Il passaggio generazionale alla guida delle piccole imprese entro il 2016 si rileva positivo in alcune aree del Sud – in Basilicata sono il 21% le imprese coinvolte, seguono Sicilia (20,8%), Molise (20,2%) – ma il 42% delle imprese nate nel 2010 ha cessato l’attività a 3 anni dalla nascita. Sono i dati più significativi del Rapporto dei Giovani di Confartigianato diffuso in occasione dell’assemblea nazionale che – commenta Rosa Gentile, vice presidente nazionale con delega al Mezzogiorno – ha avuto il merito di riaccendere i riflettori sul valore economico e sociale dell’impresa artigiana, un patrimonio che deve essere preservato favorendo la successione dell’azienda non soltanto all’interno della famiglia. I Giovani Imprenditori di Confartigianato hanno quindi sottolineato la necessità di agevolare la trasmissione d’impresa per non disperdere la ricchezza economica e di competenze professionali consolidata nelle aziende che hanno molti anni di attività alle spalle. E il primato lucano nel passaggio di testimone padre-figlio – aggiunge Antonio Miele – è un ottimo incoraggiamento per accrescere l’autoimprenditoria avendo più fiducia nell’artigianato. Al tempo stesso uno stimolo ulteriore alla Regione a favorire questo processo in sostegni al credito e consulenza-servizi.
Per le neo imprese – riferisce ancora Gentile – è comunque difficile sopravvivere ai primi anni di vita ma anche per gli imprenditori anziani è altrettanto complicato passare il testimone a chi vuole prendere in mano le redini dell’azienda. Il 42% delle imprese nate nel 2010, pari a 111.325 aziende – secondo il Rapporto – ha cessato l’attività a 3 anni dalla nascita. E con loro sono andati distrutti 144.301 posti di lavoro. Nel frattempo, tra il 2006 e il 2016 303.176 piccole imprese con tanti anni di attività sono interessate dal passaggio generazionale e attendono di essere rilevate da un successore.
“Non solo start up: chiediamo al Governo – è la sollecitazione dei Giovani di Confartigianato -di concentrare l’attenzione e gli investimenti sul passaggio generazionale nelle imprese italiane. Nelle aziende ‘anziane’ c’è un grande valore economico e di cultura produttiva che deve essere preservato e rilanciato dai giovani, sostenendo e facilitando il passaggio di testimone a chi, erede del titolare o dipendente, vuole rilevare l’impresa con gli stessi incentivi fiscali e creditizi oggi previsti per far nascere le start up”.
Dal rapporto di Confartigianato emerge, però, che se le start up innovative costituite dal 2012 ad oggi sono soltanto 5.324, aumenta in generale il tasso di cessazione a 3 anni di vita delle neo imprese. Tra il 2001 e il 2010 è cresciuto di 10 punti percentuali: dal 32% per le imprese nate nel 2001 è passato al 42% per le aziende costituite nel 2010. La mortalità più alta si registra nel Lazio (42,2%), in Sicilia (38,4%), Campania (37,9%), Toscana (37,5%), Abruzzo (37,2%).
L’altra faccia della medaglia: a fronte della fragilità delle imprese più giovani, cresce la domanda di trasmissione d’impresa da parte delle aziende ‘anziane’.
Nel 2015 gli imprenditori italiani over 65 sono l’8,2% del totale, una quota superiore di 2,2 punti rispetto al 6,4% della media europea. Dal 2005 al 2014 la quota di titolari d’azienda anziani interessati al passaggio generazionale e alla trasmissione d’impresa è aumentata del 43,3% (34.605 in più). E dal 2006 ad oggi il passaggio generazionale nelle piccole imprese fino a 9 addetti ha riguardato il 27,3% delle aziende, al ritmo di 53 imprese al giorno. Nella classifica regionale la quota maggiore di piccole imprese coinvolte nel passaggio generazionale entro il 2016 si rileva in Basilicata (21%). Seguono Sicilia (20,8%), Molise (20,2%), Liguria (20%).