Riportiamo di seguito la nota inviata da Pierluigi Diso dopo l’approvazione da parte del Governo Renzi del ddl Cirinnà sulle unioni civili. Il tema viene discusso anche in un convegno organizzato dall’AIGA, Associazione Giovani Avvocati, che affronta il tema delle unioni civili e dell’adozione del figlio da parte del partner.
Di seguito la nota integrale.
Pierluigi Diso: “La politica lascia spesso enormi vuoti normativi”.
Un momento storico del percorso dei diritti in Italia è stato segnato qualche giorno fa con il passaggio dal diritto di famiglia al diritto delle famiglie. Nonostante i numeri parlamentari, il Paese ha ottenuto una legge importante, frutto di una mediazione alta e del dialogo, mai interrotto, tra cattolici e laici, che ha attraversato ed interessato l’intero emiciclo parlamentare e tutte le forze politiche di maggioranza ed opposizione. La nuova legge contiene l’equiparazione di tutti i diritti sociali dai coniugati eterosessuali sposati alle coppie dello stesso sesso che formano un’unione civile. Da oltre trenta anni il nostro Paese aspettava di fare questo passo, anche per restare in Europa che, non va dimenticato, ha il suo fondamento nelle radici cristiane. Il nostro codice delle leggi si arricchisce di una novità figlia del tempo e delle necessità. In molti non sanno che a dicembre 2015 il Tribunale di Roma aveva già riconosciuto – proprio mentre la legge Cirinnà era in itinere – l’adozione del figlio del partner da parte di un omosessuale. In sostanza la giurisprudenza si era già sostituita al legislatore, consacrando in una sentenza la stepchild adoption, che però è stata stralciata dalla proposta di legge appena approvata. In molti non sanno che le toghe e gli avvocati hanno dovuto sopperire in molti casi di famiglia proprio a quel diritto mancante e che i primi veri legislatori in tale materia sono stati i tribunali che sono, nonostante la lentezza della giustizia italiana, sicuramente più celeri nel recepire i mutamenti della società civile. Quando un caso non è codificato, l’avvocato per primo ed il giudice poi, si trovano spesso a dover trovare soluzioni ai problemi reali delle persone. Le famiglie di oggi rappresentano una società in rapida trasformazione che lievita e rientra sempre meno nel concetto classico, o per alcuni cattolico, di famiglia. Il legislatore ha dimostrato che in politica bisogna essere laici, senza però dimenticare le proprie origini e credo religioso, è questo il quid in più che ha permesso a questo Governo di riformare il diritto delle famiglie. La famiglia di oggi non più quella di ieri; è cambiata velocemente dal 1965 alla legge Cirinnà. Pochi ricordano che sono stati avvocati e magistrati che già prima della rivoluzione sessuale del 1968 e comunque prima della legge sul diritto di famiglia del 1975 avevano intrapreso il cammino della parificazione dello status dei coniugi secondo il principio sancito dall’art. 3 della Costituzione. Pochi ricordano i passi in avanti in tal senso, a cominciare dagli interventi giudiziari sull’adulterio, che discriminavano la moglie a vantaggio del marito, quelli sul diritto alla riservatezza, che poi è sfociato nella legge sulla privacy, sino al riconoscimento giudiziario del risarcimento del danno morale e materiale al coniuge superstite convivente. Infine, va ricordato che le sentenze per prime hanno individuato gli istituti l’affido condiviso e la parificazione dei figli nati dentro e fuori dal matrimonio. ll Parlamento aveva per troppo tempo ignorato la richiesta di dignità che veniva dalle coppie di persone dello stesso sesso, non legittimando l’esistenza di tanti cittadini e delle loro scelte di vita, ma grazie alla sollecitazione della sentenza 138/2010 della Corte Costituzionale il Parlamento ha finalmente provveduto, senza che i parlamentari che hanno votato sì abbiano con ciò rinnegato il loro credo cattolico.