Si è concluso questa mattina il Meeting internazionale “Gender and life style: from puberty to elderly frailty”, organizzato da Regione Basilicata, Università di Sassari, Università La Sapienza e promosso dalla Fondazione internazionale Menarini. Dal 14 al 16 aprile si sono riuniti a Matera i più importanti esperti a livello mondiale sulla medicina di genere.
Nel corso della cerimonia di chiusura grande soddisfazione è stata espressa da Flavia Franconi, Assessore alla Salute della Regione Basilicata, Vicepresidente della Giunta regionale, e co – presidente del Congresso con Andrea Lenzi, presidente della Società italiana di Endocrinologia e Luigi Milella, professore dell’Università degli studi della Basilicata. Soddisfazione a cui si è unito l’invito a adottare un’ottica di genere anche nella pratica quotidiana, in ambito medico e sociale.
“Tanti sono stati i risultati raggiunti in queste tre giornate – ha dichiarato Franconi- sia per la parte pre clinica sia per la parte clinica, a cui abbiamo dedicato maggiore attenzione. Il risultato più evidente è che stiamo realizzando una “Magna carta di Matera” su come fare gli studi clinici nelle donne, un punto focale per arrivare a un’equità della cura. Nel giro di tre mesi prepareremo questo manifesto di comune accordo gli specialisti di tutto il mondo e con l’Agenzia liberatoria degli Stati Uniti Food and Drug Administration. Un risultato importante che parte da una regione del Sud, da dove in questi giorni abbiamo mostrato una vitalità culturale incredibile.
Un altro aspetto importante emerso nel corso del Congresso – ha continuato l’assessore regionale alla Salute- riguarda l’internazionalizzazione dell’Università degli studi della Basilicata, che promuoverà un gemellaggio con il Karolinska Instituite, l’istituto svedese che attribuisce i Nobel per la medicina, permettendo ai giovani di studiare all’estero, un momento di crescita in cui credo molto. Inoltre- ha concluso – l’ateneo lucano ha instaurato nuovi contatti a livello internazionale con cui potrà avere un confronto giornaliero”.
“La città è stata fantastica nell’ospitarci- ha commentato Andrea Lenzi- e proprio da Matera vogliamo far partire una magna carta che possa riassumere i vari punti su cui la medicina di genere deve basarsi. Innanzitutto bisogna partire dalla formazione dei nuovi medici sulla medicina di genere e dalla necessità di aggiornare i medici attualmente in servizio. La ricerca scientifica è fondamentale da questo punto di vista. L’approccio di genere- ha sottolineato l’endocrinolgo – è un modo un po’ visionario e ideale di vedere la medicina, in cui la differenza di genere non è un aggravante, ma è un miglioramento della qualità dell’assistenza per le due tipologie di reattività rispetto al sesso e delle modalità di approcciare le singole patologie”.
La terza giornata del convegno.
Le varie fasi della vita, dall’infanzia alla vecchiaia sono state al centro degli interventi che si sono susseguiti nell’ambito del Congresso internazionale di medicina di genere, che si concluderà questa mattina, presso Palazzo Viceconte a Matera. Bambini e adolescenti sono stati i protagonisti delle ricerche presentate nella prima sessione della giornata, a cui sono seguiti interventi su patologie che si manifestano prevalentemente nell’età adulta e vecchiaia, come diabete, osteoporosi, artrite e sarcopenia.
“La medicina nell’ottica di genere- ha spiegato Giuseppe Seghieri del Centro Salute e Medicina di genere di Pistoia- deve tener conto non solo del sesso, ma anche dell’età delle persone. Nelle varie fasi della vita di una donna il menarca, la gravidanza, la menopausa e la post menopausa modificano profondamente le condizioni personali e , in qualche caso, lo stato di salute. L’età, pertanto, è fondamentale nel parametrare la medicina in un’ottica di genere. Nella cura del diabete- ha precisato il medico internista- ci sono molti farmaci nuovi, nuove insuline e nuovi farmaci orali. Anche questi farmaci, di cui conosciamo ancora poco sia per quanto riguarda gli effetti nel lungo periodo sia per quanto riguarda l’efficacia e la sicurezza, vanno testati rispetto al genere, anche se spesso gli esperimenti non vengono realizzati in maniera adeguatamente rappresentativa”.
Al congresso è intervenuto Nello Martini, farmacologo, per anni ai vertici dell’Accademia Nazionale di Medicina, che ha messo in evidenza che nonostante gli studi specifici per genere siano ancora molto scarsi, i risultati che sono stati riportati nel corso del convegno rivelano delle conoscenze molto importanti sulla differente prevalenza delle malattie nella donna e nell’uomo e anche le cause che determinano efficacia ed effetti collaterali diversi. Dati che fino a qualche tempo fa non erano disponibili e che anche nel caso della Basilicata rafforzano queste evidenze. “Oggi -ha precisato il farmacologo- siamo nelle condizioni da un lato di promuovere studi più specifici per il trattamento delle malattie delle donne e di meglio governare i processi di spesa per le malattie di genere”.
