Anche il pomeriggio di venerdì 6 maggio è stato caratterizzato dal viaggio attraverso le memorie e gli anniversari.
La Biennale delle Memorie che si sta svolgendo a Casa Cava, organizzata da Italiadecide e dall’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani in collaborazione con Regione Puglia, Regione Basilicata, Comune di Matera, Comune di Martina Franca, Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, Università degli Studi di Basilicata e Fondazione Matera-Basilicata 2019, ha ospitato il prof. Alberto Contem professore emerito di Geometria superiore all’Università di Torino che ha illustrato la vita di Giuseppe Luigi Lagrange, dal sistema metrico decimale al volo dei satelliti artificiali.
Nel suo intervento il prof. Conte ha descritto la figura del grande matematico nato a Torino nel 1736 nella casa adiacente a quella del Conte Camillo Benso di Cavour.
“A 18 anni pubblicò il suo primo lavoro scientifico che gli valse la carica di sostituto del maestro di matematica delle Scuole di artiglieria – ha ricordato, sottolineando il valore di Lagrange che era destinato a fare la storia. Dopo aver costituito una società privata che fu segnata da grande successo in tutta Europa, Lagrange riscosse riconoscimenti straordinari per il suo valore in ambito matematico.
Il suo carattere schivo e metodico gli consentì di dedicarsi ai suoi studi e alla sua passione per la musica sacra. Una carriera segnata anche dall’incontro con il Conte Camillo Benso di Cavour contribuì a farne un punto di riferimento e il padre di teorie poi diventate elementi sostanziali fino ai giorni nostri. Il prof. Conte, infatti, ha segnalato quanto le teorie di Lagrange abbiano influenzato personaggi contemporanei come il Premio Nobel John Nash.
Il programma è proseguito con una lezione del prof. Giorgio Pestelli, professore emerito di Storia della Musica all’Università di Torino che, introdotto dal musicologo Dinko Fabris (nonché docente di Storia della musica all’Università di Basilicata e presidente della International Musicological Society di Basilea) ha tracciato la vicenda umana e musicale del genio Wolfgang Amadeus Mozart attraverso i suoi rapporti con la società dell’epoca e i tratti principali della sua vita che hanno profondamente influenzato la musica che componeva.
Introducendo l’intervento del prof. Pestelli, Dinko Fabris ha illustrato un particolare: il legame fra Mozart e la Basilicata. “Da tempo avevo notato uno strano personaggio in una delle opere giovanili di Mozart – ha spiegato – che si chiama il Potestà di Lagonegro e si trova nella ‘Finta giardiniera’, la sua terza opera scritta in italiano. Una curiosità che fa il paio con i legami di famiglia fra Pomarico e Vivaldi”.
Nel suo intervento, il prof. Giorgio Pestelli ha spiegato, tra l’altro: “Nel 1756 alla nascita di Mozart l’Italia era molto presente nel settore musicale, ma si stava già sviluppando un’altra civiltà musicale. La corte, a quell’epoca, non è più l’unico centro di produzione e Mozart si trova in mezzo a questa trasformazione tenendo un atteggiamento ambivalente. Da un lato vorrebbe essere libero dalla Corte ma, al tempo stesso vorrebbe esserne riconosciuto. Malgrado i tanti successi ottenuti nella vita, infatti, non ha registrato altrettanti riconoscimenti sotto il profilo personale. In quel periodo la grande fonte di notorietà era il bel canto, il canto d’arte italiano che, nel frattempo, sentiva la presenza del canto popolare appena nato – ha aggiunto Pestelli che, in merito alla figura di Mozart ha proseguito – Non esistevano modelli precedenti e dunque egli era una sorta di Palladio senza Vitruvio davanti, in un contesto di rivoluzione del linguaggio inventata da Mozart ma anche di profondo assorbimento”.
La lunga e articolata analisi della vita del compositore austriaco è stata descritta dal prof. Pestelli con riferimento ad una momento storico che anche sotto il profilo politico e culturale registrava cambiamenti molto profondi con ricadute anche sulla produzione del celebre musicista.
Nel suo intervento, tra l’altro, Pestelli ha ricordato il ruolo svolto dal padre Leopoldo che ha portato in giro in Europa il piccolo genio che compose per la prima volta a 4 anni.
“Ci impressiona la sua capacità di cogliere stili diversi e tutti gli stimoli. Il Mozart europe, dunque, aveva la capacità di essere di volta in volta nel carattere di una nazione”. E a questo riguardo il prof. Pestelli si è soffermato anche sul rapporto con l’Italia: “Muzio Clementi scrisse su Mozart che definì un ciarlatano come tutti gli italiani. Ma il dono che questo Paese fece al compositore fu l’espansione canora. Mozart era infatti colpito dai cantanti lirici italiani e trasportò la cantabilità anche negli strumenti musicali”.