La proposta – che è contenuta nel disegno di legge della Giunta riguardante la “Nuova disciplina in materia di bonifica integrale, irrigazione e tutela del territorio” – di accorpamento degli attuali tre Consorzi (Bradano-Metapontino, Val d’Agri, Vulture-Alto Bradano) e ampliamento del territorio di bonifica a tutta la regione richiede una verifica puntuale ed approfondita sull’impatto dell’inclusione dei territori attualmente non asserviti alle attività consortili. E’ questa la sollecitazione della Cia Basilicata espressa dal direttore regionale Donato Distefano nell’audizione tenuta in Terza Commissione del Consiglio Regionale. Il dirigente della Cia si è soffermato innanzitutto sull’assetto del nuovo Consorzio unico di bonifica immaginatodal governo regionale che – ha detto – sembra più simile a quello di un’agenzia che non ad un consorzio. La questione più delicata riguarda alcune modalità elettive dell’assemblea, per la quale sono previsti 30 rappresentanti per una utenza di circa 200 mila utenti.
Sotto il profilo democratico, la Cia è preoccupata inoltre per il meccanismo che riguarda la funzione e i compiti dell’amministratore, che conta molto più di un consigliere avendo un peso pari al 40 per cento dei voti, soluzione che peraltro non trova precedenti nella legislazione di nessun’altra Regione. Se la Giunta e il Consiglio regionale dovessero insistere sull’ipotesi dell’accorpamento dei Consorzi in un’unica struttura, a parere della Cia, sarebbe opportuno comunque prevedere ambiti funzionali locali omogenei, anche per evitare di uniformare i pagamenti in aree diverse.
La premessa da cui partiamo è che il sistema consortile di bonifica in Italia è un grande patrimonio di strutture e di professionalità, un pezzo di paese competitivo, produttivo, di eccellenza; essi comprendono circa 18 milioni di ettari di territorio, il 60 per cento della superficie del Paese e per il 20 per cento servita da opere di irrigazione, un migliaio di impianti di sollevamento, centinaia di invasi, impianti idrovori, acquedotti e impianti di produzione di energia elettrica. Svolgono attività storiche di manutenzione degli alvei fluviali, dei canali e dei bacini imbriferi, di manutenzione e gestione di opere infrastrutturali, idrauliche e ambientali, di regimazione delle acque, gestione degli invasi e dei sistemi di irrigazione. Occorre – affermaDistefano – rendere più funzionali tali strutture, riorganizzando dove c’è bisogno, riducendone il numero per aumentarne l`efficienza e ridurne il costo relativo, semplificando i rapporti con l’utenza e puntando a soluzioni che unifichino le riscossioni.Bisogna quindi adeguare i Consorzi a nuove attività riferite al riciclo dell’acqua, alla produzione di energie rinnovabili sino alla certificazione di qualità dei territori rurali.
Mag 19