Sesso, stress ed età sono state le parole chiave della presentazione di Emmanuele A. Jannini dell’Università Tor Vergata di Roma, che ha illustrato come un’esperienza di stress psicosociale durante il periodo di gravidanza può portare allo sviluppo di malattie come l’autismo e la schizofrenia, solo nei maschi.
Della maggiore tendenza delle donne europee a sviluppare depressione e ansia ha parlato Giuseppe Paolisso, della Seconda Università degli studi di Napoli, evidenziando anche come l’incidenza dell’Alzheimer sia più alta nelle donne rispetto agli uomini.
L’osteoporosi è stata la patologia analizzata nella presentazione del professore Claudio Marcocci, dell’Università di Pisa, che ha sottolineato le differenze tra i due generi, da cui emerge una maggiore fragilità ossea da parte delle donne.
Con l’avanzare dell’età, oltre all’indebolimento delle ossa, si va incontro alla progressiva perdita della massa muscolare, un fenomeno fisiologico analizzato nell’intervento di Silvia Migliaccio dell’Università “Foro Italico” di Roma.
Nella sessione finale è intervenuto Ignazio Olivieri, direttore del Dipartimento di reumatologia dell’Azienda ospedaliera San Carlo di Potenza e presidente della società italiana di reumatologia.
Il professore ha messo in evidenza le differenze tra i due generi nell’artrite reumatoide, attraverso un confronto tra passato e presente. Attualmente, ha spiegato Olivieri, gli uomini rispondono meglio alle cure rispetto alle donne, mentre tra i due sessi cambia l’età d’insorgenza della malattia e la produzione di anticorpi. La maggior parte dei pazienti con artrite reumatoide sono donne di mezza età . Le differenze tra i due sessi sono da attribuire a fattori biologici, come ad esempio gli ormoni e a abitudini come il fumo, che influenzano la predisposizione alla malattia.
La terza giornata si è conclusa con le osservazioni di Achille Caputi, dell’Università di Messina sui rischi e gestione della politerapia, la somministrazione di più farmaci contemporaneamente per la cura di diverse patologie.
Apre gli interventi della terza giornata Marianne Legato di New York, una delle madri della medicina di genere.
Nel 1990 l’Ordine dei medici degli Stati Uniti si rivolse alla professoressa Marianne J. Legato, chiedendole di scrivere un libro sulle malattie cardiovascolari delle donne e degli uomini. In quegli anni la scienziata non credeva nelle differenze di genere perché sapeva che l’uomo e la donna erano uguali. Tuttavia, questa richiesta, poi concretizzata, diede il via a un percorso di studi importantissimo che nel corso degli anni le ha consentito di approfondire la medicina di genere e di divulgarla. Oggi, Marianne Legato, di origini calabresi, è la massima esperta al mondo di questa disciplina. “Dopo aver provato scientificamente che i cuori di un uomo e di una donna sono diversi, ho cominciato un programma di studio incentrato sulle differenze degli organi che costituiscono il corpo delle due specie umane. Sull’argomento, con la Columbia University di New York, ho scritto diverse pubblicazioni, tenendo conferenze in tutto il mondo per parlare della medicina di genere. Gli uomini e le donne sono diversi e rispondono ai farmaci in maniera diversa. Più si va avanti, più la materia diventa complessa. Le donne che hanno il diabete hanno molte più complicazioni degli uomini perché i farmaci sono sperimentati soprattutto sugli uomini e i medici devono essere consapevoli di questo fattore prima di prescrivere farmaci e dosaggi. Stiamo affrontando una nuova era e attraverso la struttura del genoma stiamo scrivendo un nuovo episodio della storia umana. Abbiamo tecniche che modificano il genoma, tagliamo il DNA e immettiamo nuovi geni o tagliamo i geni cattivi. Ogni volta che facciamo gli interventi sul genoma abbiamo risultati diversi che dipendono dal genere di appartenenza. Nel passato, ignorando le differenze, siamo andati contro il paziente. Quando un bambino viene concepito, le differenze cominciano già nell’utero. Ciò significa che ci saranno differenze anche nelle loro funzioni vitali e nei loro organi, perché sono diversi già dall’epoca del concepimento. Pertanto va alimentata e diffusa la consapevolezza delle differenze per sostenere la medicina di genere. E sono molto orgogliosa che la Regione Basilicata sia molto avanti su questo terreno”.