“Il decreto sul part time firmato ieri dal Ministro de Lavoro non risponde minimamente all’urgenza di reintrodurre per tutti i lavoratori la flessibilità di accesso alla pensione”: è il commento di Anna Carritiello responsabile della Uil lucana per i settori politiche fiscali, di genere e di cittadinanza sottolineando che “in particolare le donne sono escluse dall’agevolazione”. E’ unamisura – aggiunge – che non può essere barattata con la flessibilità in uscita. La Legge Fornero ha portato l’età di pensionamento a un livello inaccettabile di molto superiore alla media europea. Bisogna quindi varare subito un provvedimento prevedendo la flessibilità in uscita a 62 anni e riparare alla penalizzazione delle donne. Tutto questo permetterebbe di riattivare anche un positivo turn over nel mercato del lavoro a beneficio dei giovani”.
Nel ricordare che Cgil, Cisl, Uil il 2 aprile scorso hanno tenuto unitariamente su questi temi manifestazioni interregionali, Carritiello riferisce che “continueranno nelle prossime settimane le iniziative dei lavoratori e dei sindacati per chiedere correttivi significativi alla Legge Fornero. Chiediamo che si dia una risposta a Quota 96 nella scuola, di portare a compimento la salvaguardia degli esodati, di riaprire il capitolo dei lavori usuranti e di rivalutare le pensioni che sono rimaste ferme nonostante una sentenza importante della Corte costituzionale. E’ questo il momento in cui governo e parlamento devono assumersi delle responsabilità conseguenti alle loro dichiarazioni. Lo stesso Matteo Renzi e il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, hanno detto che l’età è stata portata troppo in alto, anche rispetto a quello che avviene in altri Paesi europei. Allora questo è il momento di riequilibrarlo: la nostra proposta è perfettamente compatibile con quello che avviene in altri Paesi dell’Ue. Per l’Inps – ricorda la dirigente della Uil – i costi della flessibilità sono tra 3,6 e 7,5 miliardi l’anno. Nel momento in cui si chiede di tagliare i costi del lavoro e di ridurre le tasse, per i sindacati la vera priorità è quella delle pensioni. In questo modo si dà una risposta alle persone che sono ormai in età avanzata, e che magari devono rimanere a lavorare su un ponteggio fino a 70 anni. È però anche un contributo per creare nuova occupazione giovanile, perché si riattiva il turnover del mercato del lavoro. Questa misura può essere finanziata riprendendo una parte dei risparmi da 80 miliardi garantiti dalla legge Fornero. Pensiamo quindi che una riforma delle pensioni sia possibile, e parallelamente a questo è auspicabile anche un taglio delle tasse. Chiediamo inoltre o anche rassicurazioni sul tema della pensione di reversibilità che, come noto, è potenzialmente inclusa nell’ambito delle prestazioni pensionistiche da riformare con la legge delega sulla povertà attualmente all’esame della Commissione lavoro della Camera. Non sappiamo quale sarà l’esito finale del ddl povertà e se, come annunciato dallo stesso Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, le parti che afferiscono alla previdenza, attualmente contenute nel provvedimento, saranno realmente stralciate. Condividiamo, tuttavia, le parole del Ministro, soprattutto perché, finalmente, si parla di inclusione e investimento e non di costi per il sociale e ci auguriamo che gli intenti espressi oggi non siano disattesi alla prova dei fatti. Bisogna assolutamente tenere distinte la previdenza e l’assistenza: la separazione tra questi due ambiti è fondamentale per poter intervenire in modo efficiente e proficuo.”
Infine, Carritiello annuncia che il prossimo appuntamento di mobilitazione è previsto per il 22 aprile davanti al Mef quando una delegazione di lavoratori esodati chiederà lo sblocco dei fondi per attuare una ottava salvaguardia. Poi il 19 Maggio in Piazza del Popolo a Roma si riuniranno i sindacati dei pensionati delle tre confederazioni sindacali di Cgil, Cisl e Uil.
Apr 14