. Aldo Moro aveva deciso di far coesistere la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista ma questo progetto politico non piaceva agli Americani, perchè si doveva assolutamente scongiurare l’ipotesi che i Comunisti potessero governare l’Italia”.
Ma chi sono stati i nemici di Aldo Moro? Gero Grassi ricorda che dal 1974 al 1976 il giornalista Mino Pecorelli fonda l’agenzia di stampa OP, Osservatore Politico. Mino Pecorelli era iscritto alla loggia massonica P2 e il suo giornale in netto anticipo rispetto all’evento del rapimento e dell’uccisione di Aldo Moro pubblica titoli come Moro…bondo, E’ solo Moro il Ministro che deve morire? e Con la scomparsa di Aldo Moro scomparirà il miraggio berlingueriano di un accordo politico tra la Dc e il PCI. Gero Grassi fa nomi e cognomi dei militanti delle Brigate Rosse, ricorda la nascita di Gladio, un organismo dal quale proviene anche la polvere pirica utilizzata in tutte le stragi degli anni Settanta. Nato iniziamente per finalità positive, Gladio si organizza per commettere omicidi in Italia e all’estero. E il caso Moro mi ha permesso di trovare anche una notizia che riguarda Matera. Nel carcere di questa città c’era l’ergastolano Senatore che aveva avvisato di aver sentito due brigatisti parlare del rapimento di Moro. La notizia arriva a Bari ma nessuno si preoccupa di approfondire in merito. Il caso Moro coinvolge naturalmente la CIA, i servizi segreti russi del KGB, la banca vaticana dello Ior, la banda della Magliana, ovvero la mafia romanaa e pezzi deviati dello Stato. Grassi chiama in causa tra gli altri Cossiga, Andreotti, Carlo Alberto Dalla Chiesa e sottolinea che il suo impegno personale non mira a riesumare un cadavere ma a far trionfare la verità e la giustizia nel nostro Paese, perchè solo in questo modo l’Italia sarà un Paese libero e credibile.
Michele Capolupo
La fotogallery dell’incontro con Gero Grassi (foto www.SassiLive.it)