“Mi sento materano a tutti gli effetti, è come se lo fossi sempre stato”. Così il Vescovo, mons. Pino Caiazzo, oggi ha esordito incontrando il sindaco, la giunta, i consiglieri e i dipendenti.
Mons. Caiazzo e il sindaco si erano intrattenuti per qualche minuto nella stanza del primo cittadino per una conversazione privata che, subito dopo è proseguita nella sala Mandela dove li attendeva una folta rappresentanza di esponenti delle istituzioni e dell’ente.
“Don Pino, che oggi incontriamo, porta con se’ il furore evangelico della sua vita – così il sindaco ha salutato l’arcivescovo, aggiungendo – La nostra è una città che è stata ed è un luogo che ha avuto santità rivelate e misticismi profondi. Nel primo caso, perché durante il periodo alto medievale fu focolaio di messaggi cristiani attraverso persone straordinarie come S. Giovanni da Matera e la badessa Eugenia. Matera, inoltre è stata una città in cui la pietà popolare è stata protagonista della vita della donne e degli uomini materani. La presenza delle chiese e dei monasteri sono il timbro evidente di questa realtà.
I valori cristiani, per chi fa l’amministratore, in un servizio senza contropartite, avendo l’opportunità di produrre bene comune. E’ come vivere in un’azienda in cui non si produce profitto economico, ma profitto sociale. E’ questo il contesto che oggi ti circonda insieme all’ammirazione e al rispetto di tutti noi. Grazie della tua presenza, del tuo impegno e del seme evangelico che ha fatto della tua vita un esempio”.
All’Arcivescovo, il sindaco ha donato un libro sulla Cripta del Peccato originale e la spilla con il simbolo di Matera 2019.
Ringraziando l’amministrazione comunale e i dipendenti, mons. Caiazzo ha fatto riferimento al valore della casa comunale, la Domus, così come il Duomo: “E’ la casa a cui tutti guardiamo e nella quale entriamo perché la sentiamo nostro. Entrambe appartengono alla civiltà cristiana e che di solito si guardavano perché si trovavano spesso una di fronte all’altra. Storicamente – ha proseguito – indica due realtà che insieme devono collaborare perché al centro c’è la piazza, il luogo comune in cui la gente confluisce. Ringrazio Dio che mi ha catapultato improvvisamente in questa città che non conoscevo e di cui scopro qualcosa di nuovo ogni giorno. Non vedo l’ora di andare a contemplare le vostre chiese rupestri – ha aggiunto – per osservare il modo in cui la chiesa utilizzava la teologia per comunicare”. E sulla tappa del 2019 ha aggiunto: “La chiesa ci insegna che c’è un cammino perenne, da compiere con gioia. Oltre al 2019 si andrà ancora avanti”.
Apr 28